DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1. DILETTANTI ALLO SBARAGLIO
Alessandro Sallusti per il Giornale
Mamma mia in che mani rischiamo di finire. Una comica, questo è l' unico modo di definire la trattativa tra Di Maio e Salvini per provare a formare un governo.
Ore di inutili riunioni su un finto programma, roboanti dichiarazioni alla stampa sul fatto che «qui si fa la storia», caccia disperata a un candidato premier che data la situazione non può esistere se non di quarta fila. E infine, ieri, il presidente Mattarella che svela il bluff e rimanda tutti a casa, rischiando lui stesso di rimanere travolto dalle risate degli italiani.
Perché tra Di Maio e Salvini non c' è accordo su nulla, e se per disperazione alla fine di questo calvario pur di governare dovessero fingere di averlo trovato, ne vedremo delle belle.
Immaginiamo la faccia di Mattarella quando ieri Di Maio gli ha detto che, prima che a lui, il contenuto di un eventuale accordo sarà sottoposto al voto online sulla piattaforma del Movimento Cinque Stelle.
Come dire: tu non conti nulla, il nostro Quirinale è la Casaleggio & associati, una società privata che gestisce in maniera molto discussa e poco trasparente la vita pubblica e privata dei grillini. Pensavamo di essere in una Repubblica parlamentare, non in una Spa, perché un conto è «rinnovare i riti della politica», altro è elevare lo statuto della Casaleggio a Costituzione.
SALVINI DI MAIO E LA TRATTATIVA LEGA M5S
A questo punto bisogna tornare alla domanda che già ci siamo fatti in questi giorni. Ma Matteo Salvini e la Lega che ci azzeccano, per dirla alla Di Pietro, con queste pagliacciate? Perché si ostinano a trascinare i loro elettori nella palude grillina, inseguendo Di Maio sul terreno della democrazia (finta) basata sui gazebo (sabato anche la Lega farà un referendum farsa) invece che sulle responsabilità che gli eletti, e soprattutto i leader, sono chiamati a prendersi?
Più passano le ore, più si entra nel non senso, più una risposta inquietante si fa strada nei pettegolezzi politici. E se Matteo Salvini avesse già deciso che il suo orizzonte non è più, e mai più sarà, il centrodestra, ma una qualche alleanza con il partito di Grillo per spartirsi per lungo tempo potere e poltrone più che per governare? Mi auguro di no, per quanto lo conosco lo escludo, ma proprio per questo si attendono segnali chiari.
2. IL BALLO DEI DEBUTTANTI
Marco Travaglio per il Fatto Quotidiano - ESTRATTO
Scrivere del governo Salvimaio che pare stia per nascere è come camminare sulle uova. Perché né Di Maio né Salvini hanno alcuna esperienza di governo, dunque siamo al ballo dei debuttanti. E perché tutto ciò che sta avvenendo è senza precedenti. Mai le elezioni avevano partorito due vincitori parziali e opposti, come i 5Stelle e la coalizione di centrodestra. Mai due partiti dichiaratamente anti-sistema avevano formato una maggioranza di governo contro quelle che, in alternanza o in unione fra loro, hanno monopolizzato l' intera Seconda Repubblica.
Mai due forze politiche così distanti ed eterogenee avevano provato a mettersi insieme in base a un contratto di governo (detto infatti "alla tedesca" perché l' abbiamo importato dagli ultimi due governi di coalizione in Germania fra la Merkel e i socialdemocratici). Mai il programma di governo era stato condizionato all' approvazione degli iscritti ai due partiti contraenti.
Mai una coalizione aveva "prestato" il suo primo partito al governo, lasciando consensualmente gli altri due all' opposizione. E mai un governo nascente aveva raccolto l' unanime ostilità di tutti i poteri: europei e italiani, politici ed economici, lobbistici e mediatici. Mutatis mutandis, a Roma si sta replicando quel che è appena accaduto a Berlino: con la non indifferente differenza che a Berlino si sono (ri)uniti i partiti che governavano anche prima, mentre a Roma si stanno unendo per la prima volta due forze che negli ultimi 7 anni erano state all' opposizione.
ANGELA MERKEL GIURA DA CANCELLIERE PER LA QUARTA VOLTA
Eppure nessuno si è scandalizzato se la Merkel, dopo le urne, ha aperto due forni opposti: prima l' alleanza con i liberali e i verdi e poi, fallita quella, l' alleanza con l' Spd. Nessuno si è scandalizzato se, per trattare con gli uni e con gli altri e poi per scrivere il contratto di governo, sono trascorsi sei mesi. E nessuno si è scandalizzato, anzi tutti hanno festeggiato la grande pagina di democrazia, se l' Spd ha sottoposto quel contratto al referendum tra gli iscritti.
DALEMA RENZI BERLUSCONI E DI MAIO COME I CUGINI DI CAMPAGNA
Invece tutti si indignano se, in ossequio al risultato elettorale e al sistema proporzionale, Di Maio ha proposto un contratto di governo sia al Pd (che ha sdegnosamente rifiutato, dopo aver finto di volerci provare) sia alla Lega (che ci ha sempre sperato, anche se Salvini s' è seduto al tavolo solo quando B. l' ha autorizzato). Tutti si indignano se M5S e Lega annunciano un referendum tra gl' iscritti sul contratto di governo.
luigi di maio berlusconi salvini meloni
E se, dopo meno di una settimana di negoziati, non abbiamo ancora il premier, i ministri e il programma stampato. Se fosse questo il problema del governo (forse) nascente, potremmo dormire tranquilli.
Attendere sino a fine settimana, per avere un premier e una squadra rispettabili e un programma preciso e dettagliato che vincoli i dioscuri Di Maio e Salvini sull' annunciato "programma di cambiamento", non sarebbe una perdita di tempo.
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