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Franca Giansoldati e Claudia Guasco per Il Messaggero
Le casse centrali dei francescani che piangono, il peso dei mutui accesi dai tre frati economi prima della truffa ma soprattutto ad impensierire l'Ordine fondato da San Francesco restano quei 20 milioni di euro spariti nel nulla, irrintracciabili, volatilizzati. Anche il Vaticano vorrebbe vederci più chiaro.
Non è una situazione facile quella che stanno attraversando i frati minori e, di sicuro, San Francesco, il loro fondatore, il Poverello che sognava una Chiesa povera, non avrebbe di certo approvato le speculazioni azzardate decise quando l'Ordine era guidato da padre Carballo, attualmente segretario della Congregazione dei Religiosi. Una storia ancora da mettere assieme, iniziata otto anni fa, con spericolate operazioni di investimento sulle quali ha finito per indagare il Tribunale di Milano.
Ma con la morte improvvisa di Leonida Rossi, il broker che ha truffato i tre frati economi, il pm ha chiesto l'archiviazione del procedimento. Cosa che in questi giorni ha indotto i frati a presentare un atto di opposizione alla richiesta di archiviazione.
Il padre superiore, l'americano padre Micael Perry – d'accordo con il Vaticano – vorrebbe andare a fondo e capire meglio che fine ha fatto il tesoretto destinato alle missioni. Venti milioni di euro introvabili. Padre Perry ha la convinzione di poter offrire alla magistratura nuovi elementi probatori per riaprire le indagini, approfondendo altre piste che prima si erano tralasciate e che magari potrebbero far tornare nelle loro tasche quella montagna di denaro. Soldi, soldi, soldi.
Praticamente un tentativo disperato per non perdere quei denari rastrellati dai tre economi francescani in diversi conventi e che erano destinati a finanziare le opere delle missioni nel mondo. L'inchiesta di fatto si era conclusa con la morte del faccendiere che era riuscito a convincere gli economi della Congregazione a investire fiumi di denaro ipotizzando interessi del 13,5 in investimenti di dubbia natura. Dal turismo in Africa, allo sfruttamento di miniere, al traffico di armi. Quando il faccendiere comprese che il castello che aveva costruito stava crollando, si è suicidato nella sua villa in provincia di Como, al confine con la Svizzera, senza lasciare indizi sul tesoretto dei frati.
In questa storia il vero mistero è rappresentato dai 20 milioni di euro, visto che non sono stati ritrovati in nessuna delle sedi operative in cui lavorava il broker suicida. Non c'era nulla nella banca svizzera che utilizzava l'uomo d'affari, così come nei suoi uffici a Lugano e nelle sue abitazioni. Poco prima che il dissesto venisse a galla e scoppiasse il bubbone, il generale dei francescani, lo spagnolo Rodriguerz Carballo fu spostato e promosso in Vaticano e al suo posto fu scelto il suo vice, l'americano Perry. Entrambi hanno sempre ripetuto che di queste operazioni il vertice dell'ordine non ne era corrente, che si fidavano degli economi della congregazione.
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