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Marta Ottaviani per www.lastampa.it
Il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, è stato arrestato questa mattina insieme con alcuni parlamentari curdi. La polizia turca ha operato una retata durante la notte. Oltre a Demirtas sono finiti in manette anche Figen Yukseldag, co-segretaria dell’Hdp, il Partito curdo, e altri nove deputati della formazione eletta in Parlamento e che rappresenta il terzo partito nel Paese. Gli 11 arresti sono stati già convalidati dal giudice del tribunale di Diyarbakir.
PUNTO DI SVOLTA
L’accusa per loro è di fondazione e associazione a organizzazione terrorista e separatista. Demirtas al momento dell’arresto si trovava a Diyarbakir, la città più importante per i curdi in Turchia. Il suo arresto segna un vero e punto di non ritorno nella possibile composizione della frattura fra minoranza curda e Stato turco e soprattutto lancia ormai il presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan alla guida assoluta del Paese.
L’ACCUSA DI SCHULZ: “SEGNALE SPAVENTOSO”
Un «segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo politico in Turchia». così il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha commentato gli arresti. Per Schulz, le ultime iniziative del governo di Ankara «mettono in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Ue e Turchia».
L’ATTENTATO
Era stato proprio il partito curdo nel giugno 2015 a rappresentare un exploit inaspettato alle elezioni politiche. Un risultato che aveva impedito a Erdogan di raggiungere la maggioranza assoluta e che aveva impensierito non poco il capo dello Stato. I primi contraccolpi in Turchia non si fanno attendere. A Diyarbakir la gente è scesa in piazza da già questa notte e nella mattina nella città a maggioranza curda è esplosa un’autobomba alla quale è seguita una sparatoria. Tra le vittime ci sono civili e poliziotti.
STRETTA SULLA RETE
Il gruppo di monitoraggio Turkey Blocks denuncia intanto che l’accesso ai principali social media è stato bloccato nella notte. Facebook, Twitter e Youtube sono rimasti inaccessibili per alcune ore, si legge sul sito del gruppo. Restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni.
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