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Stefano Sansonetti per La Notizia
Doveva essere la versione italiana dell'Ena, Ecole nationale d'administration, ovvero la tanto decantata istituzione francese che "forgia" i più importanti funzionari di Stato transalpini. Peccato che, dopo vari tentativi di rilanciarne la missione, sia diventata uno dei tanti stipendifici e poltronifici nostrani. Parliamo della Sspa, la Scuola superiore della pubblica amministrazione che recentemente ha anche cambiato nome diventando la Sna, ossia Scuola nazionale dell'amministrazione. Una pura e semplice operazione cosmetica.
Basti pensare, per dirne una, che in questo momento l'istituto italiano paga consistenti stipendi a 21 professori a tempo pieno e a 32 docenti temporanei, tra cui spiccano ex ministri e boiardi di stato che si sono riciclati proprio nella Scuola. Si pensi a Enrico La Loggia, ex ministro per gli affari regionali, a Renzo Turatto e a Leonello Tronti, entrambi ai vertici del ministero della pubblica amministrazione ai tempi di Renato Brunetta, a Mauro Miccio, ancora oggi collezionista di poltrone nei cda di società pubbliche, all'illustre rampollo Bernardo Giorgio Mattarella.
Senza contare che, nonostante 53 docenti all'opera, la Scuola tra il 2012 e il 2013 si è avvalsa di ben 77 consulenze, molte delle quali per supporto alla didattica, per un esborso totale che supera i 2 milioni di euro. E pensare che molti autorevoli commentatori sostengono che è difficile tagliare la spesa pubblica.
Vip e mandarini vari
Nella Scuola nazionale dell'amministrazione, guidata dall'economista Giovanni Tria, si trova di tutto. Il re dei compensi è un docente a tempo pieno che si chiama Alberto Heimler, proveniente dall'Antitrust dove è stato direttore centrale, il quale è accreditato di un emolumento di 314 mila euro per un incarico che scade il 31 dicembre di quest'anno. Alla Scuola insegna "metodi di valutazione economica". Dall'Antitrust, dove è stato segretario generale, arriva anche Fabio Cintioli, che per 152 mila euro insegna "appalti e contratti pubblici".
Ancora, un supercompenso da 231 mila euro è assegnato a Francesco Verbaro, già segretario generale del ministero del lavoro (all'epoca guidato da Maurizio Sacconi), oggi alla Scuola a insegnare "organizzazione e organici delle pubbliche amministrazioni in relazione al federalismo". Altri 181 mila euro spettano ad Angela Razzino, ex vicecapo di gabinetto dell'allora ministro della funzione pubblica Franco Bassanini.
In evidenza i nomi di due ex "brunettiani", Renzo Turatto e Leonello Tronti. Il primo, già capo della segreteria tecnica dell'allora ministro Brunetta, per 100 mila euro insegna "innovazione tecnologica ed e-government nella Pa"; il secondo, ex consigliere economico dello stesso Brunetta, per 90.300 euro cura la materia "economia del lavoro".
Tra i docenti a tempo pieno, ma senza indicazione del compenso, c'è anche l'ex viceministro del lavoro Michel Martone. Tra i docenti "temporanei", invece, spiccano Luca Antonini, già consigliere giuridico di Giulio Tremonti al Tesoro e poi presidente della Commissione sul federalismo fiscale, che incassa 40 mila euro. Accanto a lui c'è l'ex ministro berlusconiano degli affari regionali, Enrico la Loggia, che sempre per 40 mila euro insegna "rapporti Stato-regioni, con particolare riferimento al federalismo fiscale".
Stessa cifra incassata da Mauro Miccio, ex ad di Eur spa, ex consigliere di amministrazione di Rai ed Acea e oggi nel cda dell'Enel. La sua materia di competenza è "la comunicazione nella Pa e i rapporti con i media". E che dire di Bernardo Giorgio Mattarella? Figlio dell'ex ministro Dc Sergio, prende 25 mila euro per insegnare diritto amministrativo. Tutti i nomi e i compensi vengono fuori dal sito internet dell'istituto.
Incarichi a valanga
A tutto questo si aggiungono 77 consulenze elargite dalla Scuola tra il 2012 e il 2013, con un esborso complessivo di più di 2 milioni di euro. Per attività di studio e supporto alla didattica se ne vanno compensi anche da 120-160 mila euro. Così, per non farsi mancare niente.
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