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Marco Conti per "Il Messaggero"
Uno fa ridere e l'altro fa piangere. In pubblico Bossi e Berlusconi se le danno di santa ragione, mentre in privato, come racconta lo stesso Cavaliere, continuano a sentirsi con una certa frequenza e ragionano su scenari di voto anticipato, su possibili alleanze e su un governo che «non mangerà un altro panettone e forse nemmeno la colomba».
Ieri pomeriggio, prima di entrare al tempio di Adriano, l'ex presidente del Consiglio ha liquidato con un'alzata di spalle l'ennesimo affondo del Senatùr. «Ho parlato con Umberto la scorsa settimana, non ci sono problemi particolari tra noi. Abbiamo imboccato strade diverse per un breve periodo, ma presto torneremo insieme».
Una convinzione che spinge il Cavaliere a commissionare sondaggi dove Pdl e Lega vengono dati ancora insieme e che avrebbero portato a tre punti la distanza dal centrosinistra. Un margine molto ridotto, rispetto a quattro mesi fa, che ringalluzzisce l'ex premier e alimenta un bel pò di insofferenza nei confronti del governo tecnico di Mario Monti.
Pensare che il Carroccio possa andare da solo alle prossime amministrative non fa dormire sonni tranquilli al Cavaliere. Tanto più se i sondaggi dicono come il Carroccio stia pescando a mani basse tra gli scontenti del centrodestra, continuando a rosicchiare percentuali al Pdl.
Ovvio quindi che Berlusconi ragioni sul breve periodo e speri quanto prima di poter liquidare «il risanatore dei conti pubblici» (Mario Monti ndr) in modo da tornare al più presto «ad una piena legittimità democratica» che «solo il lavacro delle urne può dare». In attesa che gli eventi comincino a dargli ragione, l'ex premier tiene aperta l'opzione delle urne con una certa convinzione e lascia che deputati del Pdl, come Crosetto e Stracquadanio, minaccino di non votare la fiducia.
Ovviamente Berlusconi cercherà oggi in aula di immortalare con un abbraccio la mai venuta meno sintonia con il Senatùr. Tutti e due i leader devono però fare i conti con una base parlamentare in ebollizione e stanca di doversi misurare nuovamente con il solito schema che alla fine potrebbe anche spingere il Cavaliere a presentarsi come candidato premier per la sesta volta, per poi tentare di traghettare al Quirinale.
Le tensioni nel gruppo della Lega della Camera, con l'ennesimo assalto dei maroniani alla poltrona di Reguzzoni, sono la conferma di quanto poco nel Carroccio si creda alla rottura definitiva del «cerchio magico» con il Cavaliere.
L'ammissibilità del referendum elettorale, che verrà decisa a gennaio, rappresenta per Berlusconi un possibile punto di svolta della legislatura e il modo per recuperare il rapporto con la Lega. Da gennaio Berlusconi è convinto di poter avere in mano l'argomento per convincere Bossi, e soprattutto la Lega, a rientrare nei ranghi: la legge elettorale. Non a caso ieri sera Berlusconi, per la prima volta, ha indicato nella revisione del meccanismo elettorale una delle priorità dell'attuale maggioranza. Il Cavaliere è infatti convinto non solo di riuscire a tenere assieme tutto il Pdl, ma di poter trattare, sulla legge elettorale, anche per conto del Carroccio al tavolo che metterà insieme le forze dell'attuale maggioranza.
Non a caso ieri pomeriggio è stato Sandro Bondi a mettere le mani avanti su possibili strategie di scomposizione de poli. «Se fosse vero che all'ombra del governo tecnico alcuni ministri e esponenti politici lavorassero a nuovi equilibri politici - ammonisce l'ex ministro e stretto collaboratore del premier - ciò sarebbe in contraddizione con la natura e le finalità del governo che anche il Pdl ha concorso a sostenere, e in ultima istanza diventerebbe un intralcio all'impegno del governo stesso presieduto da Monti». Un altolà bello e buono a chi pensa di poter fare a meno del Pdl a trazione-Berlusconi.
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