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EBBENE SÌ: SIAMO AL QUARTO GIORNO IN CUI SUI GIORNALI SI PARLA DI IVANKA TRUMP SEDUTA AL TAVOLO DEL G20 PER QUALCHE MINUTO. DONALD: ‘SE L’AVESSE FATTO CHELSEA CLINTON, LE FAKE NEWS AVREBBERO INNEGGIATO A CHELSEA FOR PRESIDENT’, E LEI REPLICA STIZZITA - MERKEL: ‘OGNI DELEGAZIONE DECIDE CHI FAR SEDERE’, E IVANKA ERA NELLA DELEGAZIONE UFFICIALE
Arturo Zampaglione per la Repubblica
ivanka trump al tavolo del g20 di amburgo
Con la consueta manovra diversiva del tweet mattutino, dato in pasto ai suoi fedelissimi e ai pettegolezzi televisivi, Donald Trump ha preso le difese della figlia Ivanka (molto criticata per il suo protagonismo ad Amburgo), tirando in ballo Angela Merkel e Chelsea Clinton. La sua speranza? Distrarre il pubblico dalle nuove rivelazioni del Russiagate e dall' imbarazzante voltafaccia della Casa Bianca sulla collaborazione con Mosca in materia di cyber-sicurezza.
Durante l' ultimo summit del G20, Ivanka, 35 anni, ex modella e ex imprenditrice - «non eletta e non qualificata», come sottolineato poi da vari columnist americani - ad un certo punto ha preso il posto del padre al tavolo della presidenza. Una fotografia la ritrae tra Xi Jinping, Theresa May e Angela Merkel: come se fosse entrata per meriti di sangue tra i grandi della Terra.
ivanka e donald trump al g20 di amburgo
«Ero stato io a chiederle di tenermi il posto, quando mi sono alzato per un incontro con il Giappone», ha spiegato ieri il presidente ai 32milioni che lo seguono su Twitter, aggiungendo che Merkel era d' accordo con lui. Poi ha coinvolto persino Chelsea Clinton: «Se fosse stato chiesto a lei di tenere il posto di Hillary, mentre la madre tradiva il nostro paese - ha scritto Trump - le Fake News (il suo soprannome per i media tradizionali considerati bugiardi, ndr) avrebbero inneggiato a Chelsea for President».
«Le delegazioni decidono da sole chi sta seduto al tavolo quando non c' è il presidente», ha replicato gelido il portavoce di Merkel, Steffen Seibert: «E Ivanka faceva parte della delegazione americana». Come dire: sono problemi della Casa Bianca, per favore lasciateci fuori. Il tono di Chelsea è stato combattivo. «Ai miei genitori non sarebbe mai venuto in mente di chiedermi di tenere il loro posto - ha scritto la figlia di Bill e Hillary - E non sarà per caso lei a tradire il nostro paese? Spero di no».
Il riferimento è ovviamente al Russiagate, cioè alle interferenze russe nella campagna elettorale, e alle ambiguità del rapporto di Trump con Putin. Le ultime rivelazioni del New York Times hanno dato una nuova dimensione allo scandalo, acuendo i pericoli politici e giudiziari per la Casa Bianca, mettendo in allarme i repubblicani (che ormai appoggiano un inasprimento delle sanzioni anti-Mosca) e alimentando le indagini del giudice speciale Robert Mueller.
Al centro dei sospetti, c' è Donald Trump Jr, 39 anni, primogenito del presidente. È stato lui, il 9 giugno 2016, poco dopo che il padre aveva ottenuto un numero di delegati sufficienti per la nomination repubblicana, ad accettare di incontrare alla Trump Tower un avvocato russo legata al Cremlino, Natalia Veselnitskaya, che aveva promesso «informazioni infamanti » su Hillary.
Alla riunione hanno partecipato anche il capo della campagna elettorale di Trump, Paul Manafort, e il genero del presidente, Jared Kushner. Al di là dei tentativi di Donald jr di sminuire la portata di quel colloquio durato 20-30 minuti, si tratta della prima conferma ufficiale del tentativo dei più stretti collaboratori di Trump di aprire un canale privilegiato con i russi. Il Senato sembra intenzionato a indagare, Donald jr ieri si è detto «lieto di collaborare».
Domenica, reduce da Amburgo e dalle polemiche dopo il faccia- a-faccia con Putin, Trump aveva invitato a voltare pagina con la Russia, ipotizzando la creazione di una task-force per la cyber- sicurezza assieme al Cremlino per proteggere le elezioni dagli hackers. Ma dopo gli sberleffi dei democratici e di gran parte dell' establishment repubblicano, dopo appena 12 ore è arrivato il voltafaccia: «La task force non si farà». Un' altra brutta figura, che, come sempre, ha cercato di mascherare con i tweet.
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