DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Anna Maria Greco per il Giornale
Virginia Raggi un suo fascino nascosto deve pur averlo se riesce a conquistare pochi fedelissimi, ma fedeli fino alla fine, anche nella cattiva sorte. Per un patto con lei, per non riconoscere i propri errori o anche per opportunità personale. E in questi mesi da sindaca di Roma, tra errori, gaffe, forse reati compiuti, ha avuto al suo fianco non solo politici e amministratori, ma anche giornalisti che si sono fatti paladini della sua causa con fervore inusuale.
Uno in particolare, raccontano quelli che con la Raggi hanno lavorato a stretto contatto in Campidoglio, non si è limitato a sostenerla professionalmente fin quasi a farsi megafono della prima cittadina grillina, ma ha agito dietro le quinte per aiutarla a mettere insieme una squadra di governo quando scontri, dimissioni e polemiche spopolavano le poltrone della sua giunta. Addirittura, il misterioso giornalista ha indossato i panni di reclutatore di assessore.
Il ruolo scoperto, che lo è restato per tanto, troppo tempo, era quello centrale di assessore al Bilancio, dopo la fuga di settembre di Marcello Minenna, con il capo di gabinetto Carla Raineri e i vertici di Ama e Atac. E dopo le rocambolesche candidature rifiutate, accettate e cancellate, fatte circolare ad arte. La Raggi era sull'orlo della disperazione, i pochi amici sondavano professori, amministratori, manager e consiglieri di Stato e accumulavano una serie di no.
Tutti gli interpellati temevano di perdere la faccia, al fianco di una sindaca che non brillava per coerenza e preparazione e alle spalle aveva un partito litigioso, impegnato a difenderla ufficialmente solo nel timore che aumentassero i danni alla sua immagine. Il fido amico giornalista prese il telefono e chiamò personalmente un illustre personaggio di sua conoscenza per convincerlo a sostituire Minenna.
Sono molto attendibili le fonti informate del suo pressing. Spiegò, blandì, promise, adulò, ma alla fine tutto si rivelò inutile. In giunta l'altro non ci volle entrare, forse lo insospettì pure il fatto singolare che l'avesse contattato un uomo dell'informazione e non un politico o un amministratore. Forse temette di trovarsi a fare la quinta colonna in Campidoglio di un opinionista ambizioso. Ma il giornalista aveva comunque fatto la bella figura di averci provato.
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