recep tayyip erdogan joe biden jens stoltenberg

UNA GRANDE PRESA PER IL CURDO – ERDOGAN È SODDISFATTO PER L’ESITO DEL VERTICE NATO DI MADRID. E TE CREDO: HA VINTO SU TUTTA LA LINEA! – IL “DITTATORE DI CUI SI HA BISOGNO” (COPYRIGHT DRAGHI), IN CAMBIO DEL SUO SÌ ALL’INGRESSO DI SVEZIA E FINLANDIA NELL’ALLEANZA, OTTIENE CARTA BIANCA CONTRO I CURDI, CHE HANNO COMBATTUTO PER NOI CONTRO L’ISIS E ORA VENGONO ABBANDONATI AL LORO DESTINO. IL “SULTANO” PASSA ALL’INCASSO ANCHE SULLE ARMI: SARÀ SBLOCCATA ANCHE LA VENDITA DEI CACCIA F-16 ALLA TURCHIA…

1 - LO SHOW DI ERDOGAN

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

recep tayyip erdogan joe biden boris johnson

Ha aperto il summit firmando l'accordo con Finlandia e Svezia che ha sbloccato il loro percorso di adesione alla Nato. E lo ha chiuso conquistandosi la sala principale per la conferenza stampa conclusiva, addirittura dopo Joe Biden, durante la quale ha annunciato che l'intesa per sbloccare il grano ucraino è a un passo e che il suo ruolo di mediatore può portare alla pace perché lui è l'unico che parla con Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin.

 

Recep Tayyip Erdogan è stato indubbiamente il protagonista del vertice Nato di Madrid, dove ha tessuto una fitta rete di relazioni diplomatiche: oltre al tavolo con gli scandinavi, il presidente turco ha incontrato bilateralmente - tra gli altri - Joe Biden, Emmanuel Macron, Boris Johnson, Olaf Scholz, Pedro Sanchez, Mark Rutte, il romeno Klaus Iohannis e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel.

 

VERTICE NATO MADRID - ERDOGAN TOGLIE LIL VETO A SVEZIA E FINLANDIA

Se da un lato la Nato ha ribadito il suo sostegno militare incondizionato all'Ucraina «fino a quando sarà necessario», Erdogan gioca una partita tutta sua per fare in modo che il conflitto si chiuda «senza che ci siano perdenti».

 

Oltre al sostegno a Kiev «serve una visione per la pace, per fermare la crisi umanitaria una volta per tutte», ma anche per risolvere quella energetica e alimentare che colpisce il mondo intero. Per questo intende «intensificare l'iniziativa diplomatica», rimettendo al centro il processo di Istanbul perché «il ruolo della Turchia è apprezzato dalla Nato». Ha rivendicato il fatto di essere sostanzialmente l'unico all'interno della Nato capace di mantenere «un dialogo molto stretto» con Zelensky e «un contatto stretto» con Vladimir Putin.

 

VERTICE NATO MADRID - ERDOGAN TOGLIE LIL VETO A SVEZIA E FINLANDIA

I tentativi ripartiranno già nel week-end, quando il presidente turco avvierà una «diplomazia telefonica» con i leader di Kiev e Mosca. Ci sono spiragli per un'intesa sul grano ucraino, ha assicurato. E questo potrebbe essere un primo passo verso il cessate il fuoco, una sorta di test per vedere se è possibile stringere un accordo tra le due parti in conflitto: «C'è già una road map per creare al più presto dei corridoi nel Mar Nero».

 

Secondo l'Ucraina è possibile far uscire le 20 milioni di tonnellate attraverso i porti ucraini, soprattutto quello di Odessa, senza dover intervenire per sminare le acque. La Turchia ha già pronte 20 navi e anche la Grecia ha messo a disposizione i suoi mezzi per trasportare i cereali fuori dal Paese.

 

A Madrid, Erdogan si è inoltre detto pronto a gestire l'aeroporto di Kabul («Aspettiamo una risposta dall'Afghanistan») e ha insistito molto sulla questione terrorismo, chiedendo una forte presa di posizione da parte della Nato.

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Nel nuovo «Strategic Concept», il terrorismo «in tutte le sue forme e manifestazioni» viene definito «la minaccia asimmetrica più diretta alla sicurezza dei nostri cittadini, alla pace e alla prosperità internazionale». Per il leader turco questo impegno «non deve rimanere sulla carta»: lo ha detto e ribadito anche durante il vertice, dove ha lanciato un appello per un maggiore sostegno da parte degli alleati. «Non è soltanto un problema per la Turchia, ma per l'intera Nato.

 

Le armi che oggi vengono utilizzate contro di noi, domani potrebbero essere utilizzate contro gli altri Paesi». Sul concetto di terrorismo e sui suoi confini, spesso ambigui, Erdogan avrebbe voluto una condanna ancor più netta e vasta: «Non dovremmo fare distinzione tra i diversi tipi di organizzazioni.

 

PUTIN ERDOGAN

Dobbiamo lavorare contro tutte le forme di terrorismo per fermare i finanziamenti e il reclutamento negli Stati membri». Ma sul punto Emmanuel Macron è stato lapidario: «Non spetta alla Nato qualificare cosa sia terrorista e cosa no. Non è nelle sue competenze». Il presidente francese ha quindi liquidato come «bilaterale» la questione delle estradizioni oggetto dell'accordo tra Turchia, Svezia e Finlandia che riguarda appunto i curdi che Ankara considera terroristi, ma che potrebbero essere considerati dai due Paesi scandinavi come perseguitati politici.

 

Un po' come è successo tra Roma e Parigi, con la giustizia francese che ha bloccato l'estradizione di dieci ex brigatisti. Interpellato sulla questione, Macron ha ovviamente evitato di commentare la sentenza, ma ha ribadito il suo sostegno «politico» alla richiesta italiana perché «si tratta di persone che hanno commesso reati di sangue e dunque devono essere giudicate in Italia».

recep tayyip erdogan colloqui per la pace in ucraina

 

Il presidente francese si è detto pronto a valutare un ricorso contro il pronunciamento dei giudici. Di certo Erdogan si aspetta che Svezia e Finlandia rispettino l'accordo firmato martedì, quello che lui stesso ha definito «un trionfo diplomatico» perché «sono state accettate tutte le linee rosse di Ankara».

 

Secondo il presidente turco, Stoccolma ha promesso l'estradizione di 73 persone (in un primo momento si era parlato soltanto di 21, più altre 12 in Finlandia) e la Turchia «monitorerà l'applicazione dell'intesa». Nel caso in cui non fosse rispettata, è già pronta la ritorsione: «Il nostro Parlamento non ratificherà il protocollo d'adesione. Del resto anche la Macedonia del Nord ci ha messo 20 anni per entrare nella Nato».

 

stoltenberg con erdogan 4

 

2 - ERDOGAN PIGLIATUTTO: OK AL PIANO SU ODESSA E AI CACCIA F-16 USA L'ENIGMA DEI CURDI

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera”

 

Mercoledì pomeriggio Joe Biden e Recep Tayyip Erdogan si incontrano a margine del vertice Nato di Madrid. La sera prima il presidente turco aveva ritirato il veto all'ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica. Ma prima di commentare quell'accordo, c'è un'urgenza da risolvere. Erdogan ha messo a punto un piano per sminare il porto di Odessa e far partire le navi cariche di grano.

erdogan felice mentre bombarda i curdi

 

L'idea è guidare la missione, coinvolgendo, però, anche le flotte di Bulgaria e Romania. Erdogan spiega all'interlocutore che Vladimir Putin non vuole vedere navi di Paesi che considera «belligeranti» al largo delle coste ucraine. E quindi niente Regno Unito, niente Italia o Olanda e, men che meno, niente Stati Uniti.

 

I russi, dopo aver violato praticamente quasi tutte le norme del diritto internazionale con l'invasione dell'Ucraina, si appellano alla Convenzione di Montreux del 1936 che vieta, tra l'altro, alle imbarcazioni di un Paese in guerra di varcare lo Stretto dei Dardanelli e incrociare nel Mar Nero. Ma questo vincolo non verrebbe applicato agli Stati rivieraschi, come Bulgaria e Romania appunto.

ERDOGAN GULEN

 

Biden ha subito risposto: per noi va bene, bisogna sbloccare a tutti i costi l'esportazione dei cereali ucraini, andate avanti. E così ieri pomeriggio Erdogan, visibilmente soddisfatto, ha annunciato nella conferenza stampa finale che «l'accordo sul grano è molto vicino».

 

Non è ancora fatta, però. Evidentemente manca il via libera definitivo del Cremlino. Dopodiché Biden ha chiesto a Erdogan come intenda gestire il «Memorandum di intesa» con Svezia e Finlandia. Gli Usa, e non solo loro, sono preoccupati che i turchi scatenino ora una caccia agli oppositori politici riparati in Scandinavia.

 

recep tayyip erdogan colloqui per la pace in ucraina.

In realtà il documento contiene solo alcuni principi generali: non vengono citate né organizzazioni né singoli individui. Come si muoverà, dunque, la Turchia? Per ora risulta che i servizi segreti abbiano preparato un elenco con almeno 25-30 nomi. Sono esponenti del Pkk, il partito dei lavoratori del Kurdistan, sigla che compare nella lista delle formazioni terroristiche compilata dall'Unione europea. Ci sarebbero, però, anche figure dello Ypg, l'Unità di protezione popolare, collegata al Pkk, ma che ha anche combattuto strenuamente in Siria a fianco degli americani contro l'Isis. Infine, la categoria forse più controversa.

 

Le autorità di Ankara vorrebbero riportare a casa e processare alcuni ufficiali ritenuti complici della congiura che provò a rovesciare il governo di Erdogan nel luglio del 2016. Sono alti gradi dell'esercito legati al predicatore islamico e politologo Fethullah Gülen, considerato da Erdogan il vero ispiratore del colpo di Stato, poi fallito.

putin erdogan gustano un cornetto

 

Gülen vive dal 2017 negli Stati Uniti, protetto dal governo federale. Il «Memorandum», comunque, non prevede alcun automatismo. Impone, però, a Svezia e Finlandia di esaminare le richieste di estradizione presentate dalla Turchia. Si vedrà nel concreto, caso per caso. La Svezia ha già fatto sapere: «Sui singoli dossier decideranno i nostri tribunali». Inoltre Stoccolma e Helsinki si impegnano a scambiare informazioni con Ankara «in materia di terrorismo».

 

roman abramovich con erdogan ai negoziati tra russia e ucraina in turchia

Nel frattempo Erdogan è anche passato all'incasso, sollecitando Biden a sbloccare la vendita dei caccia F-16. Il leader turco aveva ordinato 40 velivoli nell'ottobre del 2021.Poi i rapporti tra i due Paesi si erano complicati su molti fronti. La Turchia rinfacciava agli americani di essersi alleati con i curdi dell'Ypg in Siria; gli Usa si irritavano perché i turchi avevano acquistato i missili S-400 dai russi.

putin erdogan

 

Nel faccia a faccia di Madrid tutto ciò sembra superato. Il presidente Biden ha detto di essere favorevole alla vendita degli F-16. Lo ha confermato pubblicamente davanti ai giornalisti, chiarendo che la decisione spetta al Congresso. Si farà? Un primo riscontro è arrivato in presa diretta. Un gruppo bipartisan di sei senatori statunitensi era nella capitale spagnola. La presidente della delegazione, la democratica Jeanne Shaheen e il co-presidente, il repubblicano Thomas Tillis, hanno detto di non avere obiezioni alla consegna degli F-16 «agli alleati turchi».

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