1. DOPO LO SCHIAFFO DI NAPOLITANO, ARRIVA IL ‘’MONITO’’ FORTE E CHIARO DI MR. OBAMA AL CICCIOBELLO FIORENTINO CHE SOGNA DI CANCELLARE L’ACQUISTO DEI CACCIABOMBARDIERI F35, CHE PER L’INDUSTRIA BELLICA AMERICANA VALGONO 15 MILIARDI: “SIAMO PREOCCUPATI PER LA RIDUZIONE DELLA SPESA PER LA DIFESA DI ALCUNI STATI. L’UCRAINA CI RICORDA CHE LA LIBERTÀ NON È GRATIS” (CHE FA RENZI, CONFERMA L’IMPEGNO O MOLLA?) 2. C’È POI DA RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA GRAZIA ALL’ULTIMO DEGLI AGENTI 007 CONDANNATI PER LA RENDITION DI ABU OMAR, L’EX CAPO DELLA CIA DI MILANO ROBERT SELDON LADY

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1. SÌ AI SUPER CACCIA - MA SUI NUMERI IL GOVERNO GLISSERÀ
Francesco Grignetti per ‘La Stampa'

Il monito di Mr. Obama è arrivato forte e chiaro a Roma. «Siamo preoccupati - ha detto il Presidente degli Stati Uniti - per la riduzione della spesa per la difesa di alcuni Stati. L'Ucraina ci ricorda che la libertà non è gratis».

Gli americani osservano con crescente disappunto i tagli al budget militare di Germania, Francia, Gran Bretagna e anche Italia. Ma l'esortazione cade non casualmente alla vigilia di decisioni importanti del nostro governo sui cacciabombardieri F35. Anche se il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, esorcizza il tema («Non credo che Obama si riferisse all'Italia e agli F35 quando lamentava un calo negli investimenti militari di alcuni paesi»), in realtà ci si aspetta di sentire un discorso molto chiaro: confermiamo l'impegno o molliamo?

Ed è già pronta la risposta, concordata tra Matteo Renzi e i ministri: l'impegno italiano è confermato, ma non chiedeteci numeri perché è presto per dirlo, c'è una procedura aperta in Parlamento, e poi occorre risparmiare.

Ci si attende anche che il discorso americano vada oltre l'F35 per arrivare all'Afghanistan. E il governo risponderà che ci ritiriamo come previsto. Per il resto, ci sarà tempo per discutere.

Agli occhi degli americani, insomma, con i tagli alle spese militari ne va della credibilità della Nato, che mai come oggi ha ripreso centralità. Normalmente la Nato indica severi obiettivi ai Paesi membri. Spendere il 2% del Pil in spese militari, ad esempio. Ma è un parametro che in Europa nessuno rispetta più. E l'Italia, per parte sua, nel 2014 spenderà per la Difesa lo 0,89% del Pil.

«Con l'aggravarsi della crisi ucraina - osserva intanto il generale Vincenzo Camporini, ex capo di stato maggiore della Difesa - non mi meraviglia che gli americani si siano improvvisamente preoccupati per la Nato. La pianificazione in sede di Alleanza Atlantica si fa come ai tempi della Guerra fredda, però è sempre meno rispettata. Non mi meraviglierei che si torni all'antico ora che siamo costretti a prendere atto che in Europa c'è chi ragiona in termini di potenza».


2. CASO ABU OMAR: IL LEADER AMERICANO PREME PER LA GRAZIA A SELDON LADY
Antonella Rampino per ‘La Stampa'

Una colazione nella Sala degli Arazzi al Quirinale, quella di oggi per Barack Obama, ma che non avrà i tratti del primo incontro con Napolitano, nella sala del Torrino dalla quale Roma appare in tutta la sua magìa, né quelli di forte e calorosa sintonia che si stabilì nella Oval Room della Casa Bianca, con l'omaggio del giovane presidente all'anziano leader di una festa nel calendario statunitense, il 17 marzo per l'Unità d'Italia.

Non è certo scemata la reciproca stima, né la simpatia personale: è l'agenda del colloquio ad evidenziare punti tali da rendere - forse - persino tesi quei sessanta minuti in cui i due leader troveranno anche lo spazio per un colloquio one-to-one. La guida della Nato, certo, che gli Stati Uniti hanno deciso di affidare al norvegese Stoltenberg quando c'era un precedente via libera per l'Italia, che non ricopre quel ruolo da mezzo secolo.

Ci sono gli F-35, che per l'industria bellica americana valgono 15 miliardi, e si spera ci si renda conto che non si tratta di cancellare l'acquisto, ma semmai di diradarlo. Ma c'è, soprattutto, il problema della grazia all'ultimo degli agenti Cia condannati per la rendition di Abu Omar.

Gli americani, Kerry e anche lo stesso Obama, avevano chiesto e ottenuto la cancellazione della condanna, lo scorso aprile, per Joseph Romano. Adesso, dopo la lettera che scrisse al presidente della Repubblica italiana, è la volta dell'ex capo della Cia di Milano Robert Seldon Lady.

È stato condannato dalla procura di Milano a 8 anni per il sequestro dell'ex imam di viale Jenner e gli americani, nei numerosi contatti che hanno preceduto la visita di Obama in Italia, hanno preparato un dossier. Lady non può andare all'estero perché su di lui pende un mandato di cattura internazionale: è di fatto «esiliato» negli Stati Uniti che, non avendo mai nemmeno aderito alla Corte penale internazionale, non consentono l'estradizione del loro personale militare.

Ma il punto, ascoltando proprio quelle alte fonti politiche e istituzionali che hanno preparato l'incontro al Quirinale, è che stavolta Napolitano avrebbe un diverso orientamento: l'Italia non può permettersi un'altra grazia. Vi sono condizioni politiche complessive, anche, che non lo consentono.

E chissà se c'è anche la considerazione che il «no» per la guida italiana alla Nato è stato motivato dagli Stati Uniti con una certa frequenza nel susseguirsi delle leadership a Palazzo Chigi, quando la garanzia dell'affidabilità dell'Italia è ancora lì. Ed è proprio al Quirinale, dove c'è ancora Giorgio Napolitano.

 

 

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