DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
DAGONOTA
Il Ducetto va a sciare, insegna a guidare il motorino al figlio: insomma, fa di tutto pur di mostrare una sua distanza (anche fisica) dal Nazareno. In realtà, sta incazzato nero. Al punto che alla direzione Pd di lunedì manco si presenta. E medita vendetta.
Il ragionamento affidato al Giglio Magico rifà il verso ad Albertone e suona più o meno così: ma ‘ndo vai se poi i voti non ce l’hai? In particolare, ricorda che i parlamentari sono tutti suoi uomini fidatissimi. I gruppi parlamentari, insomma, li controlla lui. Di conseguenza, davanti allo sfacelo, ha in animo di essere acclamato nuovamente a furor di popolo.
Ma c’è qualcosa che lo preoccupa. In particolare, il silenzio di Piero Fassino che teme una nuova scissione del Pd.. Va a Porta a Porta senza sbilanciarsi. E per di più Maurizio Martina che leggerà le sue dimissioni in direzione è un fedelissimo dell’ex sindaco di Torino. Insomma, il Cazzaro di Rignano comincia a registrare crepe del suo Ego tracimante.
Ad allargarle, poi, i sospetti con Delrio. Anche lui è in silenzio da giorni e la circostanza non è un buon presagio per Renzi: il ministro delle Infrastrutture è legato a doppio filo con Franceschini e Minniti; ed entrambi guardano con speranza a Mattarella e Gentiloni.
L’unico a non preoccupare il turbolento animo di Matteo è Luigi Zanda: è quello che per primo ha chiesto le dimissioni, ma tutto il Nazareno sa che è la voce di Carlo De Benedetti, già annoverato tra i nemici. Il Ducetto poi osserva con attenzione la costituzione di una mini Margherita interna al Pd. Una corrente che finisce per esasperare la mancata fusione reale con gli ex Ds. Schieramenti che rischiano di riproporsi anche nella conta della Direzione.
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