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Carlotta Scozzari per Dagospia
In un'epoca in cui tutti (o quasi) vanno pazzi per "Masterchef" e citano battute del reality sui cuochi come se piovesse, non può stupire che il governo di Matteo Renzi che si intravvede all'orizzonte possa già disporre della ricetta per risolvere tutti i mali del'economia italiana, nonostante ancora manchi il nome dell'inquilino del ministero di via XX settembre.
Niente paura: la ricetta, almeno per il momento, non è stata sfornata dalla Troika, né dalla Germania di Angela Merkel. Il cuoco in questione è, questa volta, Davide Serra, il patron dei fondi di investimento Algebris, che, consigliere vicino a Matteuccio sin dalla prima ora, si sta già ritagliando rispetto a Renzie un ruolo simile a quello che Gianroberto Casaleggio ricopre per Beppe Grillo.
Ed ecco la ricetta fresca di giornata che, in una intervista al "Sole 24 ore", Serra ha sfornato e che a suo dire dovrebbe permettere all'Italia di uscire dalle secche economiche in cui da anni ormai versa: "Riforma del lavoro con maggiore flessibilità dei contratti, riduzione del cuneo fiscale prendendo le risorse da una maggiore tassazione delle rendite finanziarie, riforme istituzionali, lotta all'evasione fiscale e semplificazione della macchina dello Stato e della burocrazia".
Il tutto, avverte il patron dei fondi Algebris, che da anni risiede a Londra con la sua famiglia, deve essere cucinato con "rapidità e velocità ". Una ricetta, dunque, che trova uno dei suoi perni nell'innalzamento della tassazione sulle rendite finanziarie, ora pari al 20% tranne che per titoli di Stato italiani, per i quali è ferma al 12,5 per cento.
Già all'inizio di gennaio, ospite del programma "Otto e mezzo" di Lilli Gruber su La7, Renzie si era detto intenzionato ad agire sulle rendite finanziarie, che tuttavia aveva confuso con le transazioni, su cui grava invece la Tobin tax. Quest'ultima si calcola infatti sull'ammontare delle transazioni finanziarie, mentre il balzello sulle rendite riguarda soltanto quel che si guadagna con il trading di Borsa.
Renzi, a una domanda della Gruber che voleva capire se sulle rendite finanziarie la sua posizione fosse allineata a quella di Serra (che già allora non faceva mistero della propria ricetta), rispondeva di essere d'accordo: "Se noi prendiamo un po' di più dalle transazioni finanziarie va bene, a patto di ridurre le tasse sul lavoro e in particolare l'Irap", diceva Renzie confondendo rendite e transazioni finanziarie. C'è da sperare che nel frattempo abbia fatto chiarezza.
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