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Maria Laura Rodotà per “il Corriere della Sera”
Le hanno chiamate le “Marijuana Midterms”, anche, esagerando più di quanto pensassero. Si è valutato -col senno di poi, troppo- quando conta la “Pot Politics”, le iniziative politiche per la legalizzazione della cannabis; per mobilitare l’elettorato, specialmente le fasce più giovani; come spia della inarrestabile rivoluzione dei costumi. Insomma, inarrestabile. ??
Il nuovo Congresso a doppia maggioranza repubblicana non incoraggerà prossime iniziative libertarie. Ma l’erba libera, dopo le nozze tra persone dello stesso sesso, ora possibile in 32 stati americani su 50, diventa progressivamente ed estesamente più libera.
Barack Obama Smoking Marijuana
Da martedì notte, la marijuana per uso ricreativo è legale in tre stati: dopo Colorado e Washington, in Oregon è stato vinto un referendum per legalizzarla. Soprattutto, sempre da martedì notte, si può consumare liberamente seppur privatamente nella capitale degli Stati Uniti, Washington, D.C. ?La città è nota per i suoi burocrati, i suoi lobbisti, i suoi giornalisti, i personaggi di House of Cards e Scandal. ??
La proposta appena passata pare la più interessante per il resto del mondo; è di realizzazione meno complicata di quanto sia in Oregon-Washington state-Colorado. Sarà possibile tenere due once (56 grammi) di marijuana, coltivare fino a sei piante, dividere la cannabis con altri adulti (nel 75 per cento circa del territorio urbano; il resto è zona federale, e la legge federale tuttora bandisce la marijuana). ??
In Florida, per vincere il referendum serviva il 60 per cento dei voti, per abrogare un emendamento costituzionale. E per permettere ai medici di prescrivere marijuana in caso di dolori causati da cancro, Aids, Sla (quella delle secchiate), glaucoma, Parkinson, epatite C, morbo di Crohn.
Il “sì” era stato sostenuto da buona parte della popolazione giovane -ma in Florida, non è un cliché- vivono milioni di pensionati, e dal principale quotidiano, il Miami Herald, ma altri media non ci hanno creduto. ?I sostenitori del “No” -finanziati, tra gli altri, da Super PAC repubblicani- hanno obiettato: si trattava di una legalizzazione di fatto, molti cittadini semplicemente nervosi o insonni o sofferenti di emicrania avrebbero potuto ottenere la “marijuana card”. I sostenitori del “Sì” non hanno fatto presente che in Florida ci sono vaste coltivazioni e continui transiti e diffuso consumo, anche tra gli elettori repubblicani.
La marijuana business in Colorado
Sono molti, martedì, quelli che hanno votato per la legalizzazione e pure per il governatore uscente Rick Scott. Tra i repubblicani più giovani, ovvio. Gli anziani -milioni in Florida, e poco convinti degli effetti terapeutici- sono stati decisivi nella bocciatura del referendum. Mentre gli under 35 sono stati essenziali nel passaggio del referendum in Oregon. Nello stato sul Pacifico, hanno votato in maggioranza “sì”, mentre gli over 65 sono stati in maggioranza contrari.
Lo stesso potrebbe succedere -i voti si stanno ancora contando- in Alaska. Dove la popolazione è giovane, molto libertaria, certo più a destra del molto liberal Oregon, che ha appena rieletto Jeff Merkley, democratico, primo senatore degli Stati Uniti a dichiararsi a favore della marijuana libera. Ma dove, se vincessero i sì e un repubblicano, sarebbe ancora più chiara - non solo per l’Alaska - la lontananza tra battaglie civili e politica politicata, anche democratica, in America, e forse altrove.
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