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Gianluca Roselli per "il Fatto Quotidiano"
Sul suo sito campeggia ben visibile pure lo stemma della sua diocesi, quella di Cassano all'Ionio, località della piana di Sibari, Calabria del nord. Cui Nunzio Galantino, segretario generale della Cei dal 2013, protagonista in questi giorni della polemica contro Lega e governo sugli immigrati, è rimasto vescovo.
Nel blasone c'è un'aquila con il simboli dell' alfa e l' omega, un giglio bianco e il motto latino Inclina cor meum in testimonia tua. "È entrato nel cuore della gente e ha lasciato un'impronta in tutti noi". Parole che sembrano cucite perfettamente per la figura di Papa Bergoglio. Di cui Galantino è il braccio operativo all' interno della Cei.
Lì Papa Francesco l'ha voluto per avere una figura di riferimento che indirizzasse la conferenza episcopale secondo la sua linea pauperista, terzomondista e, soprattutto, ostile alla mondanità della curia romana. Una nomina a sorpresa che da molti è stata vista come il primo passo verso la presidenza. Nel 2013 Angelo Bagnasco era scaduto e di lì a poco si sarebbe dovuto scegliere il successore.
Poi Bagnasco è rimasto e il passaggio di consegne è stato rimandato. Forse, raccontano, anche per un raffreddamento dei rapporti tra Bergoglio e Galantino. È accaduto, infatti, che il numero due della Cei abbia usato parole dure, quasi beffarde, nei confronti delle "sentinelle in piedi". Un'uscita improvvida che al Papa non è piaciuta.
"Chi si raduna per pregare non va mai preso in giro", la difesa della Santa Sede. Questo, però, non vuol dire che il rapporto tra i due non sia ancora ben saldo. "A volte la sensazione è che Papa Francesco faccia dire a Galantino quello che lui non può dire apertamente. Paradossalmente era quello che nella Lega faceva Bossi quando mandava avanti i suoi colonnelli", racconta una fonte molto addentro alle faccende vaticane.
Galantino, del resto, anche nella vita di tutti i giorni incarna perfettamente il Bergoglio style. Nelle abitudini e nel linguaggio. Che Francesco vuole più vicino al popolo. Non vuole essere chiamato "eccellenza", abita in seminario (come il Papa a Santa Marta) perché il palazzo vescovile "è troppo grande e vuoto", non usa l' auto blu, non ha segretari e al telefono risponde di persona. Uomo del Sud, in realtà non è calabrese, ma di Cerignola, in provincia di Foggia, dove ha mosso i primi passi in abito talare.
Appassionato di calcio e tifoso del Foggia, non si perderebbe per nulla al mondo il suo piatto preferito: riso con patate e cozze. Attenzione, però, pur battendosi da sempre in favore degli umili, Galantino è un teologo, con una formazione più vicina a quella di Ratzinger che di Bergoglio. Due lauree, in teologia e in filosofia, cui si è aggiunto, nel 1981, un dottorato in teologia dogmatica. Ha insegnato in diverse università religiose e, dal 2004, è responsabile del servizio per gli studi superiori di scienze religiose della Cei.
Una ventina i volumi al suo attivo. Lui, però, si schermisce. "Cosa me ne faccio delle mie lauree se non mi servono per poter leggere dentro il cuore delle persone?", gli piace chiedersi.
NUNZIO GALANTINO E BAGNASCO don nunzio
In questi anni ne ha avute un po' per tutti. Dai politici ai suoi colleghi di Chiesa. Dopo l' assoluzione di Silvio Berlusconi da parte della Cassazione su Ruby, per esempio, disse: "Se un fatto è legale non significa che sia anche moralmente accettabile". Alla politica ha spesso rimproverato la mancanza di idee.
"In Parlamento è pieno di mezzecalzette", sentenziò durante un' intervista a Tv2000, la televisione dei vescovi. Ma si è anche schierato contro "l' autoreferenzialità dei clericali che spesso si comportano come replicanti senz' anima". Non sperate, però, in aperture sui temi etici.
Di unioni civili o educazione "gender" nelle scuole non vuole nemmeno sentir parlare. È a favore dell' impegno politico dei cattolici, "ma non per l' inciucio con questo o quel partito". E nella sua Chiesa, in Calabria, ha deciso di non far passare nessuno durante la Messa a ritirare le offerte. "Chi vuole donare può farlo al termine della funzione, senza esibizionismi...".
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