DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Francesco Moscatelli per “la Stampa”
matteo salvini e umberto bossi
Il sasso lanciato da Umberto Bossi nello stagno della «Lega per Salvini premier», nonostante il silenzio ostentato dallo stesso Matteo Salvini sul tema, comincia a produrre i primi cerchi.
Si è visto ieri al Pirellone, sede del Consiglio regionale lombardo, dove in mattinata è comparso Paolo Grimoldi, ex segretario della Lega lombarda, ex parlamentare ma soprattutto uno dei due scout (l'altro è l'europarlamentare Angelo Ciocca) scelti dal Senatùr per portare avanti il progetto del «Comitato Nord».
Felpa grigia e camicia sbottonata in stile gazebo, mentre attorno a lui c'era chi aggiustava nel taschino il foulard verde che dopo i messaggi di Bossi sembra essere tornato improvvisamente di moda, Grimoldi ha ripetuto i concetti espressi nei giorni scorsi: la Lega deve riscoprire il suo core business, la questione settentrionale.
Ma soprattutto Grimoldi si è confrontato con il gruppo sempre più numeroso dei consiglieri lumbard che ormai chiede apertamente la celebrazione dei congressi e la fine della gestione commissariale che ha caratterizzato il partito negli anni del Covid. Inutile dire che il cattivo risultato delle politiche, il gelo calato fra il presidente Attilio Fontana e la vice-presidente Letizia Moratti (ormai sempre più determinata a candidarsi comunque vada a finire con il centrodestra) e la paura che andando avanti così le «cadreghe» leghiste diminuiranno sensibilmente anche in Regione, sta facendo agitare anche i più cauti.
umberto bossi e matteo salvini
Il calcolo spannometrico degli aderenti alla richiesta di un congresso arriva a circa il 70% dei 32 eletti in Lombardia. E fra questi almeno la metà sarebbe pronta a entrare nel «Comitato Nord». «Viviamo in una Lega di rappresentanti nominati e non eletti. Ora basta» rincara la dose Grimoldi. Mentre Toni Iwobi, anche lui ex parlamentare, bresciano, aggiunge: «Vogliamo incentivare la democrazia interna».
Messaggi che sembrano trovare terreno fertile. «Io penso che il congresso lombardo non vada posticipato a causa delle regionali, ma semmai anticipato - conferma il pavese Roberto Mura, che per l'occasione ha riesumato una cravatta padana di qualche legislatura fa -. Fissiamo la data, per quanto mi riguarda prima è meglio è.
Le regole? Non è difficile: basta affittare un palazzetto e aprire le porte a tutti i militanti. È un problema di metodo.
Matteo Salvini resta dov' è, ma al livello sotto bisogna iniziare a discutere altrimenti la Lega rischia di scoppiare». Idem Max Bastoni: «Sono leghista dal 1991. Vogliamo il bene della Lega. Quindi, deve essere assolutamente sereno Salvini come tutte le persone che operano all'interno della Lega». Per Gianmarco Senna, invece, «abbiamo commesso errori ed è giusto ammetterlo. Qualcuno ha il coraggio di portare avanti certe istanze per salvaguardare il patrimonio della Lega».
LA CANOTTIERA DI BOSSI E I BOXER DI SALVINI
A microfoni spenti, però, più d'uno ammette che adesso bisognerà vedere come reagirà la segreteria federale. In questi giorni la priorità è il governo, ma la questione di come gestire il bubbone interno è comunque urgente. La prima ipotesi, quella di espellere i ribelli, sarebbe stata scartata dallo stesso Salvini. Anche perché potrebbe provocare reazioni ancora più incontrollabili.
La seconda prevede invece di temporeggiare convocando i congressi provinciali e trattando sui territori con i capipopolo più arrabbiati, attività nella quale si starebbe già spendendo il commissario lombardo Fabrizio Cecchetti. Il primo banco di prova sarà Bergamo, con il congresso provinciale si del 20 novembre. Il «Comitato Nord», nel frattempo, è pronto a darsi una struttura più articolata che contempla anche un «coordinamento di sindaci e amministratori locali».
MATTEO SALVINIla bufala sul marocchino che percepisce 8 redditi di cittadinanza condivisa da matteo salvinimatteo salvini entra al consiglio federale della lega
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