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Pietrangelo Buttafuoco per "Il Foglio"
Mi hanno raccontato. Mi hanno raccontato la lunga giornata di un ex potente al tribunale di Catania. Mi hanno raccontato di un interrogatorio di diciotto ore. Mi hanno raccontato che c'erano cinque pm e, in mezzo, lui. Mi hanno raccontato che gli hanno chiesto di tutto. Tra gli inquirenti c'erano delle signore e una di queste, già alle prime battute, come per infilzarlo di affanni, gli chiedeva cose così: "Ma lei che tipo di bambino era, a scuola?".
Mi hanno raccontato che lui, interrogato su tutto, ha raccontato di se stesso ragazzino. Mi hanno raccontato che hanno fatto una pausa pranzo e che lui se n'è rimasto seduto ad aspettarli tutti e cinque i suoi inquirenti restando a stomaco vuoto. Mi hanno raccontato che lui non ha fatto altro che guardare il pavimento, quindi s'è alzato una volta, una seconda volta, e poi è tornato a sedersi ad aspettare che in tribunale, con le sue parole, coi suoi nervosismi, con gli scatti di voce segnati dalla gola secca, tutta quella luce del pomeriggio volgesse a sera. Così da arrivare a una tregua.
Nel raccontarmelo, scivolando in quell'affollarsi di magistrati, cronisti e avvocati, mi hanno detto - e chi me l'ha detto l'ha sempre combattuto questo fu potente - di averne avuto pena: ridotto com'era alla più nuda solitudine. Me l'ha raccontato proprio per dirmi: mai avrei pensato di provare pena per lui.
E' come se la zizzania da lui seminata in anni e anni di carriera politica gli abbia generato intorno un deserto. E mi sono sentito accapponare la pelle all'idea di cosa ne sarà di quest'uomo - fosse solo per fissare il pavimento, quello della propria casa, mi auguro - nel frattempo che tanti suoi beneficiati, i deputati da lui creati per via di clientele, i funzionari e i burocrati fino a ieri pendenti agli auricolari del suo Nokia, siano adesso accasati altrove: con il suo successore che ben volentieri s'è fatto elargitore di verginità a disposizione dell'eterna fogna del potere qual è la Sicilia. Laddove si conferma che, in tema di catena di comando, il predecessore è sempre meglio del successore.
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