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Anais Ginori per la Repubblica
Oltre due ore e mezza di trasmissione senza un vero filo conduttore, un incontro di pugilato, i conduttori incapaci di moderare i battibecchi. Mai un faccia a faccia per le presidenziali è stato così teso e incontrollabile. La sfida televisiva tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron è cominciata subito in rissa, con la leader del Front National che parte nei primi minuti all'attacco con accuse prevedibili sulla continuità tra Macron e il governo socialista.
Le Pen si pone come sfidante del favorito, utilizza una strategia alla Trump: allude, insinua, confonde. Si vede subito che ha cambiato strategia rispetto alle ultime apparizioni tv in cui cercava di mostrarsi pacata e pronta a governare. Questa volta ritira fuori la sua aggressività, si rivolge soprattutto al suo elettorato, senza cercare di parlare a nuovi elettori come di solito avviene in vista del ballottaggio.
Le Pen è in pressing continuo su Macron, che chiama a un certo punto "Hollande Junior". Fa domande dirette al rivale (lui raramente, solo quando si parla dell'uscita dall'euro), sghignazza quando lui risponde, con l'obiettivo di farlo innervosire e in parte ci riesce. Macron cerca comunque di mantenere la calma e pedagogo con il rischio di sembrare pedante, "arrogante" come lo accusa Le Pen. "Non giochiamo al professore e allieva" è la battuta della leader Fn, con allusione a una frase dello scambio del dibattito del 1981 fra Mitterrand e Giscard d'Estaing ma anche con colpo basso alla coppia Macron: Brigitte, la moglie, era professoressa nel liceo del giovane Emmanuel.
Le Pen parla per slogan per attaccare l'avversario. "Candidato della globalizzazione selvaggia", "candidato dei poteri forti". Lui risponde ricordando che è i Le Pen sono alle presidenziali da quarant'anni, che è una "ereditiera", verso la fine la definisce anche "parassita del sistema". "Comunque vada la Francia sarà governata da una donna: o me o Madame Merkel" dice la candidata Fn a proposito della presunta "sottomissione" del candidato di En Marche alla Germania. Oppure ancora: "Io sono la candidata del potere d'acquisto ai francesi, lei è il candidato del potere di acquistare la Francia". Durante le sue invettive, Le Pen si aiuta spesso cercando dei fogli nelle cartelle che ha posato sul tavolo. "Cerchi, cerchi fra le sue carte, sta leggendo qualcosa che non corrisponde che sta dicendo" commenta Macron.
Il candidato di En Marche parla a braccio, prende solo qualche appunto. Può apparire persino freddo, incapace di scaldarsi come la rivale sui gravi problemi del Paese. "Lei ha la freddezza del banchiere d'affari" attacca lei. Macron incarna di più la statura presidenziale, ma Le Pen interpreta meglio la collera del popolo. Come atteso, l'ex ministro è il più preparato sull'economia. E' capace di snocciolare cifre ed entrare nel dettaglio delle riforme da fare, e dimostrare che molte promesse fatte da Le Pen, come l'età pensionabile a 60 anni, sono irrealiste e peserebbero sui conti pubblici. Oppure i dazi e le misure protezionistiche potrebbero provare inflazione e perdita del potere d'acquisto.
Sul terrorismo, l'esponente di estrema destra ha citato "il caso" di un esponente del movimento En Marche, "Mohamed Saou", accusato di essere vicino al movimento islamista 'Indigenes De la Republique' e il sostegno della controversa Uoif (Union des organisations islamiques de France). Secondo il candidato di En Marche "i terroristi sperano che Le Pen sia eletta perché vogliono la guerra civile, l'esplosione dell'odio nella nostra società".
Gran parte del dibattito è stato occupato dalle accuse reciproche e schermaglie verbali. "Lei dice solo menzogne". "Smetta di dire stupidaggini". A più riprese, Macron si rivolge così alla sua rivale, che interrompe spesso quando lei lo attacca, anche se poi rimane sempre garbato chiamandola sempre "Madame Le Pen". Al contrario della Presidente del Front National non parla per slogan, usa formule anche un po' antiche e superate. "Trattiamo i cittadini come adulti, dobbiamo dire la verità" ripete spesso.
La leader Fn appare sicura quando deve criticare, denunciare, ma non convince quando deve illustrare il suo programma. E' messa in difficoltà a proposito delle sue contraddizioni sul Frexit e l'uscita dall'euro. Non è mai davvero precisa sulle misure, resta in superficie, si accontenta di essere efficace. Dedica molto tempo a fare le pulci alle mancate riforme o a quelle sbagliate dell'attuale maggioranza, accusando sempre Macron di esserne responsabile.
E si preoccupa molto di fare insinuazioni sui "poteri forti" che stanno dietro a quello di Macron o di "compiacenza" con il fondamentalismo islamico. Dal punto di vista dello stile potrà apparire più umana ed espressiva del suo avversario, ma anche meno rassicurante quando scoppia in risate, si mette a mimare alcuni atteggiamenti del rivale come fosse in un numero di cabaret. Secondo un primo sondaggio di BfmTv per il 63% dei telespettatori Macron è stato il migliore nel dibattito.
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