DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
A Denis Volkov viene da sorridere. «Non capisco perché il Cremlino abbia escluso candidati come Ekaterina Duntsova o Boris Nadezhdin. Non sarebbe cambiato nulla. Da due anni il consenso di Vladimir Putin è stabile sopra l’80%. Il risultato alle urne corrisponde agli esiti delle nostre indagini sociologiche».
Se lo dice lui c’è da credergli: 39 anni, dal 2021 è a capo del Centro Levada, l’unico istituto di sondaggi indipendente, autonomia che sconta con il marchio di infamia di “agente straniero”.
Volkov è abituato a vedersi contestata la veridicità dei sondaggi perciò […] come prima cosa mette in chiaro: «Non abbiamo alcun motivo di dubitare dei nostri sondaggi. Spesso viene detto che il nostro tasso di risposte è basso. Non è vero. È intorno al 30%, in linea con i criteri di qualità internazionali».
C’è chi dubita comunque di risposte date in un Paese impegnato in un conflitto e in una dura repressione.
«Che cos’è l’opinione pubblica? L’opinione pubblica non è soltanto la somma di individui isolati. La gente non vive, non pensa, non agisce in un vuoto, ma sotto la pressione dei pari, dei media e dei governi perché ci si conformi. Pressione che si somma al bisogno dell’individuo di conformarsi. Conduciamo sondaggi dal 1988 e possiamo registrare le tendenze andando indietro nel tempo, ad esempio in periodi di conflitto. E i dati di oggi e del 2014, quando iniziò il conflitto in Ucraina, sono molto simili».
Le percentuali di voto quindi non sono gonfiate?
«Non c’è dubbio che il consenso di Vladimir Putin sia intorno all’80%. È così dal febbraio 2022. Prima dell’Operazione militare speciale, metà dei russi era favorevole a una sua ricandidatura, metà era contraria. Dopo il 24 febbraio 2022, i sostenitori di un nuovo mandato di Putin al Cremlino sono saliti dal 45% al 75%, poi al 78% e infine all’80%. Ma se si calcola questa percentuale soltanto tra chi è pronto ad andare a votare sale all’85%. Nulla di insolito, dunque.
L’unica incognita era l’affluenza. Ma eravamo certi che il dato avrebbe superato quello del 2018 perché l’intensa campagna di Putin per portare la gente alle urne ha funzionato. Grazie anche a elezioni su tre giorni e al voto a distanza. Certo, quando si chiede quanto quest’ultimo sia affidabile, la risposta varia: chi si fida del governo, si fida del voto digitale e il contrario».
Quant’è alto il sostegno per l’Operazione militare speciale in Ucraina?
vladimir putin dopo le elezioni
«Ci sono diversi livelli di sostegno. Ci sono uomini molto aggressivi che sostengono che la Russia debba arrivare fino al confine ucraino con la Polonia. Sono il 20% e sono il nocciolo duro del 45-50% di popolazione che sostiene solidamente l’esercito russo in Ucraina. Poi c’è un altro 30% il cui sostegno è più debole […]. Gente che pensa che la guerra sia un male, ma che si affida a Putin perché “sa come agire”. La maggior parte dei russi […] vede il conflitto in Ucraina come parte dell’eterno confronto tra Russia e Occidente».
L’effetto bandiera ha consolidato il tasso di gradimento di Putin?
«Ha iniziato ad aumentare già con l’escalation della retorica alla fine del 2021: dal 63% di novembre è arrivato al 70% di fine febbraio ed è salito fino all’80-83%. Successe lo stesso nel 2014 e anche in America durante la guerra in Iraq. È la reazione patriottica a un conflitto internazionale. Ma, come osservarono i sociologi americani negli anni ’90, è anche il frutto del consenso creato dai media. Sugli eventi di politica internazionale, la gente si affida all’informazione mainstream. E in Russia è totalmente dominata dallo Stato».
Com’è possibile che questi dati siano rimasti stabili in due anni?
«Un ruolo importante lo gioca l’economia. Grazie all’indicizzazione di pensioni e salari e all’ampliamento dei benefit sociali, c’è stata una grande redistribuzione della ricchezza. In più mezzo milione di russi hanno lasciato il Paese e un’altra mezzo sono stati reclutati o si sono arruolati come volontari. In totale oltre un milione di russi sono venuti a mancare all’economia il che, insieme all’industria militare a pieno regime, ha significato più occupazione e salari più alti. […] Un altro fattore importante è che la maggioranza della popolazione non è coinvolta direttamente nel conflitto in Ucraina. Può vivere la sua vita normalmente. L’unico grande shock è stato la mobilitazione parziale, ma è stato superato».
Le sanzioni occidentali sembrerebbero avere avuto un effetto opposto a quello sperato…
«Proprio così. C’è persino gente che pensava sin dall’inizio che fossero un bene, perché dopo anni di dipendenza dall’Occidente il governo avrebbe finalmente investito in infrastrutture e industrie nazionali. L’effetto più evidente delle sanzioni è stato l’aumento dell’inflazione. La gente lo ha avvertito, ma l’inflazione è considerata un aspetto cronico dell’economia russa. Per quanto riguarda i brand occidentali che hanno abbandonato il Paese, solo una piccola percentuale della società li consumava. […]».
Che peso hanno nella società le code che abbiamo visto alla tomba di Aleksej Navalny o ai seggi per il Mezzogiorno contro Putin?
«Quella dei russi contro il governo e il conflitto in Ucraina è un’altra percentuale molto stabile: intorno al 20-25%. Metà di loro, quella liberale, simpatizzava per Navalny. L’altra metà è allineata col Partito comunista o con il Partito liberaldemocratico, un’opposizione né liberale né filo-occidentale. […]».
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