DOPO DI LEI, IL DILUVIO: QUANDO CARLO SUCCEDERÀ A ELISABETTA, LA CORONA INGLESE IMBOCCHERÀ IL DECLINO

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Vittorio Sabadin per "La Stampa"

Dopo che il Royal Baby sarà nato, tutti diranno che la monarchia britannica è più solida, potendo contare sulla salute di ferro di Elisabetta e su tre eredi al trono in lista d'attesa. Ma forse, quando toccherà al figlio o alla figlia di William e Catherine, la monarchia sarà molto diversa da quella di oggi e non è davvero escluso che proprio non esisterà più.

Elisabetta è stata ed è così brava nel suo ruolo che, a parte qualche momento di grave crisi economica, quando tutti sono sempre molto arrabbiati, in 60 anni di regno nessuno ha mai messo in dubbio il ruolo di un sovrano in una moderna democrazia parlamentare.

Ma non c'è niente da fare, prima o poi toccherà a Carlo regnare, e non è davvero possibile prevedere i danni che causerà a una istituzione finora sopravvissuta per secoli. Il problema non sono tanto le sue stravaganze quanto il fatto che il principe del Galles ha continuamente cercato in questi anni di orientare, con lettere e pedanti memo scritti a mano, le scelte dei parlamentari in tema di ambiente, cibo, architettura, urbanistica e sostenibilità.

Non c'è cosa più insopportabile per un membro del Parlamento inglese, il cui incubo peggiore è quello di avere un re che continuamente suggerisce le cose da fare. Questa ingerenza, inoltre, è una violazione palese dei principi costituzionali: il sovrano non può intromettersi nella politica e deve limitare il suo ruolo al discorso annuale (scritto dal primo ministro) all'Opening of the Parliament e ai riservatissimi incontri settimanali con il premier.

I collaboratori di Carlo spiegano da tempo che il principe interviene perché è ancora un principe, e che quando sarà re non lo farà più. Ma nessuno ci crede. Lui vuole davvero cambiare il mondo e tutti guardano con preoccupazione alle idee che ha espresso nei discorsi e in un libro, «Harmony», recensito dai giornali come uno dei peggiori contributi alla lotta contro il riscaldamento globale.

Carlo cita tra i suoi mentori il professor Keith Critchlow, il quale sostiene che i segreti della bomba atomica sono stati incisi dagli arabi nelle decorazioni dell'Alhambra, cosa che spiega i continui viaggi a Granada di Albert Einstein e Niels Bohr. Tra le sue letture preferite, l'erede al trono elenca il Vangelo di Maria Maddalena e la Tavola Smeraldina di Ermete Trismegisto, e sostiene la teoria che c'è un sicuro collegamento tra Iside, Osiride e Gesù Cristo. Sono tesi rispettabili, condivise da Dan Brown e da milioni di altre persone al mondo, ma un po' ostiche da digerire all'ora del tè.

Se non bastasse, Carlo, che dovrà essere anche capo della Chiesa d'Inghilterra, ha annunciato che sarà sì il difensore della Fede, ma intesa come la manifestazione generica del rapporto degli esseri umani con Dio, perché più cose uniscono le religioni di quelle che le dividono. Ha sicuramente ragione, ma molti sudditi faranno fatica a convincersene, e prima di tutti l'Arcivescovo di Canterbury, che lo dovrà incoronare.

Tra gli altri suoi progetti, ci sono quelli di trasferire la dimora ufficiale del re al castello di Windsor e di aprire Buckingham Palace ai turisti. Vorrebbe poi riavere indietro le terre della corona sequestrate dallo Stato e rinunciare di conseguenza alla Civil List, l'appannaggio annuale che la royal family riceve. I suoi fratelli e sorelle sarebbero in questo caso esentati da compiti di rappresentanza e dovrebbero trovarsi un vero lavoro: tutti loro sperano ovviamente che la madre regni ancora molto a lungo.

C'è infine il problema non da poco di Camilla. Un re adultero non è una novità per l'Inghilterra, anche se nessuno era mai finito sui giornali dicendo di voler essere il Tampax della sua amante. Ma quando Camilla passa nei cortei istituzionali, la gente pensa: «Che ci fa quella donna nella carrozza reale?». Carlo ha fatto sapere che sua moglie non sarà regina, ma avrà l'appellativo di Principessa Consorte. Non basterà: il ruolo della monarchia è essenzialmente quello di tenere unito il paese e due divorziati infedeli non daranno l'esempio migliore.

Quando dopo venti o trent'anni William erediterà quello che resta del trono, la regalità, la sontuosità e l'intrigante riservatezza della monarchia se ne saranno andate da un pezzo. Lui e Catherine apriranno il palazzo agli amici e regneranno in modo del tutto informale, più simile a quello dei decadenti monarchi in bicicletta di Olanda e Belgio. Se mai toccherà al Royal Baby, fra sessanta o settanta anni come minimo, chissà che fine avrà fatto il regno. Gli inglesi avranno nel frattempo scoperto di essere stati più Elisabettiani che monarchici, e che la grande donna che ora è sul trono è stata la loro vera, ultima regina.

 

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