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SENZA DRAGHI, IN EUROPA TORNANO A COMANDARE GERMANIA E FRANCIA – MACRON E IL SUO DOLCE VITA VANNO A BERLINO PER SANCIRE L’ACCORDO CON SCHOLZ, UNICO INTERLOCUTORE PRIVILEGIATO DOPO LA SFIDUCIA A “MARIOPIO”. CHE DA PAR SUO, AVEVA AVVERTITO GIÀ PER TEMPO GIORGIA MELONI, DICENDOLE DI FARE ATTENZIONE AL RINASCENTE ASSE PARIGI-BERLINO – ANCHE SE DALL’AMERICA IL FILO-ATLANTISMO DI “DONNA GIORGIA” È APPREZZATO, A BRUXELLES NON DIMENTICANO DELLE INTEMERATE FILO-ORBAN DELLA “DUCETTA”

Alessandro Barbera per “la Stampa”

emmanuel macron olaf scholz

 

I timori per quel che sarebbe accaduto con le elezioni anticipate in autunno Mario Draghi glieli aveva espressi ben prima di ieri: «Cara Giorgia, fai attenzione al rinascente asse fra Parigi e Berlino».

 

L'immagine che meglio rappresenta il cambio di fase nel Continente è quella del leader francese in visita nella capitale tedesca con giacca e maglione a collo alto: mentre il commissario Thierry Breton abbozzava una risposta europea al maxi piano tedesco contro il caro energia, il capo dell'Eliseo aveva già programmato la cena riservata con il collega tedesco.

 

mario draghi olaf scholz emmanuel macron 2

Complice la lunga transizione fra Angela Merkel e Scholz, finché a Palazzo Chigi c'è stato Draghi l'interlocutore privilegiato del francese è rimasto lui. Ora non sarà più così. Per Meloni è un passaggio delicatissimo, perché dal rapporto con Parigi e Berlino dipende la capacità dell'Italia di incidere ai tavoli europei.

 

Un vecchio frequentatore di Palazzo Chigi sotto la garanzia dell'anonimato, la spiega così: «Per mesi Giorgia Meloni ha rassicurato l'alleato americano, cercando di far dimenticare i selfie con Steve Bannon, e ci è riuscita. Il sostegno fermo all'Ucraina in guerra le è stato d'aiuto.

 

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI

Ma le partite importanti si vincono e si perdono in Europa, con Parigi e Berlino. E su questo Meloni è al giorno zero». I toni della campagna elettorale non le sono state di aiuto: la dichiarazione sulla «pacchia è finita», il voto all'Europarlamento a favore dell'Ungheria di Viktor Orban, la promessa - citando Giovanni Paolo II - di avere più attenzione «all'Est dell'Unione rispetto all'asse franco-tedesco».

 

«Siamo desiderosi di cominciare a lavorare con il nuovo governo», diceva ieri la portavoce della Casa Bianca. Ma in questo contesto l'Italia di Meloni rischia di trasformarsi nella Polonia del Sud Europa. Circa un mese fa, mentre la politica era nella bolla delle elezioni, e mentre Bruxelles tentava di costruire una proposta per un tetto al prezzo del gas, Parigi e Berlino si accordavano per un sostegno reciproco contro la crisi.

 

LA DRAGHETTA - BY EMAN RUS

La Francia ha preso l'impegno a fornire gas alla Germania, che in cambio distribuirà oltre il confine ovest elettricità. «Nelle prossime settimane metteremo a punto i collegamenti necessari», disse Macron in conferenza stampa. Il giorno dopo l'annuncio tedesco del maxi-piano da duecento miliardi un documento firmato dalle due cancellerie ha sancito lo sforzo comune «per ridurre i prezzi».

 

Draghi, come è nella tradizione della diplomazia italiana, per spingere a favore di un intervento comune contro il caro energia aveva fatto leva sul blocco dei Paesi mediterranei. Il caso ha voluto che il vertice annuale di quel blocco - previsto ad Alicante la scorsa settimana - sia saltato a causa della positività al Covid di Pedro Sanchez.

 

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Oggi il premier spagnolo e Scholz si incontrano a La Coruña con i rispettivi ministri per un importante vertice bilaterale. Insomma, nonostante il tentativo di Draghi e Mattarella di non farlo sembrare tale, il vuoto di potere a Palazzo Chigi si sente. Ed è questa la ragione per cui il capo dello Stato preme perché il governo Meloni giuri il prima possibile. La premier, non appena seduta a Palazzo Chigi, dovrà occuparsi di ricostruire la rete di alleanze che Draghi non può più garantirle.

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