donald trump ronald reagan

EDONISMO REAGANIANO COI CONTRO…DAZI! IN UN VIDEO DEL 1987 L'ALLORA PRESIDENTE REPUBBLICANO DEGLI STATI UNITI RONALD REAGAN SPIEGA I DANNI CHE I DAZI FANNO ALL'ECONOMIA DI CHI LI IMPONE – “ALL’INIZIO PUÒ SEMBRARE UN ATTO PATRIOTTICO, PER PROTEGGERE PRODOTTI E I POSTI DI LAVORO AMERICANI. QUELLO CHE ACCADE ALLA FINE È CHE LE INDUSTRIE NAZIONALI SMETTONO DI COMPETERE. I DAZI ELEVATI PORTANO A RITORSIONI E A DURE GUERRE COMMERCIALI. IL RISULTATO È CHE...” – IL DISCORSO INTEGRALE + VIDEO

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Da repubblica.it

donald trump ronald reagan

Nel pieno del terremoto causato da Donald Trump sui mercati mondiali, rispunta un video del 1987 in cui l'allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan spiega in maniera chiara, da un punto di vista di destra, i danni che i dazi fanno all'economia di chi li impone.

 

Ronald Reagan, alla Casa Bianca dal 1981 al 1989, è stato probabilmente il presidente del Partito Repubblicano più amato degli ultimi 50 anni. Il suo mandato, caratterizzato dalla cosiddetta "reaganomics", ovvero una dottrina economica marcatamente liberista, coincise con uno dei periodi di maggiore crescita degli Stati Uniti, e si concluse alla vigilia della fine della guerra fredda e del crollo del muro di Berlino

 

 

 

 

Qui la versione integrale del discorso di Reagan sui dazi del 1987:

Cari concittadini americani,

 

la prossima settimana il Primo Ministro Nakasone del Giappone verrà a trovarmi qui alla Casa Bianca. Si tratta di una visita importante, perché se da un lato affronteremo i nostri rapporti con il Giappone — nostro buon amico, con cui le relazioni complessive restano eccellenti — dall’altro saranno in cima all’agenda anche recenti disaccordi tra i nostri due Paesi in materia di commercio.

 

donald trump ronald reagan

Come forse avrete sentito, la scorsa settimana ho imposto nuovi dazi su alcuni prodotti giapponesi in risposta all’incapacità del Giappone di far rispettare l’accordo commerciale con noi riguardante dispositivi elettronici chiamati semiconduttori. Ora, imporre dazi, barriere commerciali o restrizioni di qualsiasi tipo è una misura che sono restio a prendere. Tra poco vi spiegherò le ragioni economiche solide di questa posizione: sul lungo periodo, queste barriere danneggiano ogni lavoratore e consumatore americano. Ma i semiconduttori giapponesi rappresentavano un caso speciale. Avevamo prove chiare che alcune aziende giapponesi stavano adottando pratiche commerciali scorrette, violando l’accordo tra Giappone e Stati Uniti. Ci aspettiamo che i nostri partner commerciali rispettino gli accordi presi. Come ho spesso detto: il nostro impegno per il libero scambio è anche un impegno per uno scambio equo.

 

RONALD REAGAN CONTRO I DAZI NEL 1987

Ma, vedete, nel prendere questi provvedimenti non volevamo certo avviare una guerra commerciale: stavamo solo cercando di affrontare un problema specifico. La prossima settimana trasmetterò questo stesso messaggio al Primo Ministro Nakasone: vogliamo continuare a collaborare per risolvere i problemi commerciali e desideriamo davvero eliminare queste restrizioni il prima possibile, non appena le prove lo consentiranno. Vogliamo farlo perché riteniamo che sia il Giappone sia gli Stati Uniti abbiano l’obbligo di promuovere la prosperità e lo sviluppo economico che solo il libero scambio può garantire.

 

Questo stesso messaggio sul libero scambio l’ho trasmesso anche ai leader del Canada poche settimane fa, ed è stato accolto con calore. In effetti, in tutto il mondo cresce la consapevolezza che la via verso la prosperità per tutte le nazioni passi dal rifiuto del protezionismo e dalla promozione di una concorrenza leale e libera. Ci sono solide ragioni storiche per tutto ciò. Per noi che abbiamo vissuto la Grande Depressione, il ricordo della sofferenza di quel periodo è profondo e indelebile. E oggi, molti economisti e storici sostengono che l’approvazione, in quel periodo, della legge Smoot-Hawley sui dazi doganali contribuì in modo determinante ad aggravare la crisi e a ritardare la ripresa economica.

 

donald trump ronald reagan

Vedete, all’inizio, quando qualcuno dice: “Imponiamo dazi sulle importazioni estere”, può sembrare un atto patriottico, per proteggere i prodotti e i posti di lavoro americani. E a volte, per un breve periodo, funziona — ma solo per poco. Quello che accade alla fine è che le industrie nazionali iniziano a contare sulla protezione del governo sotto forma di dazi elevati. Smettono di competere, e smettono di innovare nella gestione e nella tecnologia, che sono invece essenziali per avere successo nei mercati globali.

 

E mentre tutto questo accade, succede qualcosa di ancora peggiore: i dazi elevati portano inevitabilmente a ritorsioni da parte degli altri Paesi e all’innesco di dure guerre commerciali. Il risultato è un’escalation di dazi, barriere sempre più alte, e concorrenza sempre più scarsa. Alla fine, a causa dei prezzi artificialmente elevati, che sovvenzionano l’inefficienza e la cattiva gestione, la gente smette di comprare. E allora succede il peggio: i mercati si restringono e crollano; le aziende e le industrie chiudono; e milioni di persone perdono il lavoro.

RONALD REAGAN CONTRO I DAZI NEL 1987

 

Il ricordo di quanto accadde negli anni ’30 mi ha reso determinato, quando sono arrivato a Washington, a risparmiare al popolo americano la rovina del protezionismo. Non è sempre stato facile. In questo Congresso, come già accadeva negli anni ’30, ci sono persone pronte a inseguire vantaggi politici immediati, disposte a rischiare la prosperità americana per compiacere qualche gruppo d’interesse particolare, dimenticando che oltre 5 milioni di posti di lavoro americani dipendono direttamente dall’export, e altri milioni sono legati all’importazione.

 

Ecco, io quei posti di lavoro non li ho mai dimenticati. E tutto sommato, sulle questioni commerciali, abbiamo fatto bene. In alcuni casi selezionati, come quello dei semiconduttori giapponesi, siamo intervenuti contro pratiche sleali, ma abbiamo sempre mantenuto il nostro impegno di fondo a favore del libero scambio e della crescita economica.

 

Dunque, con l’incontro con il Primo Ministro Nakasone e il vertice economico di Venezia alle porte, è fondamentale non limitare le opzioni a disposizione del Presidente negli accordi commerciali con i governi stranieri. Purtroppo, alcuni membri del Congresso stanno cercando di fare proprio questo. Vi terrò informati su questa pericolosa proposta di legge, perché si tratta solo di un’altra forma di protezionismo, e potrei aver bisogno del vostro aiuto per fermarla. Ricordate: in gioco ci sono i posti di lavoro e la crescita dell’America.

 

Grazie per avermi ascoltato. E che Dio vi benedica.

ronald reaganinsediamento ronald reagan 1985