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1. THYSSEN: LA SENTENZA PIÃ DURA MAI EMESSA IN ITALIA PER INFORTUNI SUL LAVORO, NESSUNA "VERGOGNA"
Filippo Facci per "Libero"
Non è bello da dire né da scrivere, ma il famoso Paese normale dovrebbe cominciare a biasimare anche le scene in cui la gente grida «vergogna» nelle aule dei tribunali alla lettura delle sentenze, in genere con motivazioni che si assomigliano tutte in ogni processo di rinomanza mediatica: perché «la pena è troppo bassa» e «vogliamo la verità », perché «hanno coperto i mandanti» ed è appunto «una vergogna», perché «questa è la giustizia italiana, che schifo».
Sono frasi testuali che ieri sono state urlate alla lettura della sentenza d'appello per il rogo della Thyssen, grida disperate di chi va rispettato e ha sofferto e ancora soffre: come purtroppo succede in tutti i processi per morte di qualcuno. Ma questa, ogni volta, non può essere una giustificazione per tutto: nei tanto evocati paesi civili queste scene non esistono o vengono punite, oppure, male che vada, accadono fuori dal tribunale. Non si possono occupare le aule, non si può insultare i giudici e gli avvocati, i giornalisti non possono limitarsi a porgere il microfono e a fomentare chi la spara più grossa, anzi, mediatica.
Parliamo di un processo in cui non hanno assolto nessuno: un amministratore delegato che in primo grado aveva preso 16 anni e mezzo per omicidio volontario (assurdo) ora ne ha presi «solo» 10 perché non ci fu dolo, mentre altri manager hanno preso da 7 a 9 anni. à forse la sentenza più dura mai emessa in Italia per infortuni sul lavoro.
2. CORRIERE E UNITÃ, CON IL SENNO DI POI
Da "il Fatto Quotidiano"
Benvenuti tra noi. Tra quelli che si sono accorti in tempi non sospetti che Grillo era un fenomeno da non sottovalutare. Invece avevamo semplicemente provato a dire che il Movimento 5 Stelle avrebbe raccolto il voto di tutti coloro che erano stanchi delle logiche della vecchia politica. Oggi, incredibilmente, se ne accorge anche Ernesto Galli Della Loggia che dalle colonne del Corriere scrive: "Quale altra via esisteva per esprimere il proprio rifiuto nei confronti di una classe politica che in 25 anni non ha saputo mettere in prima fila una sola faccia nuova?".
Ma, udite udite, non è il solo: l'Unità sostiene che Bersani stia "sfidando" Grillo a governare e che l'ipotesi del governissimo è da scartare, "sarebbe come non aver capito nulla delle elezioni, di ciò che i cittadini hanno chiesto". Benvenuti.
3. IL FLOP DI MONTI? DONO DELLA CHIESA
Pino Corrias per "il Fatto Quotidiano"
Appena saputo che l'ex papa potrà indossare vesti bianche (anche se non la mantellina) abbiamo tirato un sospiro di sollievo: non ci si dormiva la notte. E riposandoci il giusto abbiamo avuto l'agio di goderci il secondo regalo che la Chiesa dei vescovi ci ha fatto in queste ultime settimane. Un regalo enorme: quello di lasciarsi distrarre dalle dimissioni del suo capo, Ratzinger, con tutte le profondissime implicazioni teologiche, pastorali, cosmogoniche, magiche, bancarie e perfino sartoriali. Al punto da togliere i suoi proverbiali artigli dalle urne degli italiani.
Guardandosi con una certa apprensione allo specchio. Dimenticandosi di dare indicazioni ai suoi pastori e al gregge che bela quaggiù. In questo modo tutti i pronunciamenti delle eminenze Bertone & Bagnasco per Monti e il suo liberismo non compassionevole sono appassiti per mancanza di tempo e di ossigeno. E lo stesso dramma ha vissuto il campione della buona famiglia italiana, Pierferdinando Casini, abbandonato a se stesso e perciò finito nella peggiore classifica che il laicismo normativo preveda, quella del "migliore tra i perdenti", ripescato un minuto prima di finire in discarica, come un divorziato qualunque.
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