DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
Francesco Semprini per http://www.lastampa.it
Il Pil vola, Wall Street brinda, Trump incassa. La crescita americana segna il miglior risultato in circa quattro anni e il terzo migliore dalla grande crisi che ha colpito gli Stati Uniti oltre un decennio fa. Il Prodotto interno lordo vola infatti del 4,1% nella prima lettura del secondo trimestre accompagnato da una contestuale revisione dal 2% al 2,2% per i primi tre mesi dell’anno in corso. Il dato è in linea con le attese degli analisti, mentre Donald Trump twitta: “Ottimi numeri sul Pil”.
A sostenere la corsa della locomotiva economica americana sono i consumi - che incidono per oltre i due terzi sul dato, cresciuti del 4% - e le esportazioni balzate del 9,3%, a dispetto dei temuti effetti di dazi e guerra commerciale tra Usa e resto del mondo. In realtà il rimbalzo dell’export è in parte legato all’accelerazione delle vendite di soia e altre materie prime agricole alla Cina in anticipo alle probabile ritorsione di Pechino alle misure volute da Trump.
Un ulteriore elemento di impulso è dato dalle spese governative, mentre alcuni cali sono da riscontrare negli investimenti in scorte e nel comparto residenziale. Il dato ha restituito ossigeno a Wall Street, impensierita da Facebook e Twitter, con i principali listini che hanno avviato in vivace rialzo le contrattazioni, mentre i rendimenti decennali del Tesoro sono in marginale ribasso.
Il risultato consolida la leadership del presidente nonostante la marea montante di critiche e i moniti sinistri sui rischi derivanti dall’adozione di dazi nei confronti di Cina ed Europa. E sembra confermare la tabella di marcia delineata dalla Federal Reserve sul rialzo dei tassi con altri due ritocchi nel 2018 e almeno tre nel 2019.
Il successo riscosso, sino ad oggi, da Trump è frutto di una politica modulata su tagli delle tasse, deregolamentazione e aumento della spesa a sostegno della crescita. Sino ad oggi, appunto, perché il quesito che emerge è quanto possano durare tali ritmi, ancor di più perché i cicli economici di crescita di solito durano otto, nove anni e l’attuale è in atto dal 2010.
Un interrogativo che per ora non sembra impensierire l’amministrazione di Washington galvanizzata da una Trumpeconomic che riesce, nonostante tutto, a serrare le fila tra Wall Street, Corporate America e consumatori. E quindi a mobilitare una buona fetta di quell’elettorato che, tra poco più di tre mesi, si recherà alle urne per il voto di metà mandato.
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