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Carlo Tecce per ''il Fatto Quotidiano''
Con il silenzio. Così il governo ha rimosso lo scandalo dei Rolex regalati dai sovrani sauditi agli italiani in viaggio con Matteo Renzi: non l' ha affrontato, ma l' ha ignorato. Come ha raccontato il Fatto in più puntate, la notte fra domenica 8 e lunedì 9 novembre, la delegazione italiana a Ryad ha provocato scompiglio e imbarazzo nel palazzo di re Salman.
Il governo non ha mai censurato la rissa che ha scatenato la scorta di Renzi, la figuraccia del Cerimoniale di Palazzo Chigi (in Arabia Saudita c' era anche Ilva Sapora, scaricata per la copertura delle statue di marmo) e non ha mai rivelato dove sono custoditi gli orologi.
Palazzo Chigi non ha ancora risposto neanche all' istanza di accesso agli atti spedita da Paolo Bocedi, presidente di Sos Italia Libera, associazione che riunisce le vittime di estorsione, usura e racket.
Il 21 gennaio scorso, l' avvocato di Bocedi ha presentato la richiesta normata dal testo 241/90 (modificato poi nel 2005). Oggi scade il termine di 30 giorni imposto per esigere un riscontro.
Bocedi annuncia che non desiste, ma insiste: "Oltre a un ricorso al Tar del Lazio, faremo un esposto per omissione di atti d' ufficio". E il legale cita una recente sentenza della Cassazione: la mancata replica dell' amministrazione costituisce una evidente inadempienza. Sos Italia Libera è intervenuta perché va verificato se Palazzo Chigi ha seguito le norme in materia di "regali di cortesia", che non vanno trattenuti se superano un determinato valore: 150 euro per i dipendenti pubblici (circolare di Mario Monti e legge di Patroni Griffi), 300 per i componenti del governo (decreto di Romano Prodi).
Non occorre una perizia di un tecnico per sancire che i Rolex - o gli altri cronografi consegnati dagli arabi - sono "regali di cortesia" inaccettabili. Il governo ha reagito soltanto una volta agli articoli del Fatto e in merito a un singolo aspetto: "I doni sono nella disponibilità della Presidenza del Consiglio". Questa affermazione s' è rivelata avventata, parziale e dunque non veritiera dopo che è emersa la testimonianza di Reda Hammad, l' interprete arabo di Palazzo Chigi che ha assistito al parapiglia di Ryad. Il coraggioso Reda ha raccontato le peripezie che ha patito per riuscire a depositare - seconda la procedura e non in maniera informale - il Rolex a Palazzo Chigi: "Ho perso lavoro e denaro".
Il 27 gennaio - un paio di settimane dopo la nota del governo - Reda ha lasciato il Rolex al dipartimento competente di Palazzo Chigi. Tra raccomandate, telefonate e avvocato, ha impiegato più di due mesi: "I responsabili del Diprus mi hanno confessato che non c' era un modulo o un verbale già pronto per la restituzione di un regalo di Stato, che non era mai successo dagli anni di Prodi e il mio Rolex era il primo che prendevano fra le mani tra quelli donati nella missione di novembre in Arabia". Reda ha pagato per l' estrema correttezza che ha dimostrato: "Ho subito intimidazioni".
Non stupisce che Palazzo Chigi sia riluttante a collaborare con l' associazione di Bocedi. Neppure in Parlamento la questione ha trovato ospitalità, nonostante le interrogazioni di Sinistra italiana e Cinque Stelle e l' impegno del senatore Nicola Morra. Il governo conta sulla fragilità della memoria, ma quella di Bocedi pare molto solida.
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