DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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PROCURA, NON PREVEDIBILE FINE INDAGINE SU ACCESSI ABUSIVI
(ANSA) - Per la procura di Perugia "non sono affatto concluse" le indagini sui presunti accessi abusivi al sistema delle segnalazioni di operazioni sospette e alla banca dati della Direzione nazionale antimafia. L'Ufficio guidato da Raffaele Cantone ha reso noto che "sono ancora in corso e non è prevedibile la loro conclusione in tempi brevi, in quanto, dagli accertamenti delegati al Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza, sono emersi ulteriori episodi di possibili accessi abusivi, oltre a quelli già oggetto di contestazione nei mesi scorsi con l'invito a comparire".
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Estratto dell’articolo di Giacomo Amadori per “La Verità”
La notizia della richiesta di arresto da parte della Procura di Perugia nei confronti dell’ex sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, il settantenne Antonio Laudati, e del tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano, 59 anni, per anni in servizio presso la Dna, ieri ha attirato l’attenzione sia del mondo politico che di quello giudiziario, di cui Laudati è stato un importante esponente per molti anni.
I membri di Forza Italia della commissione Antimafia, capitanati dal senatore Maurizio Gasparri, hanno diramato un comunicato sul nostro scoop: «Questa notizia conferma la gravità dei fatti e la necessità di proseguire in Commissione antimafia con tutte le iniziative utili per accertare le verità e le complicità politiche e istituzionali di uno, lo ribadiamo, dei più grandi scandali della storia repubblicana.
GAETANO PECORARO INTERVISTA PASQUALE STRIANO - LE IENE 2
La vicenda nella Commissione antimafia è tutt’altro che conclusa. Ed investe anche le persone che negli anni hanno diretto questa struttura e che non possono trovare un comodo rifugio in luoghi istituzionali, dove si manifesta un pesante e non risolto conflitto di interesse. Sul quale torneremo con determinazione».
Laudati, ad aprile, è andato in pensione da indagato per il reato di accesso abusivo a banca dati informatica, abuso d’ufficio (reato oggi abolito) e falso in atto pubblico. L’accusa per lui è di aver confezionato con Striano alcuni pre-dossier investigativi mentendo sui veri motivi per cui sarebbe partita l’attività di indagine. Secondo gli inquirenti perugini i fascicoli contestati nascondevano interessi personali della toga.
Il finanziere, invece, è accusato di una bulimica attività di controllo (la Procura parlò di «numeri mostruosi») nelle banche dati della Dna presso cui lavorava, e, in particolare, nell’archivio delle Segnalazioni di operazioni sospette provenienti dagli uffici antiriciclaggio degli istituti di credito. […] «Spiate» che, secondo l’accusa, […] sarebbero state effettuate […] per passare informazioni a tre giornalisti del quotidiano Domani.
Come scritto ieri, il 23 settembre è stata fissata l’udienza davanti al collegio del Tribunale del riesame dopo che il gip ha rigettato la richiesta di domiciliari per i due principali indagati sui cosiddetti dossieraggi che sarebbero stati perpetrati in particolare da Striano, il procuratore di Perugia Raffaele Cantone ha fatto ricorso.
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Il giudice, pur rilevando i gravi indizi di colpevolezza, non ha rinvenuto traccia dei rischi che fanno scattare le esigenze cautelari, che sono il pericolo di fuga, la possibile reiterazione del reato e l’inquinamento del quadro probatorio. Tutti rischi che non sembrano sussistere considerando che Laudati è andato in pensione e Striano non lavora più nel vecchio ufficio.
Ieri le reazioni ufficiali al nostro scoop sono state pochissime. Le agenzie hanno solo registrato che le indagini non sarebbero chiuse e sarebbero in corso ulteriori accertamenti.
Alcune fonti hanno, però, riferito alla Verità che sarebbe imminente l’invio dell’avviso di chiusura indagini. Bocche cucite anche da parte degli indagati e degli avvocati. Solo il difensore di Laudati, il professor Andrea Castaldo, ha diramato uno stringato comunicato stampa: «A seguito delle notizie apparse su diversi organi di stampa. Peraltro riportanti inesattezze e delle richieste pervenutemi di informazioni e conferme, preciso che, almeno allo stato, non si intende rilasciare alcuna dichiarazione né diffondere atti, a tutela del consigliere Laudati e del doveroso rispetto per l’attuale fase del procedimento».
Alla richiesta di quali inesattezze siano contenute nella storia della richiesta di arresto (confermata dalla stessa Procura) e del ricorso dei pm al Tribunale del riesame, Castaldo non ha inteso rispondere.
Venerdì, prima dell’esplosione del caso, era stato un po’ più disponibile e aveva convenuto sull’abnormità della richiesta di arresto, forse senza precedenti (perlomeno recenti), per un membro della Direzione nazionale antimafia, sebbene uscente, e, comunque, per un magistrato della levatura di Laudati, il quale, prima di trasferirsi alla Dna e di fare il coordinatore dell’ufficio Sos, era stato anche procuratore a Bari, dove aveva dovuto gestire il pasticciaccio delle escort fornite da Gianpaolo Tarantini a Silvio Berlusconi.
Tre giorni fa, dopo aver appreso la notizia dell’istanza di arresto, avevamo domandato al legale se fosse successo qualcosa e lui, con una risata ironica, aveva replicato: «Diciamo che qualcosa è successo». E ci aveva confermato che l’udienza era stata fissata per «dopo metà settembre» […]. La notizia era arrivata, poco prima di Ferragosto, attraverso la notifica del ricorso al Tribunale del riesame e non era stata divulgata. «La cosa ci ha colpito completamente» ha ammesso Castaldo.
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Di fronte all’ipotesi prospettata dal cronista di un possibile accanimento, il legale aveva svicolato: «È una domanda a cui non so rispondere, è una cosa che valuto dal punto di vista tecnico». Incalzato, si era lasciato un po’ andare: «Pensavamo a uno scherzo, però è proprio così». Quindi aveva specificato di non essere riuscito neppure a leggere tutti gli atti, che sono 2-3.000 pagine». Dopo aver ribadito che «Laudati è fuori da tutto» e, quindi, non può creare problemi, ha concluso: «Siamo rimasti sorpresi perché è un po’ fuori dal comune questa richiesta». E, per chi non ha letto gli atti, è difficile non condividere questa opinione, considerando anche il mancato accoglimento da parte del giudice.
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