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DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO…
Barbara Romano per “Libero Quotidiano”
Renzi e Berlusconi si sono visti sì, a Palazzo Chigi. Ma con lo sguardo rivolto al Colle. Che Napolitano non abbia nessuna intenzione di portare a termine il suo secondo mandato, si sa. E con molta probabilità potrebbe traslocare dal Quirinale all’inizio del prossimo anno, tra gennaio e marzo.
Quando sarà finito il semestre italiano di presidenza europea e quando le riforme saranno avviate. Per allora, infatti, il superamento del bicameralismo perfetto, se non ci saranno intoppi, avrà già ottenuto anche il via libera della Camera e avrà fatto il giro di boa per la seconda lettura. E i tempi saranno maturi.
Renzi si sta già attrezzando al cambio della guardia al Colle. Ed è disponibile a scegliere assieme al Cav il futuro capo dello Stato, individuando un nome gradito anche a Berlusconi. È stato questo uno dei piatti forte dell’incontro tra il Rottamatore e il Cavaliere. Perché questo è un bullone fondamentale del Patto del Nazareno,che prima e più di ogni altro andava stretto. Più della riforma del Senato, dell'Italicum e del dossier economia.
Così, i due si sono messi per la terza volta a tavolino a ragionare sul dopo Napolitano. «Non m’interessa chi andrà al Quirinale, non ho nessun nome in mente», è la premessa che ha fatto il leader di Fi al premier, «ma dev’essere un presidente che mi garantisca ».
Questa è la condizione posta a Renzi da Berlusconi, il quale vuole un Presidente della Repubblica che possa concedergli ciò che Giorgio Napolitano gli ha sempre negato, cioè la grazia. L’ex premier e quello in carica, che si sentono i due primi grandi elettori del Capo dello Stato, ieri ne hanno tracciato l’identikit. Un «presidente di garanzia» esclude gran parte dei papabili al Quirinale. In primis, gli ex Pci. Quindi, via Walter Veltroni e Massimo D’Alema. Ma fuori anche Romano Prodi.
Il Cav ha chiesto esplicitamente al premier la testa del Professore. E Renzi - che già aveva contribuito a sgambettare Prodi in corsa verso il Quirinale - è stato ben lieto di offrirgliela su un piatto d’argento, in cambio di un atteggiamento collaborativo di Fi in Parlamento, sulle riforme, sì,ma soprattutto sui temi economici, in vista di un autunno che si preannuncia caldo. Il tète-à tète tra Berlusconi e Renzi, stando al resoconto che ne ha fatto il Cav ai suoi a palazzo Grazioli, avrebbe sbarrato così una volta per tutte la scalata del Professore al Colle. Oltre che a Walter e a Baffino.
Ma se non loro chi? Pier Ferdinando Casini è della partita quirinalizia. E Berlusconi, al quale “Pier” non a caso ha ricominciato a strizzare l’occhio già da un po’, non lo vedrebbe male al Colle. Ma Renzi vuole una donna. Tant’è che, stando sempre a quanto ha raccontato il Cav ai suoi, gli avrebbe caldeggiato la ministra della Difesa Roberta Pinotti. Già nel secondo incontro che i due ebbero a Palazzo Chigi il 3 luglio scorso, a ulteriore riprova che il Patto del Nazareno contiene eccome un accordo sul Quirinale, e la clausola non scritta di un salvacondotto per il Cav. E ieri Renzi è tornato a sponsorizzare la Pinotti.
La titolare della Difesa non fa impazzire Berlusconi.Ma la giudica «meno peggio di altri», come ha detto ieri ai suoi. Quindi non ha posto veti. Si è limitato ad ascoltare il premier senza sbilanciarsi. Il Capo dello Stato è il tema che ha tenuto banco anche al Senato. Le novità più rilevanti varate ieri riguardano elezione e funzioni dell’inquilino del Colle:
«L’elezione del presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea. Dopo il quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell’Assemblea. Dopo l’ottavo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta », recita l’articolo 21 che ha ottenuto il via libera dell’aula. Con l’eliminazione dell’elezione diretta del Senato, il presidente della Repubblica potrà sciogliere solo la Camera dei deputati. Se impossibilitato a svolgere le sue funzioni, verrà sostituito non più dal presidente del Senato, ma dal quello della Camera.
Il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, però, non esclude modifiche al testo a Montecitorio per quanto riguarda i grandi elettori. Spariti i senatori a vita, agli expresidenti della Repubblica sarà garantito un seggio a vita nel nuovo Senato, su richiesta della correlatrice Finocchiaro (Pd). Soppressi anche il Cnel e le province.
Torna a 500 mila il numero delle firme per chiedere un referendum, grazie a un emendamento dei relatori. Ma se i proponenti avranno raccolto più di 800 mila firme, scatterà un quorum più basso. Intanto ieri sera la Camera ha dato il via libera aldl competitività e oggi approverà la riforma della pubblica amministrazione.
boschi a casini hai una pistola in tasca o sei felice di vedermi
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