DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Mara Gergolet per corriere.it - Estratti
E alla fine, è stato Olaf Scholz a licenziare Christian Lindner. Quando le cose erano decise, quando la trappola dei liberali è scattata, quando ormai la scenografia era stata allestita per lasciare il governo, è stato il cancelliere con senso d’orgoglio e d’anticipo, a privarli del gusto di sbattere la porta. Ha licenziato il proprio ministro delle Finanze e ha messo fine al governo «semaforo» tra socialdemocratici, verdi e liberali. Appena il secondo più breve della storia tedesca, ma almeno Olaf Scholz è riuscito ad allontanare da sé l’inglorioso primato.
Poi alle 21 ha convocato la conferenza stampa, e con toni netti raramente usati ha delineato il percorso dei prossimi mesi. «Sono costretto a fare questo passo per prevenire danni al nostro Paese. Abbiamo bisogno di un governo efficace che abbia la forza di prendere le decisioni necessarie», ha detto. Ha annunciato che il 15 gennaio chiederà la fiducia e che, probabilmente non ottenendola, ciò aprirà la strada a nuove elezioni «entro la fine di marzo». Poi ha dedicato parole durissime a Lindner: «Troppe volte ha tradito la mia fiducia, troppe volte si è impegnato in meschine tattiche di partito».
Il ministro ha risposto in un livestream, affermando che Scholz gli ha chiesto di togliere il freno del debito: «Non potevo farlo, avrei violato il mio giuramento di ufficio».
Finisce così, con il ritiro di tutti i ministri liberali e un governo di minoranza Spd-verdi a termine, una crisi inedita per Berlino. Sono stati tre giorni di apnea, in cui il cancelliere ha provato in tutti i modi a ricucire. Riunioni non stop da lunedì con i due vice, il verde Robert Habeck e Lindner stesso. La scadenza — la riunione delle delegazioni — era fissata per ieri alle 18.
Dopo l’elezione americana, dopo lo choc, pur messo in preventivo a Berlino, di avere in America un presidente che promette dazi al 10 o al 20% all’export tedesco (200 miliardi, il Pil di un paese medio) nel «più delicato momento del dopoguerra per l’economia», come scrive la Faz.
Nelle ultime ore i venti erano cambiati. Se ancora domenica tra i giornalisti si pensava che l’elezione di Trump avrebbe ricompattato l’esecutivo, a poco a poco è prevalsa la tesi opposta. L’editoriale della Bild sosteneva che proprio un eventuale ritorno di The Donald avrebbe reso più urgente il nuovo inizio.
I liberali disseminavano indizi. Ancora a mezzogiorno, nell’entourage di Friedrich Merz — il capo della Cdu e probabile prossimo cancelliere, che ieri ha incontrato Enrico Letta in una conferenza alla Hertie’s School, per poi fuggire di gran fretta nella Mercedes nera verso la sede del partito — ci dicevano che le chance di un crollo erano 50-50: «Ma se proprio si deve scommettere, allora al 55% Linder se ne andrà». Poi è stato un crescendo: si è saputo che i liberali avevano prenotato per l’indomani la sala dei grandi annunci alla Bundespressekonferenz. E la sera sulla Bild iniziano a uscire dettagli ripresi dai tg: Lindner ha chiesto le elezioni, Scholz l’ha licenziato, il governo è caduto.
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SCHOLZ
Estratti da ilfattoquotidiano.it
Un alleato propone le elezioni anticipate, il cancelliere lo licenzia, il terzo componente del governo annuncia il voto in primavera. Risultato: la coalizione semaforo di Olaf Scholz non c’è più. Ed è l’unico dato certo di una giornata politica che in Germania ricorderanno per molto tempo.
olaf scholz e Christian Lindner
L’inizio della crisi è certificata dalle parole del ministro delle Finanze Christian Lindner. Alla delicatissima riunione del comitato di coalizione presso la Cancelleria a Berlino, il titolare dell’Economia non ha proposto una via di fuga, né una soluzione alle enormi difficoltà di bilancio: l’unico suggerimento, secondo quanto riferito dalla Bild, è stato quello di indire nuove elezioni ad inizio 2025.
La replica di Scholz? Netta: ha rifiutato la proposta del voto anticipato e ha licenziato Christian Lindner. La notizia è stata confermata da Steffen Hebestreit, portavoce del cancelliere tedesco.
olaf scholzOlaf Scholz e Christian Lindner annalena baerbock olaf scholz e christian lindnerannalena baerbock olaf scholz e christian lindner
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