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Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
Le correnti del Pd, che nessuno dei tre candidati alla segreteria dice di volere dalla propria parte, si sono già quasi tutte posizionate in vista del Congresso e delle primarie che verranno. È vero che le diverse aree dem sono per la maggior parte divise al loro interno, ma i leader hanno scelto, anche se più di uno, per motivi tattici, non ha ufficializzato ancora la decisione presa.
Sia Stefano Bonaccini che Elly Schlein e Paola De Micheli sembrano voler tenere a bada i capi corrente e non paiono disposti a far loro concessioni. Dice il governatore dell'Emilia-Romagna: «Non firmerò cambiali in bianco e non offrirò rendite di posizione. Le correnti hanno esaurito la loro funzione». Afferma Schlein: «Non mi siederò mai a trattare con i capibastone». Sottolinea De Micheli: «Io parlo con i militanti veri».
Ma la politica italiana, è un fatto noto, è piena di paradossi, perciò le correnti, nonostante l'altolà del trio che aspira alla successione a Enrico Letta, resistono: semplicemente si sono adeguate ed evitano di mettere il cappello sul candidato prescelto. Così Dario Franceschini ha optato per Schlein: «Bonaccini è l'usato sicuro, Elly è il rischio, ma questa è la fase in cui il Pd o rischia o muore». Non tutti i franceschiniani però seguono il capo. Antonio Losacco e Michela De Biase sono della partita, non Pina Picierno, che guarda a Bonaccini.
Lo zingarettiano Marco Furfaro e l'ex orlandiano Peppe Provenzano stanno con Schlein senza se e senza ma. Nicola Zingaretti, però, non si è ancora pronunciato (lo farà, forse, alla fine, scegliendo la leader di «Occupy Pd»). Andrea Orlando, invece, ha fatto un mezzo passo avanti: «Tra me e Schlein c'è consonanza». Ma Goffredo Bettini, invece, ha deciso di non scegliere. Lo stesso farà Gianni Cuperlo.
Le correnti, dunque, ci sono. Da sole, però, non bastano più, come dimostra il risultato elettorale del Pd. Per questa ragione Schlein qualche giorno fa ha voluto avere un colloquio riservato con Maurizio Landini per sapere che ne pensasse della sua discesa in campo. Anche Bonaccini ha alle spalle l'appoggio di una corrente, quella di «Base Riformista» di Lorenzo Guerini.
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E tra un po' avrà pure il sostegno dei «giovani turchi» di Matteo Orfini. Senza contare che per lui sono Graziano Delrio, Debora Serracchiani e parte dei lettiani, da Marco Meloni ad Anna Ascani. Il segretario invece ha promesso di non pronunciarsi, benché il suo cuore batta per Schlein. Ma Bonaccini cerca consensi soprattutto nei territori, lì dove il Pd ancora vince. Sono con lui i governatori di Toscana, Puglia e Campania: Giani, Emiliano e De Luca. Lo appoggiano tantissimi sindaci: Dario Nardella, Antonio Decaro, Matteo Ricci, Roberto Gualtieri, Giorgio Gori, Stefano Lo Russo, Mattia Palazzi, e altri ancora (un migliaio circa). De Micheli invece sta costruendo, sempre sui territori, una rete di donne e sta organizzando il suo comitato elettorale composto da 95 persone
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