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Tina A. Commotrix per Dagospia
“Un presidente donna? Oddio! Sarebbe davvero una bella novità. Chissà? magari il miracolo potrà materializzarsi soltanto per fare un dispettuccio a Renzi… Tutto è possibile oggi con una nave parlamentare composta di naufraghi e ammutinati della seconda repubblica aggrappati al loro cadreghino…”.
Seduto a un tavolo della sala da tè “Babington” in piazza di Spagna, l’ex ambasciatore è gran conoscitore dei Palazzi romani che ha frequentato nel corso di oltre mezzo secolo di carriera ministeriale.
“Lei ha letto il libro della Elsa Maxwell, ‘Party’? La gran pettegolona dell’arte del divertimento spiega come ai suoi tempi erano cambiate l’insieme di regole elementari di buona condotta per organizzare una festa. Ecco, anche per l’elezione del nuovo capo dello Stato nessuno può far ricorso al vecchio galateo politico-istituzionale. Insomma, per dirla ancora con la soave Maxwell: sono finite pure le buone maniere tra i nostri presunti leader.
Fuori dall’”etiquette” e dalle diplomazie, il nostro interlocutore - come altri numerosi osservatori - per la prima volta non esclude che dopo Re Giorgio al Quirinale arrivi una Regina.
“Anche se il nostro Parlamento resta, trasversalmente, fortemente maschilista. E per restare al giochino delle liste delle preferenze le mie vanno a Emma Bonino ed Elena Cattaneo”, mi congeda amorevole l’ex ambasciatore.
In passato qualche seria “chance” ad ambire al ruolo di presidentessa l’hanno avuta Nilde Iotti (Pci) (1992, nomina di Scalfaro) si fermò a 249 preferenze, e Rosa Russo Jervolino (Dc).
Tant’è che soltanto nel giugno 1978, però (elezione di Sandro Pertini), nell’aula di Montecitorio il presidente di turno scandirà - e per ben cinque volte -, il nome di una donna: la giornalista-scrittrice Camilla Cederna e due quello di Eleonora Moro, vedova dell’ex presidente Dc, Aldo.
Non era mai accaduto fino allora.
Nella tornata presidenziale successiva (Francesco Cossiga, 1985) l’extraparlamentare Camilla Cederna ebbe ancora 8 voti e 2 Tina Anselmi (Dc).
“Se avessi la ventura di sedere sui chiodi vellutati delle note Aule, il candidabile n.1 sarebbe tuttora Emma Bonino (1948), oggi semicancellata dalla politica galvanica, cioè fintamente viva”, ha auspicato su “la Repubblica” lo scrittore Guido Ceronetti. Nemmeno l’ascetico poeta-marionettista si è voluto sottrarre alla Lotteria del Quirinale.
Senza il vecchio e astuto “kingmaker” radicale Marco Pannella, restano tuttavia al minimo (storico) le speranze di Emma di entrare da protagonista nella “Rosa&Rosa” delle probabili papesse. E nonostante le sue ambizioni sbagliate, è destinata a restare “al palo” (di partenza) la presidente della Camera, Laura Boldrini (1961), per adesso superata nel nostro “borsino” da Anna Finocchiaro del Pd (1955).
La migliore “piazzata” resta così l’accademica e neo senatrice a vita, Elena Cattaneo (la terza senatrice a vita chiamata sedere a palazzo Madama dopo Camilla Ravera e Rita Levi Montalcini), per la quale spasimano sia Re Giorgio, che l’ha nominata nel 2013, sia il sommo fondatore, Eugenio Scalfari.
Sempre sperando che sia femmina.
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