RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Liana Milella per www.repubblica.it
Colpo gobbo di Forza Italia. Il super garantista Enrico Costa ha visto Tajani, e anche se prende ancora tempo, è destinato a passare con loro. “Il ministro? Lo conosco da quando avevo 10 anni perché era uno stretto collaboratore di mio padre…”. Già, venivano entrambi dal partito monarchico. Enrico Costa, figlio del leader liberale Raffaele, si stupisce che “ci si stupisca” del faccia a faccia di giovedì mattina tra lui e il segretario forzista.
Repubblica gli chiede se stia per ritornare coi berlusconiani e lui dice deciso: “Fino al 27 settembre, quando sarà presentata la lista per le regionali in Liguria, io resto dove sono”. Sicuro? Replica assai netta: “Non posso certo tacere quanto disapproverei la decisione di Azione di entrare di fatto nel Campo largo. Per giunta per appoggiare Andrea Orlando, il portabandiera della piazza forcaiola di Genova dove lo stesso Calenda si è rifiutato di stare”.
Detto questo, detto tutto. Ormai è solo questione di giorni. Costa torna alla famiglia originaria, Forza Italia, di cui è stato deputato dal 2006 e dove Tajani garantisce che “gli vogliono bene”. Di certo incompatibile con Orlando che da Guardasigilli nel 2017 ha “regalato” l’ordinanza di custodia cautelare alla stampa su cui all’opposto Costa ha fatto cadere il bavaglio. “Se andassi con loro sarei come il diavolo con l’acqua santa, non potrei più aprire bocca e parlare di giustizia, perché le mie posizioni di garantista, espresse tante volte in questi anni, sono alternative al loro giustizialismo”.
“Sorpresa e insofferenza” verso le ultime mosse di Calenda con il Campo largo. Sentimenti che “provano anche Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna”. Proprio per questo, per Tajani, Costa rappresenta un boccone ghiottissimo. Basti pensare che le proposte più importanti sulla giustizia del governo sono tutte “made in Costa”. Materialmente poi “rubate” dal Guardasigilli Carlo Nordio.
Nell’ordine, la separazione delle carriere, la prescrizione, l’abuso d’ufficio, il bavaglio ai giornalisti, il no alla custodia cautelare se c’è il sospetto che venga ripetuto lo stesso delitto, la stretta sul trojan e sulle intercettazioni, le spese legali per gli assolti...Via via Nordio ha “prelevato” le proposte di Costa e le ha fatte sue. E per un Tajani che sfida Meloni proprio sulla giustizia […] Costa è un vero toccasana.
Ma come si è arrivati alla rottura tra Costa e Calenda? “Sono stato un tifoso del Terzo polo, ci stavo bene. Sono arrivato per primo, eravamo Calenda, io e Richetti. Tutti si sentivano a casa, sia che arrivassero da destra o da sinistra. Poi la lite di Calenda con Renzi, un errore, gli ho detto di non rompere perché su Azione avrebbe poi prevalso l’attrazione a sinistra”. […]. “[…] Alle Europee ho premuto per l’accordo con Iv, niente da fare, e abbiamo perso”. Lì si è aperta la crisi. […]
Poi scoppia il caso Genova. Calenda vira sul Campo largo. Costa dice subito “io non ci sto”. E siamo a oggi. Quando Costa vede gli accordi già chiusi in tre Regioni e si considera ormai “incompatibile”. “Se Calenda va coi giustizialisti lo farà senza noi garantisti”. E quel “noi” allude a Gelmini e Carfagna. […]
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