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Alessandro Oppes per “la Repubblica”
Non sarà più «inviolabile », ma nemmeno un cittadino comune. Con un «però» che, nei prossimi mesi, rischia di trasformarsi in elemento di tensione e di possibile instabilità istituzionale. Nel momento stesso in cui (probabilmente il 18 giugno) il figlio Felipe sarà incoronato come nuovo sovrano, Juan Carlos perderà automaticamente l’immunità, la blindatura giuridica che gli è stata finora garantita dalla Costituzione del 1978.
Colpa di un vuoto legislativo, dell’assenza di una norma chiara che regoli lo status e gli eventuali privilegi di un ex monarca. Quando il problema sarà risolto, Juan Carlos dovrebbe godere della condizione di «aforado» (la stessa prevista per politici di diverso rango, in base alla quale non potrà mai essere giudicato da un tribunale comune ma solo dalla più alta istanza della magistratura, il Tribunal Supremo, equivalente alla nostra Cassazione).
Già due mesi fa il governo Rajoy aveva presentato alle Cortes il progetto di riforma della legge che regola il potere giudiziario e che prevede questo tipo di innovazione: in quel testo però si faceva riferimento solo alla protezione giuridica riservata alla regina e al principe ereditario. Il progetto che giace in Parlamento dovrà dunque essere modificato per fare riferimento al caso imprevisto di un re che abbandona il trono ancora in vita.
RE JUAN CARLOS CONSEGNA A RAJOY IL DOCUMENTO PER L ABDICAZIONE
A questa situazione di incertezza si aggiunge la nuova presa di posizione del presidente catalano Artur Mas che ieri, in un’intervista alla Reuters, ha confermato l’intenzione di andare avanti con il processo indipendentista e spiegato che «il suo popolo ha il diritto di decidere il proprio futuro». Mas esclude che Barcellona si possa accontentare di un’eventuale riforma della Costituzione che conceda più poteri alle regioni e chiede al governo di «mettere da parte la sua miopia politica» e autorizzare la convocazione di un referendum per l’autodeterminazione.
Mentre a pochi giorni dall’incoronazione e nel primo discorso pubblico dopo l’abdicazione del padre, il principe Felipe dice che «dedicherà tutte le sue forze al Paese», e lancia un appello «all’unità della Spagna».
L’esecutivo di Madrid metterà tutto l’impegno possibile per uscire al più presto dal limbo giuridico che riguarda Juan Carlos, ma si calcola che possano trascorrere mesi non privi di insidie, anche se i giuristi sono unanimi nel ritenere che l’inviolabilità del sovrano ha valore retroattivo. Ovvero, sono destinati al fallimento gli eventuali tentativi di portare Juan Carlos davanti a un tribunale per azioni compiute nel corso dei 39 anni di regno.
RE JUAN CARLO E LA REGINA SOPHIA DI SPAGNA
La Costituzione è molto chiara: «La persona del re non è soggetta a responsabilità. I suoi atti saranno sempre convalidati dal presidente del governo o dai ministri competenti». E soprattutto: «Degli atti del re saranno responsabili le persone che li convalidino». Diverso sarebbe probabilmente il caso in cui dovessero emergere responsabilità penali in delitti comuni. Il dibattito tra gli esperti diventerebbe incandescente.
E non è escluso che, in attesa della nuova legge, non possano scattare trappole insidiose. Il partito più battagliero, Izquierda Unida, ha già annunciato che presto partirà più di una denuncia. «Ci sono una serie di circostanze — ha dichiarato il deputato Alberto Garzón — che invitano a pensare ch
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