1- IN UN SOPRASSALTO DI DECENZA LA RAI HA STOPPATO I 630MILA € PER FAR BALLARE DALLA CARLUCCI I PIEDONI ROZZI BOBO VIERI E QUELLI, AL CONFRONTO, SOPRAFFINI DI RIVERA 2- NEL BUDGET DEL 2012, LICENZIATO IERI DAL DG OPUS LEI SONO PREVISTI RISPARMI PER ALTRI 112 MILIONI DI EURO. E QUESTO, A QUANTO PARE DI CAPIRE, NON SARÀ L’ULTIMO INTERVENTO CORRETTIVO (QUANTO PESA OGGI IL RIFIUTO DI MASI DELL’OFFERTA SKY? UNA RINUNCIA VALUTABILE INTORNO AI 500 MILIONI DI EURO COMPLESSIVI) 3- E COSA HA RICAVATO DA ALLORA LA RAI DALLA PUBBLICITÀ DEI NUOVI CANALI DIGITALI? 4- UNA SITUAZIONE CATASTROFICA CHE CADE COME IL FORMAGGIO SUI MACCHERONI PER IL GOVERNO MONTI-PASSERA CHE NON ASPETTA ALTRO CHE UN BEL ROSSO IN BILANCIO PER COMMISSARIARE E POI PRIVATIZZARE IL CARROZZONE DELLA TIVU’ DI STATO 5- ALDO GRASSO DIVENTA OBESO PENSANDO A RIVERA DANZANTE, “UN MITO, UNA BANDIERA, CHE FINISCE IN UNA BALERA, COME GUARDARE BUFFALO BILL ESIBIRSI IN UN CIRCO”

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1 - VIERI E RIVERA TROPPO CARI LA RAI FRENA SU BALLANDO...
Renato Franco per il "Corriere della Sera"

Per ora non si balla. Ma oggi è un altro giorno e potrebbe esserci il via libera. Ieri però il consiglio di amministrazione della Rai ha stoppato i piedi sopraffini di Gianni Rivera e quelli più rozzi al confronto, ma comunque niente male, di Christian Vieri. Il problema i costi troppo elevati per mettere le loro gambe a disposizione di Milly Carlucci e del suo «Ballando con le stelle».

A far sobbalzare i membri del cda di Viale Mazzini - tutti insieme, nessuno escluso, in pratica una standing ovation - il cachet previsto per Vieri: si parla di 630 mila euro. Ma ha fatto storcere il naso anche la cifra fissata per l'ex fenomenale capitano del Milan ed ex deputato: 480 mila euro. Al confronto gli altri concorrenti impallidiscono: il compenso per l'attore da fiction Sergio Assisi sarebbe di 400 mila euro. Altra attrice: Lucrezia Lante della Rovere prenderebbe 260 mila euro. Ancora un ex calciatore, stavolta della Roma: Marco Del Vecchio avrebbe un assegno da 140 mila euro. Si parla invece di 110 mila per la cantante Anna Tatangelo.

Con i conti da sistemare e in un Paese costretto a nuovi sacrifici il consiglio di amministrazione ha ritenuto inopportuno approvare il budget dello show. Il programma era tra quelli inseriti nei piani di produzione 2012 affrontati ieri dal cda di Viale Mazzini. I compensi per i due ex calciatori sono stati ritenuti elevati per gli standard che l'azienda si è data - come del resto è evidenziato negli ultimi progetti di strategia contabile-finanziaria presentati dal direttore generale Lorenza Lei al cda e dallo stesso organismo di gestione approvati - in un'ottica non solo di generici tagli ma anche di contenimento delle spese e di risparmio rigoroso in una prospettiva di rilancio.

Adesso la palla - metafora più che mai banale - torna alla produzione (Ballandi Entertainment) per verificare la disponibilità - di Vieri soprattutto - a partecipare comunque al programma a fronte di un compenso che sarà inferiore a quello inizialmente ipotizzato. In molti aspettavano al varco il cda perché nelle scorse settimane si era parlato per Vieri di un ingaggio da 800 mila euro. Che è stato la base di partenza dell'asta per averlo tra i concorrenti.

Ora si è arrivati a 630 mila euro, un cifra comunque non compatibile con le attuali politiche gestionali della Rai e a prescindere non opportuna nella fase di crisi del Paese. Lo conferma il consigliere Nino Rizzo Nervo (Pd): «Pur dovendo stare sul mercato, quest'azienda che si finanzia in parte anche con la pubblicità e che deve comunque competere con altre aziende, non può non tener conto del contesto del Paese».

Stesso concetto ribadito da Giovanna Bianchi Clerici (Lega): «Noi ci poniamo credo correttamente il problema che in questa fase del Paese non ci si può permettere certe cifre. Stanno cercando di trovare una soluzione, speriamo la trovino».

Oggi si saprà, perché questa mattina il cda si riunirà nuovamente e appositamente solo per la questione «Ballando» (partenza prevista sabato 7 gennaio) e per valutare la nuova proposta della produzione. «Ballando con le stelle» riesce ancora a far discutere prima di iniziare. A settembre Milly Carlucci e la Bbc avevano avviato un'azione legale nei confronti di Canale 5 per prevenire la messa in onda del programma fotocopia «Baila!», poi riconosciuto colpevole di plagio dal Tribunale. A Mediaset rideranno.

2 - CHE DISAGIO SE IL MITO FINISCE IN UNA BALERA...
Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"

Qualche giorno fa, inseguendo una polemica tra la figlia di Beppe Viola ed Enzo Jannacci (Marina accusava il cantante di scarsa generosità nel dimenticare troppo spesso il ruolo creativo avuto dal padre in certe canzoni) mi è capitato di rivedere tutta l'intervista che Viola aveva fatto a Rivera su un tram, per le strade di Milano. Altri tempi, altra concezione del calcio e della vita. Rivedendo quello spezzone ho avuto come un tuffo al cuore.

Sarà stato sicuramente merito dell'intervistatore ma anche l'intervistato ci aveva messo del suo. Nel parlare dimostrava la stessa eleganza mostrata in campo, quel mitico fraseggio che era la sua cifra inconfondibile. Era l'epoca del paleo-calcio. Leggere che Gianni Rivera avrebbe fatto parte con Bobo Vieri del cast di «Ballando con le stelle» è stato un piccolo choc. Si prova sempre un certo disagio nel vedere un mito finire in una balera (come guardare Buffalo Bill esibirsi in un circo).

E poi vicino a Vieri, un giocatore che ha avuto più fan nelle discoteche che negli stadi. Sì, era l'epoca del paleo-calcio. Il calciatore era una bandiera e dunque un simbolo attorno cui raccogliersi, soffrire, identificarsi in una «fede», in una sorta di riscatto sociale. Era un'immagine a circolazione limitata: stadio, tifosi, stampa sportiva o locale. Un'immagine che tutt'al più amplificava un'onorata carriera e che permetteva dignitose vecchiaie: l'agenzia di assicurazioni, per esempio.

A Vieri non è stato più sufficiente recitare la sua parte dentro lo stadio, ma ha dovuto imparare a vivere in compagnia della sua immagine, trasformare le sue azioni in prestazioni telegeniche. Com'è d'uso nel neo-calcio. Vieri può tranquillamente andare a fare il ballerino in tv, come certi orsi di Buffalo Bill (magari abbassando le pretese economiche), ma seguire Rivera a «Ballando con le stelle» sarà per me come rivedere, ogni volta, lo struggente finale di Million Dollar Baby.

3- BASTA CON IL SACCHEGGIO DELLA RAI!...
Mario Gemelli per http://www.tvzoom.it/

L'attualità parla di risparmi per milioni e milioni di euro. E di tagli su contenuti e sviluppo imposti dalla crisi. A rischio, a esempio - tra le altre cose, a stare sul leggero - oltre ai forfait per Bobo Vieri e Gianni Rivera a Ballando con le stelle, ci sono i quattrini che dovevano essere destinati all'acquisto dei diritti del calcio in chiaro; quelli che attualmente garantiscono alla Rai, per intenderci, la possibilità di trasmettere Novantesimo Minuto, Domenica Sportiva e Coppa Italia.

Ma è inevitabile, considerati i tempi e i bilanci in rosso, che Viale Mazzini faccia le proprie manovre. Nel budget del 2012, licenziato ieri dal direttore generale Lorenza Lei sono previsti risparmi per altri 112 milioni di euro. E questo, a quanto pare di capire, non sarà l'ultimo intervento correttivo.

In questo contesto critico finisce per essere naturale ripensare ad alcune delle scelte fatte dall'ultimo direttore generale dell'azienda, Mauro Masi. E, in particolare, a quella di rinunciare al minimo garantito offerto da Sky alla Rai per far permanere per sette anni l'offerta di canali ai tempi targati Raisat sulla pay tv. È noto come la vicenda sia andata a finire: la società liquidata, una parte dei marchi e dei canali riproposti in chiaro.

Masi rifiutò l'offerta dell'allora amministratore delegato di Sky, Tom Mockridge, considerandola come una sorta di elemosina. I soldi della pubblicità ottenuti dopo la riorganizzazione dell'offerta - si sostenne - avrebbero tappato il buco. Gli spot sui nuovi canali in chiaro distribuiti a un pubblico più ampio di quello della pay - si disse, in sostanza, da parte dei vertici Rai - avrebbero reso un delta differenziale di ricavi molto, ma molto più cospicuo dei soldi promessi da Sky.

Ma a quasi due anni e mezzo di distanza dal fatidico strappo del luglio 2009, quei conti non tornano. Sky aveva offerto alla Rai 50 milioni annui di minimo garantito; e poi almeno 75 milioni di euro per l'accordo di output dial concernente i prodotti cinematografici distribuiti da Rai Cinema. Dulcis in fundo, altri soldi sarebbero entrati grazie alla pubblicità che avrebbero reso i canali. Insomma, a volere stare cauti, Masi alla fine decise di rinunciare a una cifra valutabile intorno ai 500 milioni di euro complessivi.

E a un alleato naturale: sui diritti dei grandi eventi sportivi internazionali, infatti, si era instaurata l'abitudine di dividersi utilmente la torta, con Sky che proponeva la versione full delle manifestazioni e la Rai che si teneva - come del resto da obbligo Ue - le partite decisive e quelle delle rappresentative nazionali.

Una domanda a questo punto sorge spontanea: cosa ha ricavato da allora la Sipra, cioè la concessionaria della Rai, dalla pubblicità dei nuovi canali digitali? Cosa è lecito pensare possa ottenere nei prossimi 4 anni e mezzo, nel periodo di tempo, cioè, che manca alla scadenza virtuale dell'accordo a cui si è rinunciato?

Ebbene, a stare alle stime degli esperti nelle casse della concessionaria sono entrati pochi spiccioli nella parte rimanente del 2009, meno di una trentina di milioni nel 2010 e ora è previsto il superamento della soglia dei 50 milioni nel 2011. Per raggiungere e superare quota 500 milioni nel luglio del 2016, la raccolta di Sipra dovrebbe crescere di qui in avanti a un tasso annuo di quasi il 20%. Possibile? Improbabile, ma non assurdo. Se non fosse per un aspetto quasi paradossale delle attuali dinamiche di mercato che gioca contro questa prospettiva.

Molti osservatori specializzati ritengono sia preferibile per la concessionaria della tv pubblica moderare crescita di share e raccolta pubblicitaria delle altre tv. Il rischio, infatti, lo stesso corso da Mediaset del resto, è quello che il trasferimento troppo repentino di ascolti e spot dalle generaliste alle tematiche alla fine cannibalizzi la raccolta pubblicitaria nel suo complesso. Oltretutto Sipra affronta un periodo difficile.

Dopo un 2010 a quota 1,03 miliardi, si sta per concludere un 2011 in cui, al momento, viene ancora stimato possibile il raggiungimento di quota 980 milioni, ma altre previsioni parlano di un bilancio di chiusura a quota -6%. Intanto il mercato della pubblicità, televisione compresa, è entrato in una fase di crisi ancora più marcata ed è previsto che anche nel 2012, nonostante Europei di calcio e Olimpiadi, il risultato finale di raccolta possa essere negativo di altri 4/5 punti percentuali.

L'interesse degli utenti di pubblicità verso la nuova offerta digitale è certamente alto e crescente, mentre appare saturata l'attenzione alle generaliste. Ma, secondo gli analisti, in questo momento di contrazione complessiva di consumi e investimenti, per le strutture commerciali di Rai e Mediaset è più logico attuare strategie di massima salvaguardia delle audience e dei risultati di raccolta delle generaliste. Un punto aggiuntivo di share sulle generaliste, infatti, alla fine si vende ancora molto di più di un punto di share sulle tematiche.

In sintesi: è molto probabile che alla fine, alla scadenza del 2016, la Rai non solo non vedrà alcun delta, ma non otterrà neanche il raggiungimento della cifra di base a cui Masi decise di rinunciare. E a questo punto è lecito pensare che la rinuncia sia stata fatta per motivi politici (favorire Berlusconi nella guerra con Murdoch) e non certo per opportunità economiche della tv di Stato. Finirà mai questo saccheggio della Rai?

 

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