FLASH! - LA DISCESA IN CAMPO DEL PARTITO DI VANNACCI E' UNA PESSIMA NOTIZIA NON SOLO PER SALVINI,…
luigi di maio, giuseppe conte e matteo salvini
DAGONEWS
Più che un report scientifico, un’abile mossa politica che ora potrebbe portarlo alla direzione generale del Tesoro nel “governo del cambiamento” giallo verde Di Maio-Salvini.
Nel gennaio del 2017 Antonio Guglielmi, capo dell’equity market di Mediobanca, produsse un documento sui costi e i benefici dell’uscita dall’euro per l’Italia, che ebbe il solo merito di essere il primo testo in cui una banca d’affari certo non sospettabile di simpatie poco allineate ai mercati o all’establishment avanzava la possibilità che l’Italia potesse uscire dall’euro e ci faceva due conti sopra.
Infatti il paper divenne subito strumento di polemica politica, poiché ciascuno si prese i pezzi più utili alle proprie tesi: ‘’Il Giornale’’, che allora occhieggiava a Salvini mentre oggi è quasi il più europeista di tutti, titolò sul beneficio di 8 miliardi che sarebbe derivato dall’uscita, mettendo in ombra i costi che invece sarebbero stati di 280 miliardi, mentre gli economisti di area renzian-governativa come Giampaolo Galli lo stroncarono e basta.
Ma Guglielmi aveva tirato il sasso nello stagno al momento giusto: Renzi poco più di un mese prima, il 4 dicembre, aveva rovinosamente perso il referendum costituzionale che gli avrebbe assicurato il potere per lungo tempo e aveva lasciato palazzo Chigi a Gentiloni, mentre i Cinque Stelle rimpolpavano i consensi.
giovanni tria e claudio borghi
E Guglielmi fece la mossa di raccordarsi con i grillini, in tempi non sospetti: chiamò a collaborare al documento Marcello Minenna, uomo Consob, superassessore al Bilancio per breve tempo con Virginia Raggi al Comune di Roma (quando si dimise precisò con puntiglio di aver cominciato ad applicare i punti principali del programma della sindaca), consulente della Procura di Trani nell’inchiesta contro la Deutsche Bank per manipolazione dei titoli di Stato italiani nel 2011 e, infine, esperto di calcoli finanziari.
L’uomo di Mediobanca a Londra ebbe anche l’accortezza di citare il professore più anti euro in circolazione, Alberto Bagnai, ma solo per dei credits sui suoi grafici circa gli effetti (benefici) prodotti alla competitività della manifattura italiana dal gap, in rapido ampliamento, tra la disinflazione nazionale e l’allora arrembante inflazione tedesca.
Riuscirà Guglielmi a sedersi sulla poltrona dalla quale Mario Draghi cominciò la fase più importante della sua carriera di banchiere centrale?
E potrà essere utile a Mediobanca avere un proprio uomo a via Venti settembre, che dovrà essere attentissimo a non favorire la propria casa madre, quando tutti ricordano che ai tempi di Enrico Cuccia e Vincenzo Maranghi bastava l’abilità e la discrezione di Francesco Ripandelli per avere ascolto?
E a Conte e Tria, ma soprattutto a Salvini e Di Maio, converrà avere alla guida operativa del ministero dell’Economia un ex dipendente del filone della finanza francese capeggiata dall’amministratore delegato di Unicredit, Mustier, che sta cercando in ogni modo di allargare la sua influenza sull’Italia?
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