FARSA ITALIA! - ECCOLO IL “QUID” DI ALFANO (MA SI LEGGE SCHIFANI): AMICI DI BERLUSCONI, MA NEMICI DELLA SANTADECHE’! - IL PDL SI SPACCHETTA MA LA PALUDE ITALIA INGHIOTTE TUTTO (MASTIKAZZI!)

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Amedeo La Mattina per la Stampa

Oggi rinasce Forza Italia, ma più che una rinascita è un funerale. Rinasce con l'ennesimo pezzo di centrodestra che va per conto proprio, senza un pezzo di partito, monca di cinque ministri e oltre 30 senatori schierati con Enrico Letta e destinati a diventare presto quasi 40. Non ci sarà il capogruppo di Palazzo Madama Schifani (che in serata si è dimesso) e il suo vice Esposito, molti sottosegretari, sindaci e consiglieri comunali e regionali.

Tecnicamente non è una scissione: Alfano, governativi e colombe non se ne vanno dal Pdl. Drammaticamente non aderiscono a Forza Italia perchè, come ha spiegato il vicepremier sono prevalse le forze estreme che vogliono la caduta del governo. I falchi, cioè, che poi si chiamano anche lealisti guidati da Fitto, il quale ora ha o pensa di avere la strada spianata per controllare il partito in tandem con Verdini.

La giornata quindi si conclude con la rottura e la nascita di nuovi gruppi sia alla Camera sia Senato che si chiamano Nuovo Centrodestra. Si chiude al termine del doppio gioco fatto da Berlusconi che ha finto di essere d'accordo con i governativi ma poi si è tirato indietro con la scusa che gli altri, i falchi-lealisti, non erano d'accordo: nessun sostegno al governo dopo la decadenza, no alla cogestione paritaria del partito che nasce oggi al Palazzo dei Congressi.

Lo strappo di Alfano arriva nel corso della riunione con il suo gruppo. «Mi trovo qui per compiere una scelta che non avrei mai pensato di compiere. Non aderire a Forza Italia. Sento fortissimo il bisogno di ribadire che noi in questi 20 anni non abbiamo sbagliato speranze, ideali e persona. Noi siamo amici del presidente Berlusconi a cui ribadiamo amicizia e sostegno. Lo sosterremo - ha precisato - all'interno del governo».

Riavvolgendo il nastro della giornata, il passaggio più importante è stato quando prima Alfano e Lupi, poi tutti gli altri ministri del Pdl sono andati a Palazzo Grazioli a scongiurare la rottura. Il Cavaliere ha finto di aprire alle loro richieste e ha collaborato alla stesura di un documento che doveva essere approvato da un ufficio di presidenza da convocare per le 21: decadenza e governo rimanevano due cose separate; nomina di tre coordinatori, una colomba, un falco e un lealista.

A quel punto Berlusconi chiama al telefono Fitto e Verdini e in viva voce gli legge il documento. «Siete d'accordo?». No, è stata la risposta dall'altra parte del telefono. I ministri se ne sono andati sapendo già come sarebbe finita, nonostante Berlusconi aveva promesso loro che ci avrebbe pensato sulla convocazione dell'ufficio di presidenza. Convocazione che infatti non si fa e che lo stesso Cavaliere comunica a Quagliariello.

Spiega al telefono che l'ufficio di presidenza non può convocarlo perchè gli altri non vengono. Ma già da alcune ore si era capito quale sarebbe stato l'epilogo. In una nota l'ex premier fa un appello all'unità e poi aggiunge: «Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene. Ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese.

Poi aggiunge di avere sentito parlare di raccolte di firme tra i nostri parlamentari, riferendosi, senza dirlo, alle colombe: «Le uniche firme che a me interessano sono quelle di milioni di donne e di uomini che hanno creduto e credono in noi. E che nelle urne ci hanno concesso la loro fiducia».

Una risposta ad Alfano che parla di Forza Italia in mano a estremisti: «Se Forza Italia diventasse qualcosa di diverso, di piccolo e meschino, se diventasse preda di una oligarchia, se rischiasse una deriva estremista, sarei io che l'ho fondata a non riconoscermi più in questo progetto».

La giornata si chiude malissimo con Fitto che accusa Alfano di avere commesso «un atto gravissimo contro la sua stessa storia e contro Silvio Berlusconi, i nostri programmi e i nostri elettori. Il vero popolo di centrodestra giudicherà».

 

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