DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
Il lutto non si addice a Berlino. La capitale che non dorme mai si è riempita ieri di rabbia e di paura. Dodici morti e 48 feriti nel più grave attacco di sempre e nel pomeriggio la polizia è costretta ad ammettere: non sappiamo chi è stato. Angela Merkel, però, invita alla calma: «Non dobbiamo farci paralizzare dalla paura: troveremo la forza di essere uniti, aperti, liberi». La città della contro-cultura e delle avanguardie si è risvegliata ieri stordita dal dolore e ha dovuto spegnere le luci.
Dopo l’orribile attacco di lunedì sera, i sessanta mercati di Natale sono rimasti quasi tutti chiusi. Già in mattinata, la presenza della polizia nella metro e per le strade era visibilmente aumentata. Giravano con aria vigile e calma, con le pettorine catarifrangenti, come a tranquillizzare i cittadini. Come a far dimenticare un sospetto che aleggia dalla mattina e diventa una certezza nel pomeriggio: il terrorista è a piede libero e potrebbe aggirarsi ancora per la città con un’arma da fuoco. Il profugo pachistano catturato lunedì notte non c’entra niente.
Per tutto il giorno, l’atmosfera generale è un misto di rivalsa e paura. All’ora di pranzo Bertha ha aperto comunque il suo stand di dolci in uno dei pochi mercati rimasti aperti, a Knaackstrasse. Si inalbera: «I terroristi non mi avranno». Ma i passanti che hanno avuto il coraggio di venire qui sono pochi. «Ovvio che ho paura», si stringe nelle spalle il ventenne studente di architettura Alexander, «ma se restiamo a casa, vincono loro».
Anche Merkel si è presentata alle undici in tailleur blu alla stampa per una dichiarazione breve, visibilmente emozionata, e ha detto che «non ho risposte semplici» ma che «non dobbiamo rinunciare ai mercatini, alle ore con la nostra famiglia».
E il presidente della Repubblica, Joachim Gauck, ha promesso che «l’odio degli attentatori non ci porterà all’odio. Non ci dividerà». Gauck, Merkel, il ministro degli Esteri Steinmeier e il collega degli Interni de Maizière hanno deposto corone di fiori sul luogo dell’attentato e hanno partecipato a una messa nella Gedaechtniskirche che si affaccia sulla piazza. Ma attorno alla cancelliera, nel partito e nel Paese, l’aria si fa sempre più irrespirabile.
Neanche un’ora dopo l’attentato, quando la conta dei morti è ancora in corso, i populisti dell’Afd si sono già buttati sui cadaveri come avvoltoi. Marcus Pretzel, compagno di Frauke Petry, twitta che «bisogna smetterla con questa ipocrisia! Sono i morti di Merkel!». Petry rincara la dose: Merkel sarebbe colpevole di «importazione irresponsabile» di terroristi.
Il problema, per la cancelliera, è che anche il capo della Csu, Horst Seehofer, ha riaperto la ferita che sembrava rimarginata dopo il congresso della Cdu di inizio mese e la svolta a destra sui profughi già promessa dalla cancelliera. Il governatore della Baviera ha chiesto nuovamente una svolta sui rifugiati. E lo stesso ha fatto il suo compagno di partito e capogruppo dei popolari europei, Manfed Weber.
Il resto della Grande coalizione si è stretta ieri attorno alla cancelliera e ha fatto eco alle sue parole. Inviti a non farsi dominare dalla paura, a «non arretrare» dinanzi al tentativo dei terroristi islamici di riempire le nostre vite di odio e di paura, per usare le parole del ministro dell’Interno Thomas de Maizière, sono arrivati da numerosi esponenti della Cdu e della Spd. Ma è prevedibile che l’accelerazione sui rimpatri e sui respingimenti promessa a gran voce subirà un’accelerazione, nei prossimi tempi.
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