DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Amedeo La Mattina per “la Stampa”
L'approvazione del decreto rimborsi e il «condono» delle cartelle esattoriali ha aperto ferite e lasciato strascichi velenosi nella maggioranza. Ognuno pianta le proprie bandiere e spuntano i sospetti. Salvini sta tentando di trasformare la Lega e i ministri leghisti nella «guardia imperiale» di Draghi. Per un paradosso della politica italiana, succede che più Enrico Letta attacca gli occasionali compagni di strada e maggiore è l'attaccamento dell'ex ministro dell' Interno al premier.
«Ce la metteremo tutta con il governo Draghi, di cui siamo convinti sostenitori. Io penso che Draghi sia una grande opportunità di rilancio e di riscatto per questo Paese, al di là delle etichette», dice il capo del Carroccio intervenendo alla scuola di formazione legista organizzata da Armando Siri. Nelle stesso ore il segretario del Pd in un' intervista al quotidiano spagnolo La Vanguardia parla di strada non facile da percorrere e spiega che avrebbe preferito una maggioranza senza la Lega. «Hanno fatto un giravolta incredibile senza discuterlo, dopo un caffè tra Salvini e Giorgetti. Sono loro che devono spiegare perché sostengono Draghi. Ed è molto difficile da spiegare», conclude Letta.
Dentro la Lega è scoppiato il «caso Letta». Il gruppo dirigente si interroga se il protagonismo dell'ex premier Dem sia dovuto soltanto alla necessità di dare smalto alla sua leadership. Nel suo partito c'è chi ha messo una pulce nell' orecchio di Salvini.
Enrico sbarca in Italia dopo una lunga permanenza a Parigi, si impossessa del Pd e comincia a produrre tossine, destabilizza la maggioranza: è il «cavallo di Troia» di qualcuno Oltralpe che vuole indebolire Draghi? Vengono fatti notare il legame di Letta con i francesi e i cattivi rapporti tra Macron e Draghi, quando quest'ultimo era al vertice della Bce. «Un' Italia debole fa comodo a Parigi e a Berlino - è il sospetto serpeggia nella Lega - e noi siamo solo un espediente da utilizzare per colpire il premier».
MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO
A tutto il centrodestra al governo per la verità non sono piaciute le uscite di Letta quando ha detto che il Cdm è stato tenuto in ostaggio sulle cartelle esattoriali. Anche un esponente di FI poco tenero con la Lega come Mara Carfagna considera «insensata e spiacevole la gara a chi ha più muscoli dopo un Cdm che ha preso decisioni enormi per aiutare un Paese». E si rivolge al leader del Pd: «Enrico Letta, è necessario marcare il territorio in un momento così? Siamo tutti in un governo di salvezza nazionale».
Ma per il centrodestra al governo è difficile giustificare gli «spicci», come li chiama Meloni, del Dl rimborsi.
mario draghi emmanuel macron 2
Salvini ammette che il decreto era stato «infiocchettato» dal precedente esecutivo, ma la Lega lo avrebbe modificato per «rimettere al centro i lavoratori autonomi dimenticati». È il «primo mattoncino» di 30 miliardi. Il prossimo scostamento di bilancio per Salvini dovrà essere enorme, anche «100 miliardi».
Più realisticamente Antonio Tajani, che comunque considera insufficienti gli indennizzi, ipotizza «almeno 20 miliardi». Comunque per Berlusconi la strada intrapresa è quella giusta, avendo accelerato sui vaccini, previsto ristori immediati e abolito i codici Ateco.
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