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Monica Perosino per “la Stampa”
Tallinn, la capitale della piccola Estonia, brilla di apparente ricchezza e benessere. Il sole di maggio illumina le facciate rosa, gialle e azzurre della città vecchia. Pulita da sembrare finta, ordinata, silenziosa. Anche i blocchi di appartamenti di epoca sovietica sembrano appena costruiti.
«Estonia, e–country» si legge dappertutto: sulle guide turistiche, sui manifesti che tappezzano l’aeroporto, sulle pubblicità dei ristoranti, perfino sui cestini della carta.
Qui la società digitale è già arrivata: da anni si vota online (è stata la prima Nazione a farlo, nel 2005), si pagano le tasse, ci si sposa e si divorzia, si fa la dichiarazione dei redditi e «si esiste» pure, visto che identità, informazioni sanitarie e fiscali sono digitalizzate.
Tutte le scuole e le organizzazioni governative sono connesse, l’80% delle famiglie ha accesso a un pc. E il milione e trecentoventimila estoni si spartiscono 1140 nodi gratuiti di connessione wi-fi, che arrivano a coprire anche le sterminate foreste. Niente male per un Paese in cui vivono più alberi che persone.
Il vecchio spauracchio
Ma sotto l’ottimismo e la determinazione estoni - quasi necessari in un Paese con uno dei pil pro capite tra i più bassi d’Europa -, che alimentano la scommessa per la sopravvivenza basata su un’economia liberista 2.0, si agita uno spettro che continua a pesare come un macigno. Il nemico invisibile – se non quando si manifesta nei cieli estoni sotto forma di bombardieri Tupolev - è quello di sempre, quello che qui ancora chiamano alla vecchia maniera: i «sovietici», nonostante la fine dell’occupazione e l’indipendenza abbiano compiuto 24 anni.
La Russia preme alle frontiere, i confini sono oggetto di dispute senza soluzione. Per questo l’Estonia si difende con le basi Nato e continui appelli all’unità europea in difesa dei più deboli.
Ha aderito a tutto quello che l’Occidente poteva offrire: Nato, Ocse, Ue, Eurozona. Ma l’Orso russo è sempre lì, che spinge minaccioso ai confini, anche se il fronte che più sembra preoccupare il governo (di destra), almeno per il momento, non è quello militare. Ha detto ieri il premier Taavi Rõivas: «Sarebbero dei pazzi ad attaccarci», e l’Estonia non è un’altra Crimea.
Sarà così, ma la paura non svanisce con una rassicurazione diplomatica. Ed è il direttore generale del ministero dell’Economia e delle Comunicazioni, Taavi Kotka, a spiegare il «piano» dell’Estonia: «Che cos’è una Nazione? Un pezzo di terra, le foreste? No, una Nazione non è la sua terra. Per questo il nostro diventerà un Paese che vive anche nel mondo virtuale, una Cloud-country, e anche se cercassero di riprendersi la nostra terra l’Estonia continuerà a vivere».
Sulla «nuvola»
Nel Paese in cui è nato Skype alcuni tra i più importanti think tank legati alla cyber security chiunque può prendere la e-residenza e aprire aziende, fare affari e avere un contro in banca. Non solo in Estonia, ma ovunque il protocollo dell’identità digitale sia applicato. Un imprenditore italiano, ad esempio, potrebbe richiedere la e-residenza e aprire un’attività in Estonia, ovviamente, ma anche in Portogallo. Da gennaio sono già 2500 gli e-residenti, per la maggior parte finlandesi, ma ci sono anche 38 italiani.
«È in corso una guerra globale per attrarre investitori - spiega Taavi Kotka -, e viene usato ogni mezzo, dalle agevolazioni fiscali, a basse tassazioni e incentivi di vario genere». Il modello sembra essere Singapore: «Azzeriamo la burocrazia, cerchiamo la fiducia delle banche, diamo servizi e sicurezza. Gli imprenditori non vogliono venire qui? Non importa, accendano un computer».
Per ora i vantaggi del modello economico non sono dati: «Qual è il nostro modello di business? Come Twitter, cerchiamo clienti, facciamo girare l’economia, poi vedremo. Di sicuro non vogliamo diventare un Paese off-shore».
Il ritornello che accompagna il marchio del Paese che mette «e» davanti a tutto è la sicurezza: «Siamo gli unici ad avere tagliato completamente i ponti con i sovietici - dice Andres Kutt, ex ingegnere di Skype ora chief architect dell’authority informatica - e siamo rimasti senza nulla, tranne la nostra competenza tecnologica. Abbiamo creato registri elettronici e database inviolabili».
Non solo, la Cyber Defence League (una sorta di squadra di hacker volontari che entrano in azione in caso di cyber attacchi) collabora costantemente con il governo, e l’Estonia ha «esteso» virtualmente il suo territorio nelle ambasciate sparse per il mondo dove sono stati installati i server con tutti i dati strategici - e non - del Paese, dalle identità agli studi sulle volpi: l’Estonia potrebbe essere invasa dai Russi, o annientata da un cyber attacco, ma continuerebbe a esistere.
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