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Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
Ufficialmente, la strada è segnata: «Niente deroghe per il Campidoglio», dice Beppe Grillo. Parole che suonerebbero come una pietra tombale sull’ipotesi, che circola con insistenza, di Alessandro Di Battista come candidato a sindaco di Roma, qualora a Palazzo Senatorio si arrivasse ad elezioni anticipate nella primavera del 2016. In realtà, la situazione appare più complessa di così.
Perché il Movimento Cinque Stelle, con le elezioni nelle grandi città (Napoli, Milano, Torino e, per dirla come Renzi, «forse Roma») è sostanzialmente di fronte a un bivio: restare fedele a se stesso, ai suoi principi, alle sue regole, oppure concedere qualcosa alle esigenze (e alle opportunità) che riserva la politica. Perché una cosa è certa e la dicono anche gli esponenti pentastellati: «Con Dibba (Di Battista, ndr ) si può vincere nella Capitale. Senza è più difficile».
Ma Beppe Grillo, l’altra sera in piazza a Ostia, il litorale romano diventato ormai palcoscenico nazionale (tanto che il M5S ci torneranno il 19 luglio, anniversario della morte di Paolo Borsellino), lo ha ripetuto anche ai militanti: «Se vieni eletto in Parlamento, finisci il mandato. Può sembrare ed essere controproducente, ma è anche la nostra coerenza che fa la differenza. Non siamo un partito». Quindi, in teoria, niente Di Battista, deputato in carica (salvo sorprese) fino al 2018. Lo stesso concetto lo ha ribadito anche il diretto interessato: «Devo e voglio finire il mio mandato».
Poi, però, Di Battista aggiunge:«Da qui, da Ostia, parte l’ondata che arriverà a prendersi il Campidoglio. Pretendiamo di andare al voto e vedremo chi voteranno i cittadini. A Pomezia Fabio Fucci (il sindaco che, nelle carte di Mafia Capitale, viene definito «inavvicinabile» da Salvatore Buzzi, ndr ) è ritenuto incorruttibile? È la dimostrazione che siamo in grado di arrivare la ballottaggio a Roma. Renzi ha paura di noi, perché una volta alla guida del Comune andremo a spulciare le carte fino in fondo. Siamo più forti che mai. Eravamo una forza di rottura, ora c’è uno step successivo: proporci come forza di governo».
E così, senza derogare alle regole del Movimento, ci sarebbe un’altra strada, sulla quale gli attivisti si stanno già muovendo. Una mobilitazione via web, con una sorta di mailbombing per lanciare «Di Battista sindaco». E, di fronte alla volontà della «Rete», anche le regole di M5S potrebbero cambiare.
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