
DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO…
ANCHE IL DUCE ERA CORNUTO – ALESSANDRA MUSSOLINI IN UN LIBRO E IN UNA INTERVISTA A ALDO CAZZULLO RACCONTA QUANDO DONNA RACHELE TRADI’ BENITO CON CORRADO VAROLI, CHE ERA STATO NON A CASO SCELTO PER LAVORARE A VILLA MUSSOLINI, IN ROMAGNA, COME AMMINISTRATORE - I DUE FURONO SORPRESI IN CAMERA INSIEME DA UN’ALTRA SORELLA DI RACHELE, AUGUSTA. LEI DISSE CHE AVREBBE AVVERTITO BENITO PERCHÉ ERA SEGRETAMENTE INNAMORATA DI LUI. E IL DUCE PIOMBÒ SGOMMANDO SULLA SUA AUTO PER SCOPRIRE SE LA MOGLIE GLI ERA INFEDELE – “QUEL TRADIMENTO D’AMORE FINÌ PER RAFFORZARE IL LEGAME CON IL SUO UOMO; PERCHÉ BENITO AVEVA CAPITO CHE LEI NON ERA PROPRIO ALLA SUA MERCÉ…”
Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Alessandra Mussolini, qual è il suo primo ricordo di nonna Rachele?
«C’è sempre stata. Io sono del 1962, lei è morta nel 1979. La ricordo a Villa Carpena, in Romagna: io ero inappetente, lei mi faceva girare il mais sulla griglia, mi dava pane olio e sale, che mi piaceva da morire. Poi mi portava le uova dal suo pollaio, ma io facevo solo finta di mangiarle: l’uovo crudo non lo reggevo».
(...)
Era affettuosa?
«Abbastanza. Io la facevo ridere con le mie scenette, quando parlavo napoletano. Ma non aveva l’espansività della nonna del Sud, con le sue battute, la sua ironia. Nonna Rachele aveva una sua disciplina. A tavola si stava composte. Chi era tostissima, poi, era zia Edda. Pure con il gatto, che si chiamava Pippo».
benito mussolini con la moglie rachele guidi e i figli edda, vittorio, bruno, romano e anna maria
Il gatto di Edda Mussolini.
«Un siamese. Era come lei. Quando mi ordinava “prendi il gatto e portamelo in camera”, io avevo paura. Perché se il gatto abbassava le orecchie diventava aggressivo, poteva saltarmi addosso e graffiarmi tutta la faccia. La zia era uguale. Una donna durissima. Rigida. Sempre sul chi vive. Entrare nelle sue grazie era una fatica. E in un attimo la perdevi».
Entrambe, sua nonna e sua zia, avevano vissuto una tragedia: un marito fucilato. Cosa diceva nonna Rachele del marito, il Duce?
«Aveva una venerazione per lui. Ma teneva al riserbo. Non se ne parlava. Però, come le dicevo, mi portava sempre sulla sua tomba. Un rito».
E sua zia?
«Ricordo un’intervista degli anni 70, in cui raccontava di quando da ragazza era stata mandata lontano da Villa Carpena, in collegio, forse per coprire qualcosa che non doveva vedere. Una storia d’amore. Sua madre, mia nonna Rachele, voleva essere libera di vivere la sua vita. Ma cosa fosse accaduto a Villa Carpena, non si sapeva. Mia mamma ha sempre negato. Con mio padre Romano non ne ho mai parlato. Era un po’ il segreto di famiglia».
Su questo segreto di famiglia lei ha scritto un libro, un romanzo — «Benito. Le rose e le spine», in uscita da Piemme —, che però racconta una storia vera. Da cui il rapporto tra i suoi nonni esce in una luce del tutto diversa.
«Quando andai a salutare per l’ultima volta la nonna in ospedale, le cadde di mano un ciondolo, su cui erano incise due lettere. Una era certo una R, come Rachele. L’altra era indecifrabile. Poteva sembrare una B. Ma poteva essere anche una C».
B come Benito. C come...?
«Come Corrado. Corrado Varoli. Un uomo che aveva affascinato mia nonna fin dall’adolescenza. L’aveva visto passare a cavallo, tutto elegante, con il frustino, e lei che era poverissima ne era rimasta colpita. Lui avrebbe voluto sposarla. Ma lei aveva scelto Benito».
rachele e benito mussolini - 1
Un marito infedele.
«I genitori erano contrari a quell’unione. Alessandro Mussolini, il fabbro di Dovia di Predappio, conosceva bene suo figlio: una testa calda, un uomo forte ma inaffidabile. Alessandro aveva perso sua moglie, Rosa, che era stata la maestra di Rachele. E anche la madre di Rachele, Anna, era rimasta vedova. Così Alessandro Mussolini e Anna, che si erano amati in gioventù, andarono a convivere. E aprirono una taverna».
Ma non volevano che i loro figli, Benito e Rachele, stessero insieme.
«Provarono a trovarle un marito dabbene, il geometra Olivieri; ma mia nonna neppure lo guardò. E un giorno Benito arrivò con una pistola, dicendo: “Qui ci sono sei colpi. Se non mi date Rachele, il primo è per lei, e gli altri sono per voi”».
Ebbero una bambina, Edda, ma non si sposarono subito.
«All’inizio lui la portò in un alberghetto, perché non avevano casa. Fu Rachele a imporsi. Lui sfuggiva: “Non sono tipo da matrimonio”. Lei però insistette, e alla fine vinse. Non era così sottomessa com’è stata raccontata».
Ma fu tradita. Molte volte.
«La prima a presentarsi a casa fu una donna di nome Anita. Adesso le amanti si rivelano alle mogli su Instagram. Un tempo scrivevano lettere. Anita invece venne di persona. E raccontò a Rachele che aveva avuto una storia con Benito, ma aveva capito che non sarebbe mai stato suo. Rachele ne soffrì moltissimo».
Un’altra donna vicina a Mussolini fu Angelica Balabanoff.
«Lavoravano insieme all’Avanti!. Ma non si capì mai cosa ci fosse tra i due».
Lei nel libro non parla di Margherita Sarfatti.
«E neppure di Claretta Petacci. È un’altra la storia che mi interessa. Ho potuto ricostruirla grazie a un documento inedito, che mi è stato affidato da un mio parente di Predappio, Franco Moschi. È un manoscritto di trentotto pagine. L’autore è Augusto Moschi, nonno del mio parente e figlio di Aurelio Moschi. Aurelio aveva sposato una delle sorelle di Rachele, Rosina; era quindi cognato di Benito Mussolini».
Aurelio e Augusto Moschi frequentavano Villa Carpena.
«E furono testimoni di quello che accadde veramente. Certo, è noto che Benito piombò sgommando sulla sua auto per scoprire se la moglie gli era infedele. Ma ora conosciamo nei dettagli la vera storia».
alessandra mussolini benito le rose e le spine cover
Quale storia?
«L’amore tra Rachele e Corrado Varoli, che era stato non a caso scelto da mia nonna per lavorare a Villa Carpena come amministratore. Furono sorpresi da un’altra sorella di Rachele, Augusta, che entrò in camera con il vassoio della colazione e li trovò insieme. Il vassoio cadde a terra, il bricco del latte andò in mille pezzi. E Augusta disse subito che avrebbe avvertito Benito».
Perché?
«Perché era segretamente innamorata di lui. E aveva sempre avuto un rapporto difficile con Rachele. Mia nonna era la più piccola di cinque sorelle. C’erano anche due fratelli, morti bambini. Lei fu l’unica ad andare a scuola, a imparare a leggere e a scrivere. Ma gliela fecero pagare».
(...)
E raccontò di aver sorpreso Rachele con un uomo?
«Non osò tanto. Disse che le cose non andavano più come prima. Ovviamente, Benito capì. E si precipitò a Villa Carpena, con la sua Alfa Romeo rossa. Affrontò Rachele. Che pianse. Ma non confessò».
E lui?
«Lui non poteva neanche credere che lei potesse mentirgli. Non riusciva ad accettare che lei potesse desiderare un altro. In ogni caso, le ordinò di far sparire quell’uomo, di togliergli il lavoro».
Ma perché Rachele l’aveva tradito con Corrado, secondo lei?
«Non per vendetta. Anzi. Per riequilibrare la situazione. Per vedere cosa si provava a fare quello che lui aveva fatto spesso: stare con un’altra persona. E, in qualche modo, anche per riconquistare il marito».
Mussolini come reagì?
«Finse di crederle, la salutò, e si mise in viaggio verso Roma. Ma poi ebbe un ripensamento. Un’intuizione. E tornò indietro. Mia nonna aveva invitato a cena Corrado, per dirgli di persona che doveva andarsene. Vicino a Villa Carpena c’era una pattuglia della polizia, cui Rachele aveva dato un incarico: segnalare l’arrivo dei visitatori. Quando arrivava una persona qualsiasi, un colpo di clacson. Quando arrivava il marito, tre colpi di clacson».
I colpi di clacson furono tre.
«Corrado capì che rischiava la vita, e fu preso dal panico. Si buttò in cucina, trafelato, facendo cadere le sedie. E qui entrano in scena i miei ricordi personali. A Villa Carpena si entrava in un salotto con un grande tavolo rettangolare e un enorme camino. Una piccola porta conduceva in cucina. Da qui partivano due scale strette che scendevano una in cantina, l’altra nel ripostiglio. Erano i nostri nascondigli quando eravamo bambini. Proprio in quel ripostiglio, dietro qualche cassa di legno, si nascose Corrado, con il cuore in gola».
Mussolini lo trovò?
«Per fortuna no. Però aveva visto che la tavola era preparata per due. La storia finì. Tempo dopo, mia nonna fece in modo che si incontrassero, per chiarire l’accaduto. C’è una fotografia che li ritrae insieme: Corrado tutto elegante e un po’ imbarazzato, Benito con lo sguardo duro, quasi un ghigno».
Rachele poi si trasferì a Roma, a Villa Torlonia. Che influenza aveva sul marito?
«Questo non lo so, e il libro non ne parla. Non voglio entrare nella questione storica e politica».
Questa è una vera fortuna, perché il mio giudizio storico e politico su Mussolini è molto diverso dal suo.
«E che, non lo so? In questo libro, a me interessava raccontare Rachele in una luce nuova e autentica. Non una donna sottomessa, ma una personalità forte, che si è scontrata con quella irriducibile di un uomo che non c’era mai, eppure non se n’è mai andato davvero».
rachele e benito mussolini - 2
(…)
Rivide mai Corrado?
«Sì, un giorno del 1960, a Castrocaro. Per caso, in un ristorante. Lei ebbe un tuffo al cuore. Si parlarono per l’ultima volta, si sfiorarono la mano. Ma ormai era troppo tardi».
Non ebbe più altri uomini, dopo la morte di Mussolini?
«No. Ma non è mai stata, come nell’immaginario collettivo, la donna sottomessa che sta a casa ad aspettare. E quel tradimento d’amore finì per rafforzare il legame con il suo uomo; perché lui aveva capito che lei non era proprio alla sua mercé. La prevedibilità è la tomba del sentimento; e Rachele è stata imprevedibile. Anomala, per l’epoca. Ho scritto questo libro anche per renderle giustizia».
Rachele e Benito Mussolini con i figli Edda - Bruno - Vittorio e Romano
Crede sia vero quello che Mussolini scrive nell’ultima lettera alla moglie, prima di essere fucilato, in cui le giura di avere amato soltanto lei?
«Non lo so. So che la loro unione era stata puntellata da mille sacrifici, dalle disgrazie, dalle rivincite. Puntellata dalla storia. Una relazione esplosiva».
alessandra mussolini (3)
benito mussolini con la moglie rachele e la figlia edda ciano
rachele e benito mussolini
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