DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Flavia Amabile per “la Stampa”
Sorride Giorgia Meloni mentre si avvicina al podio. Tira fuori un tricolore, lo apre davanti a sé e con un altro grande sorriso inizia a parlare. E' la sua risposta al palco pieno di simboli della Lega e al rifiuto dei presunti alleati del centrodestra di arrivare in piazza uniti soltanto dalla bandiera italiana. Non aveva nascosto la sua delusione, il suo sentirsi un' ospite a casa di altri. La delusione è sparita quando con il suo tricolore davanti e con le sue parole ha conquistato tutto il popolo del centrodestra.
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San Giovanni in questo 19 ottobre di sole e tricolore dovrebbe essere la piazza del grande ritorno di Matteo Salvini dopo il passo falso di agosto e la traumatica uscita dal governo. Diventa la piazza della consacrazione di Giorgia Meloni, unica leader ad aver conservato la purezza politica di non aver governato né con il Pd né con i Cinque Stelle, unica a avere il controllo della città con le sue truppe presenti in ogni municipio, cresciute con lei tra lotte, militanze, opposizione a chilometro zero. «Giorgia, Giorgia» urlano in tanti per accompagnare le sue battute e la loro foga sembra quasi superiore a quella dei fan di «Matteo, Matteo».
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E' la piazza del tramonto definitivo di Silvio Berlusconi. Quando inizia a parlare l' uomo che per anni ha avuto platee adoranti e in ammirato ascolto, su San Giovanni cala il silenzio. All' inizio fanno finta di ascoltare, in realtà in molti ne approfittano per chiacchierare, fare una telefonata, scattarsi un selfie.
Ma l' intervento di Berlusconi si prolunga. Arriva anche qualche protesta. «Berlusconi ha fatto il suo tempo, dai», dice la signora Maria, arrivata in pullman dalle Marche.
E Vincenzo, pensionato romano: «Ormai ha un' età, è pieno di soldi, stia davanti alla televisione. Ha avuto la sua occasione, lasci il posto a Giorgia e Matteo».
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Alla fine del lungo intervento applaudono soltanto i (pochi) berlusconiani, gli altri aspettano con ansia l' intervento successivo. A nessuno interessano le sue parole sul governo delle manette e sul giustizialismo. La piazza ha bisogno di altro. Lo dice Riccardo Mares, ventenne e leader di un' associazione giovanile, arrivato in pullman dalla provincia di Treviso: «La gente è egoista, chiede che si debbano fare i propri interessi. Siamo qui perché Salvini è il leader di un movimento che difende i nostri interessi». Prima gli italiani visto dalla piazza San Giovanni è prima i fatti nostri.
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«E' giusto così - sostiene Gaetano Giuliano, origini meridionali ma da sempre a Milano dove lavora in una cooperativa come addetto alla pulizia - Io non so com' è che gli stranieri hanno tutto e io niente. Non sono razzista però prima noi poi se c' è qualcosa che avanza tocca a voi, nessuno vi vuole cacciare via».
Non ci sarà rabbia aveva promesso all' inizio Matteo Salvini ma la rabbia è ovunque. Bastano poche parole ben studiate nel suo intervento per scatenarla. Una di queste è Grillo. «Grillo vaffan...», lo interrompe subito la piazza, facendo diventare all' improvviso preistoria la sera di sei anni fa quando il fondatore dei Cinque Stelle aveva radunato proprio in questa piazza ottocentomila persone.
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«C' è una nuova Italia che ci aspetta e sarà bellissimo farne parte», aveva concluso allora il suo intervento Grillo. Aveva ragione ma nei corsi e ricorsi delle piazze ora a san Giovanni ci saranno sette volte meno persone ma anche loro pensano di essere la nuova Italia e non hanno dubbi sul fatto che ne saranno i protagonisti anche se in buona parte sono pensionati e persone che hanno abbondantemente superato i cinquant' anni.
Salvini ha ragione infatti quando sottolinea che non è una piazza di estremisti.
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Sembra piuttosto di essere in uno studio televisivo su una nave da crociera: tanti applausi, le ola per Matteo e Giorgia, rari gli striscioni o i manifesti disegnati a casa. Si viene qui per ascoltare le parole dei leader, non per averne di proprie.
I pochi esponenti di Casapound che si affacciano da queste parti - e stanno bene attenti a evitare i saluti romani - vengono guardati quasi con tenerezza. «Siamo stati tutti giovani - sorride Paolo Carta, ufficiale dell' aviazione - quelli di Casapound mi fanno tenerezza, hanno le loro idee ma per mandare avanti l' Italia ci vuole altro. Salvini ha tanti difetti ma è l' unico politico in grado di farcela».
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