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WHAT ELSA? – RICORDATE QUANDO SALVINI PROMETTEVA DI CANCELLARE LA RIFORMA FORNERO? TUTTE CHIACCHIERE. CON LA MANOVRA IL GOVERNO INNALZA DI FATTO L’ETÀ PENSIONABILE. E L’EX MINISTRA FORNERO SI DIVERTE A METTERE SPALLE AL MURO LA MAGGIORANZA: “DOPO TANTI PROCLAMI SUL ‘DIRITTO ACQUISITO’ AL PENSIONAMENTO UNA VOLTA RAGGIUNTA UNA CERTA ANZIANITÀ E TANTE PAROLE SOPRA LE RIGHE, ARRIVA LA CONFERMA CHE UNA CONTRORIFORMA PENSIONISTICA NON SI PUÒ FARE. I PROVVEDIMENTI IN MANOVRA SI ADEGUANO AL CICLO DEMOGRAFICO DEL PAESE. IL TASSO DI DIPENDENZA DEGLI ANZIANI DA CHI LAVORA AUMENTERÀ IN ITALIA DAL 41% AL 76% ENTRO IL 2060…”

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Estratto dell’articolo di Elsa Fornero per "la Stampa"

 

ELSA FORNERO

Alla fine, anche i più ostinati o più sprovveduti dovranno accorgersi che "il re è nudo". Dopo tanti proclami sul "diritto acquisito" al pensionamento una volta raggiunta una certa anzianità - stabilita con criteri politici più che economici o di genuina solidarietà - e senza domandarsi chi pagherà il conto;

 

dopo tante risorse utilizzate per aumentare [...] il numero dei pensionati, invece di cercare di creare lavoro, e lavoro buono, per la stragrande maggioranza delle persone in età attiva, come unica vera base per rendere sostenibile un sistema previdenziale minacciato dalla demografia; dopo tante parole sopra le righe e altrettante promesse al di sotto di ogni soglia di credibilità, dopo tutta questa poco divertente commedia degli equivoci arriva la conferma che una controriforma pensionistica non si può fare.

 

Lo rivelano anzitutto le previsioni demografiche che prospettano una significativa riduzione della popolazione giovane a fronte di una forte crescita della popolazione anziana.

 

matteo salvini atreju 2025 foto lapresse

Si tratta di variazioni difficilmente compatibili con un sistema che, come il nostro, basa il finanziamento delle pensioni oggi in pagamento sui contributi versati dai lavoratori di oggi e, in parte crescente, data la cronica insufficienza dei contributi, con l'aiuto determinante delle imposte sui redditi personali o con il rinvio a tassazione futura, attraverso il debito.

 

[...]

 

Per citare un indicatore soltanto, il cosiddetto tasso di dipendenza degli anziani, dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella in età di lavoro (tra i 20 e i 64 anni), è destinato in Italia ad aumentare, secondo l'Ocse, dall'attuale 41 per cento al 76 per cento circa entro il 2060.

 

elsa fornero

Se pensiamo poi che soltanto una parte di quelli che sono in età lavorativa sono effettivamente occupati (oggi il tanto elogiato tasso di occupazione è pari al 63 per cento!) non è difficile rendersi conto di quanto assurdo sia continuare ad alimentare l'illusione che senza un numero più grande di lavoratori – e, più ancora, di lavoratrici – e senza incrementi retributivi in grado di generare un maggiore flusso di risorse, sia possibile ripristinare la passata generosità pensionistica, frutto spesso di miopia o, peggio, di cinici calcoli politici.

 

E, soprattutto, come sarà possibile per un/una giovane formarsi una famiglia quando dovrà sostenere la famiglia d'origine?

 

[...] 

 

Perseverare invece nella stolta idea che sia ancora possibile ridurre l'età di pensionamento o renderla flessibile senza parallela correzione dell'importo della pensione; o abolire l'indicizzazione dell'età di uscita all'aspettativa di vita, meccanismo di salvaguardia del sistema contro prospettive di un suo collasso finanziario, è ingannare i cittadini.

 

dati sulle pensioni nei paesi del g7

E l'inganno non è minore quando è furbescamente nascosto nelle complessità del linguaggio normativo: si fa finta di introdurre allentamenti alle restrizioni, e perciò di essere "generosi", quando in realtà si approvano misure che restringono i requisiti senza dirlo apertamente. La questione delle "finestre" è un esempio.

 

Le finestre equivalgono ai tempi di attesa (e perciò di supplemento lavorativo) imposti a chi matura i requisiti per l'uscita dal mondo del lavoro. Si dice, per esempio, che si può andare in pensione con una certa "quota" – somma di età e di anni di anzianità di servizio - alla quale però si aggiungono 3 o 6 mesi o anche un anno di "finestra" (per i lavoratori autonomi si arrivava, prima del 2011, a un anno e mezzo!) prima di poter effettivamente esercitare il diritto.

 

Il tutto pur di non dire pubblicamente che si stanno restringendo i requisiti. In nome della trasparenza, il governo Monti le abolì con la riforma del 2011, inglobandole nei normali requisiti, cosa che, naturalmente, determinò l'accusa di avere inasprito le regole, quando in realtà si trattava di correttezza nei confronti dei cittadini.

 

matteo salvini giorgia meloni foto lapresse

La nuova bozza della legge di Bilancio presentata ieri al Parlamento contiene un misto di aperto riconoscimento delle difficoltà di bilancio (input del Ministro dell'Economia), mitigate dal rinvio al futuro di quasi tutte le misure sgradite agli elettori e, soprattutto, contrarie a quanto sempre sbandierato ai quattro venti dal vicepresidente del Consiglio e segretario della Lega.

 

Tutto, o quasi, va nella direzione dell'inasprimento: dalle "finestre" crescenti nel tempo, ma a partire dal 2032 (chissà perché?) all'età minima di 70 anni per l'incremento delle pensioni per chi è in difficoltà; dalle restrizioni all'uso del riscatto degli anni di laurea per il pensionamento anticipato all'adeguamento parziale e ritardato dell'età di uscita all'aumento dell'aspettativa di vita.

 

PENSIONI

Tutto necessario ma ecco l'indoratura della pillola "tranquilli, ne parleremo ancora in futuro, quando le cose andranno sicuramente meglio". Ci tratteranno mai da cittadini adulti i nostri politici?

meme su elsa fornero