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E’ POSSIBILE UN CAMBIO DI REGIME IN IRAN? NETANYAHU IPOTIZZA CHE GLI ATTACCHI ISRAELIANI POSSANO PRESTO PORTARE A UN "REGIME CHANGE" A TEHERAN – IL MESSAGGIO DELLO STATO EBRAICO AGLI IRANIANI: “SE AVETE PAURA CONTATTATE IL MOSSAD” - L'OPPOSIZIONE IRANIANA, SIA IN PATRIA CHE IN ESILIO, RIMANE DIVISA – L’ESPERTO: "KHAMENEI È AL CREPUSCOLO DEL SUO GOVERNO, ALL'ETÀ DI 86 ANNI, E GRAN PARTE DEL COMANDO QUOTIDIANO DEL REGIME NON DIPENDE GIÀ DA LUI, MA DA VARIE FAZIONI CHE SI CONTENDONO IL FUTURO" – I RISCHI DI ROVESCIARE GLI AYATOLLAH A TEHERAN: ONDATE DI PROFUGHI, CHOC ECONOMICO SUL PREZZO DEL PETROLIO, GUAI AL COMMERCIO NAVALE… - VIDEO
Idf agli iraniani, 'se avete paura contattate il Mossad'
(ANSA) In un'insolita dichiarazione in lingua farsi, l'Idf si è rivolto ai cittadini iraniani, affermando di aver ricevuto numerosi messaggi da persone "preoccupate per l'incertezza e la durezza del regime". Secondo il comunicato, anche membri degli apparati di sicurezza iraniani avrebbero espresso "paura, disperazione e rabbia" e chiesto di contattare Israele. "Non siamo l'autorità competente per tali richieste", scrive l'Idf, "ma il minimo che possiamo fare è indirizzarvi al sito del Mossad", aggiungendo il link alla pagina di contatto dell'agenzia di intelligence israeliana.
NETANYAHU
Dagotraduzione da france24.com
In un'intervista rilasciata a Fox News, Netanyahu ha ipotizzato che gli attacchi israeliani possano portare a un "cambio di regime", pur insistendo sul fatto che spetterebbe al popolo iraniano realizzarlo.
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Su Le Monde, l'esperto iraniano Farid Vahid ha affermato che "la frattura tra il popolo iraniano e il regime è diventata così profonda" che la Repubblica Islamica non può più contare sul sentimento patriottico per ottenere sostegno tra la popolazione. Tuttavia, l'opposizione iraniana, sia in patria che in esilio, rimane divisa e, sebbene le emittenti televisive in lingua persiana con sede all'estero abbiano trasmesso immagini di gruppi che gridavano slogan anti-Khamenei, non si sono registrate proteste di massa.
MEME SULLA RISPOSTA ISRAELIANA ALL ATTACCO IRANIANO
"L'idea che questo si concluda con una rivolta popolare che cambi il regime o dia potere a qualcuno dell'opposizione iraniana all'estero non ha alcun fondamento nella realtà", ha affermato l'esperto iraniano Arash Azizi, ricercatore senior presso la Boston University, in un'intervista all'AFP.
Gli osservatori iraniani affermano che un esito più plausibile sarebbe che elementi all'interno del regime cercassero di strappare il controllo all'anziana guida suprema dell'Iran.
"Khamenei è al crepuscolo del suo governo, all'età di 86 anni, e gran parte del comando quotidiano del regime non dipende già da lui, ma da varie fazioni che si contendono il futuro", ha affermato Azizi. "Questo processo era già in corso e la guerra in corso non fa che accelerarlo".
ali khamenei replica alle minacce di trump
I RISCHI DI UN REGIME CHANGE
Estratti dall’articolo di Alessio Martelli per lettera43.it
L’idea che comincia a farsi strada è quella del “regime change”, il rovesciamento della teocrazia iraniana. Israele starebbe quindi accarezzando l’ipotesi di un collasso della Repubblica islamica, di una fine della dittatura religiosa degli ayatollah. Il punto è che un crollo teleguidato a distanza potrebbe non essere fattibile. E che anzi il rischio di effetto domino che crei un altro focolaio di crisi eterna sia quanto mai reale.
MANIFESTAZIONI A TEHERAN CONTRO ISRAELE DOPO L'ATTACCO ALL'IRAN
Per pensare a un vero ribaltone a Teheran servirebbe innanzitutto un’opposizione compatta, con volti riconoscibili. Ma anni di dominio dei pasdaran non hanno permesso la nascita di alternative democratiche capaci di raccogliere consenso. Se è vero che il dissenso è forte – pensiamo solo al Movimento verde sciolto nel 2010 o più di recente alle lotte femministe dopo la morte di Mahsa Amini – è altrettanto vero che mancano i leader.
Reza Ciro Pahlavi, figlio dell’ultimo scià rovesciato dalla rivoluzione nel 1979, si è detto a disposizione del popolo, ma difficilmente sarà appoggiato. Non solo. Anche i molti dissidenti anti-ayatollah non vedono di buon occhio un suo intervento nel Paese.
Sahar Delijani, scrittrice 41enne ed esule iraniana, in un post su Instagram ha riportato il pensiero degli attivisti in modo chiaro: «Non voglio vedere la mia gente bombardata, uccisa e con le loro case in rovina. Se la vostra visione della liberazione avviene solo attraverso la distruzione di vite innocenti, questa non è libertà». Il rischio collaterale di un cambio di regime imposto è quello di nutrire il nazionalismo iraniano, con l’effetto far stringere il Paese ancora di più intorno ai pasdaran. Diversi iraniani sentiti dalla Cnn, per esempio, si sono detti molto più arrabbiati con Israele che contro lo stesso regime.
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Gli altri effetti collaterali: occhio alla bomba migratoria
La guerra di Israele contro l’Iran rischia di avere altri effetti collaterali che sono diversi a seconda degli esiti. Se il regime dovesse reggere all’urto, a prescindere dalla morte di Khamenei (che ha 86 anni, è malato da tempo e potrebbe aver preparato la sua successione), potrebbe non rinunciare all’atomica, anzi convincersi che la sopravvivenza passi soprattutto da un’arma nucleare. Se invece dovesse configurarsi un crollo della Repubblica islamica si aprirebbe una fase di incertezza profonda, con un’instabilità regionale crescente che avrebbe ricadute su vari ambiti, come per esempio la gestione dei flussi migratori.
SOSPETTO AGENTE DEL MOSSAD ARRESTATO IN IRAN
Reza Ciro Pahlavi
Persone a Teheran osservano il deposito petrolifero di Shahran in fiamme
murale pro israele a teheran
fuoco a teheran
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