DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Mario Draghi alla conferenza europea sui diritti sociali a La Hulpe
1. FOTI, DRAGHI? ATTENZIONE A CHI 'ENTRA PAPA ED ESCE CARDINALE'
(ANSA) - "Personalmente ritengo che questa operazione di continuare a costruire un percorso politico sui giornali per Draghi sia solo negativo. I vari partiti europei hanno i loro candidati. Se iniziamo una campagna tutta italiana per Draghi secondo me stiamo sbagliando strada.
Gli elettori decideranno a giugno che tipo di Parlamento ci sarà e la conseguente maggioranza. Ipotizzare ora chi guiderà la Commissione senza neppure preoccuparci di sapere il risultato delle elezioni mi sembra dannoso, soprattutto per la voglia di partecipare e votare dei cittadini".
Lo ha dichiarato Tommaso Foti, capogruppo Fratelli d'Italia alla Camera, ospite a Start su Sky TG24. "Facciamo attenzione che 'chi entra Papa, esce Cardinale' si dice in questi casi" ha concluso.
2. ORBAN, 'RISPETTO MOLTO DRAGHI MA NON VOGLIO INTERFERIRE'
(ANSA) - "Ho molto rispetto per Mario Draghi ma non voglio interferire in vicende italiane o altro. Lo rispetto molto, questo è quanto ho da dire". Lo ha detto il premier ungherese Viktor Orban, rispondendo alle telecamere di La7, a margine della conferenza delle destre in corso a Bruxelles. Parlando sul tentativo di ieri di far sospendere la conferenza da parte dell'amministrazione comunale di Saint-Josse, Orban ha poi commentato: "sono contento di essere qui, oggi siamo qui al confine tra libertà e tirannia".
3. CALENDA, CI BATTEREMO PER DRAGHI CAPO COMMISSIONE O CONSIGLIO UE
(ANSA) - L'Europa deve riprendere la strada dell'autorevolezza nel solco di quanto fatto da Mario Draghi e passare dalla logica del "condominio litigioso" a quella di una grande potenza per questo obiettivo un ruolo di Draghi "presidente della Commissione o del Consiglio europeo sarebbe fondamentale e per quanto ci riguarda faremo di tutto per questo". Lo ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, alla presentazione di liste e programma di 'Siamo Europei' alla Stampa Estera.
4. ZAIA, 'DRAGHI IN EUROPA? L'INDICAZIONE SPETTA AL GOVERNO'
mario draghi olaf scholz emmanuel macron sul treno per kiev
(ANSA) - "Draghi in Europa?. Chi si occuperà di questa nomina, o meglio di questa indicazione, è il Governo italiano, quindi non mi permetto di affrontare questo tema". Lo ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, rispondendo ai giornalisti a margine dell'avvio di alcuni lavori in provincia di Vicenza
5. COME I PADRI FONDATORI
Estratto dell’articolo di Andrea Bonanni per “la Repubblica”
[…] Non è un segreto che il nome dell’ex capo del governo italiano sia entrato nella rosa ristretta che si trova sul tavolo dei leader europei per la nomina del presidente della Commissione e del presidente del Consiglio Ue. A suo favore gioca una reputazione internazionale indiscussa di competenza, serietà e acume politico. Contro di lui c’è il fatto che non appartenga a nessuno dei tre gruppi politici, popolari, socialisti e liberali, che di solito si spartiscono le poltrone al vertice della Ue.
Mario Draghi alla conferenza europea sui diritti sociali a La Hulpe
Draghi, naturalmente, non si è mai apertamente pronunciato sulla propria candidatura. Tanto meno ha mai dimostrato di avere ancora ambizioni pubbliche, né in Italia né a livello Ue. Ma, con il “manifesto per l’Europa” che ha illustrato ieri a Bruxelles, ha mandato un messaggio chiaro ai leader politici che stanno soppesando il suo nome: se pensate di mettermi alla guida della Commissione o del Consiglio europeo, questo è il mio programma e queste sono le cose che farò. […]Certo ciò non gli spiana necessariamente la strada. Ma, a partire da ieri, il suo nome sta in una casella a parte nella rosa dei candidati. Scegliere lui, vuol dire scegliere di cambiare la storia dell’Europa, e anche il suo destino
URSULA VON DER LEYEN MARIO DRAGHI
6. LE CHANCE DI MARIO
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
La tesi di una persona che lo conosce bene è questa: «Più Mario parla di Europa, più calano le sue chance per una poltrona di peso in Europa». Mario Draghi è fatto così. Un po’ è testarda coerenza, un po’ vanità impolitica: Ursula von der Leyen gli ha dato un compito, e lui lo assolve fino in fondo.
Il discorso di ieri in Belgio si può riassumere in otto parole: se l’Unione non cambia marcia, andrà a sbattere. E poco importa se a Bruxelles non valgono le stesse regole di Francoforte: dall’ultimo piano del grattacielo della Banca centrale europea si è un po’ monarca, la guida della Commissione e del Consiglio dei Ventisette è per mediatori inclini ai compromessi. E’ possibile immaginare che quei ventisette leader si mettano nelle mani di chi propone «cambiamenti radicali»? Difficile, non ancora impossibile.
EMMANUEL MACRON CHRISTINE LAGARDE
[…] quante chanche ha Mario Draghi di diventare leader europeo? Oggi lo scenario più probabile è quello che ha sempre prevalso: una spartizione delle poltrone più importanti fra Popolari e Socialisti. Con sempre più affanno Ursula von der Leyen aspira a succedere a sé stessa alla guida della Commissione.
L’attivismo delle ultime settimane, la bocciatura del collega di partito Markus Piper a inviato per le piccole e medie imprese, l’alleanza esibita con Giorgia Meloni le stanno complicando la vita. E però oggi un candidato alternativo del partito Popolare europeo non c’è.
MARIO DRAGHI OLAF SCHOLZ URSULA VON DER LEYEN METTE FREDERIKSEN
I socialisti hanno prenotato la poltrona del Consiglio per l’ex premier portoghese Antonio Costa o la danese Mette Frederiksen. Se dalle elezioni non usciranno sorprese, ai liberali potrebbe andare la poltrona dell’Alto rappresentante per la politica estera. E poiché la guerra in Ucraina nel frattempo non sarà finita, chi meglio della premier di un Paese baltico, l’estone Kaja Kallas.
Poi c’è lo scenario che potrebbe rimettere in gioco Draghi, magari per il Consiglio. I sondaggi dicono che la somma dei seggi nel nuovo parlamento di Strasburgo confermerà una maggioranza solida per le tre grandi famiglie della politica europea. Ma che accadrebbe nel caso in cui i numeri fossero più incerti? E come si comporteranno i due leader meno vicini allo status quo europeo?
giorgia meloni ursula von der leyen kiev
Ironia della sorte vuole che tutto dipenderà dal peggior nemico e la miglior amica di Von der Leyen, ovvero Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Macron è lo sponsor più genuino dell’ex premier italiano: dipendesse da lui, Draghi avrebbe già fatto le valigie per Bruxelles.
Non solo: il presidente francese si è messo in testa - o almeno così vuol far credere - di mandare a casa la politica tedesca, rea di non aver fatto abbastanza per far progredire la macchina dell’Unione. […] il francese avrebbe già avanzato una proposta indecente a Olaf Scholz: sostituire Von der Leyen con l’attuale presidente Bce Christine Lagarde, lasciando libera ai tedeschi la poltrona fin qui tabù per i custodi dell’ortodossia monetaria. Non sembra una proposta praticabile: […] il messaggio suona più o meno così: pur di cambiare aria a Bruxelles, sono disposto a mettere in discussione ogni certezza.
mario draghi abbraccia emmanuel macron
Meloni è mossa da ragioni uguali e opposte […]. La premier, a cui i sondaggi assegnano una vittoria a mani basse, rischia la beffa di rimanere fuori dai giochi delle poltrone più importanti dell’Unione.
Di qui la tentazione della carta Draghi, l’unica che - a meno di sorprese dal voto - la metterebbe al centro della scena, magari grazie al sostegno dell’europeista polacco Donald Tusk. Per Meloni la scelta avrebbe un vantaggio (togliersi dai piedi chi sta sempre in cima alle preferenze di un eventuale governo di emergenza) ma anche un costo altissimo, perché la costringerebbe a rinunciare al candidato naturale ad una poltrona importante nella Commissione (si dice l’Industria) per Raffaele Fitto […]. […]
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