DAGOREPORT - A.A.A. ATTENZIONE ALLA MONETA: RITORNA MINACCIOSA SULLA SCENA GEOPOLITICA DEL MONDO -…
Stefano Folli per “la Repubblica”
L’errore è trovarci oggi, dopo nove mesi, come se il virus fosse esploso ieri. Gli strumenti e la gestione sono esattamente identici a nove mesi fa». Chi parla, in un'intervista al Riformista, non è un esponente della destra anti-governativa bensì Giovanni Guzzetta, costituzionalista con cattedra a Roma, uno stimato giurista di formazione cattolica, attivo in passato nel fronte referendario di Mario Segni.
Guzzetta mette il dito nella piaga. La prima volta il caos e i disservizi erano giustificati da eventi senza precedenti, per cui il successo d'immagine del governo, e quello personale di Conte, riflettevano il desiderio dell'opinione pubblica di essere protetta e guidata. Ma oggi è diverso. Gli scontri con le Regioni, le disposizioni contraddittorie, la confusione nei trasporti pubblici testimoniano di un sorprendente ritardo.
Il Parlamento è stato messo ai margini - afferma il costituzionalista - senza peraltro aumentare l'efficienza. Come se non bastasse, per alcune ore il Paese ha avuto la sensazione che il governo stesse aggirando gli articoli della Costituzione che garantiscono libertà di riunione e di domicilio.
Chi è intervenuto dietro le quinte "per impedire questo scempio" e indurre Conte a dire infine una parola chiara? Il presidente della Repubblica: ovviamente con il suo stile discreto, alieno da ogni pubblicità. Si capisce quindi che non si è trattato di un'incomprensione lessicale. Per molte ore lo "scempio" è apparso possibile: vale a dire il controllo di polizia negli appartamenti, magari su segnalazione anonime.
berlusconi Mattarella gentiloni
Per risolvere lo psicodramma ci è voluto l'intervento del Quirinale.
Secondo punto. L'altro giorno, rivolgendosi all'Assolombarda, il commissario europeo Gentiloni ha usato toni severi (per chi vuole intendere). Ha detto intanto che gli iniziali 20 miliardi del Recovery arriveranno entro il primo semestre del '21: non c'è dunque da attendersi alcuna pioggia di risorse a breve.
E poi ha ammonito il governo e le forze politiche: «Il contributo europeo va preso sul serio, non possiamo interpretarlo e utilizzarlo come se fosse un aiuto alle nostre cose ordinarie. Queste risorse vanno utilizzate in modo lungimirante». Gentiloni, come è noto, è molto vicino al Quirinale. I suoi giudizi, che esprimono i timori dell'Europa verso l'Italia, sono senza dubbio conosciuti e condivisi da Mattarella.
Tuttavia il governo vive di annunci e non ha ancora fornito dati convincenti su come utilizzare i fondi. Il meno che si possa dire è che il presidente della Repubblica si pone degli interrogativi. È un'incrinatura da non sottovalutare.
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