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Giampiero Calapà per il “Fatto Quotidiano”
Berlusconi al sipario? Alla fine della carriera politica? Potrebbe essere. È andato da Putin. Il 17 settembre decidono sul Ruby ter, nello stesso giorno esce il mio libro. Il 22 si pronuncia la Cassazione su di me. Sono giorni in cui le storie ritornano a intrecciarsi”.
Emilio Fede, storico direttore del Tg1 Rai prima e dei tg Mediaset poi, in piena era berlusconiana, uno degli uomini più fedeli al regime ventennale dell’uomo di Arcore, oggi in attesa del pronunciamento della Suprema Corte sulla condanna a quattro anni e dieci mesi per favoreggiamento della prostituzione nella vicenda del Bunga bunga: “La sentenza mi risarcirà, vedrete”.
Vedremo direttore, quindi lei può dire che Berlusconi è al sipario, finisce qui la carriera politica?
Potrebbe essere. Non credo che sia andato a caso dal suo amico Putin in questi giorni.
Nel suo libro, Se tornassi ad Arcore (Marsilio), scrive: “Una sera, mentre andavo via, si è fermato vicino a un grande mappamondo azzurro e con il dito ha indicato un punto in mezzo al mare, piccolo, piccolo. Non ho avuto il tempo di localizzarlo. Forse, quel gesto, inconsciamente, voleva esprimere il desiderio di andare lontano. Molto lontano”.
Infatti. Ho finito di scriverlo a luglio e le cose che accadono in questi giorni rendono il libro molto attuale.
E, a quel punto, se Berlusconi uscisse dalla scena politica? Lei per chi voterebbe? Un po’ dal libro si capisce.
Sì, sono diventato renziano a mia insaputa. Voterei per Renzi sicuramente.
Le ricorda Berlusconi?
Questo no, sgombriamo il campo dagli equivoci, Berlusconi è e resterà unico.
Scrive anche che le manca. Quando vi siete sentiti l’ultima volta?
Due mesi fa. Una chiacchierata fra vecchi amici che non si sentivano da tempo. Alla fine della telefonata mi ha detto: “Adesso non sparire, telefonami”. Gli ho risposto: “No, ho già pagato abbastanza”.
Qualcosa si è rotto quando è uscita l’intercettazione tra lei e Lele Mora, quando gli dice: “Lele, studiamo insieme... Gli dico: ‘Senti, ho visto Lele, non sta bene ed è preoccupato, forse credo che una mano bisognerebbe dargliela, hai fatto tanto bene a tanta gente, lui poi se lo merita più degli altri’”.
Ma no, era una battuta. Ma che bisogno avevo io di rubare i soldi a Berlusconi. Dovevo lasciare la direzione del Tg4 nel luglio 2011, mi avevano offerto 6 milioni di euro netti.
Poi è stato licenziato nel marzo 2012, come racconta nel libro, dopo una trattativa non andata a buon fine.
Ho firmato per non prendere una lira.
Il libro è lanciato così dalla Marsilio: “Un appello a chi sa e non dice. Anche alla malavita. C’è qualcuno che sa. Autore di una lettera anonima. Non parla perché ha paura? ”.
Certo, deve venire fuori. È lì che hanno cominciato a distruggermi, a rovinarmi la vita. Non ha idea di quante parcelle di avvocati ho dovuto pagare. Sono rimasto senza soldi e proprio non so cosa significhi avere conti all’estero. Ovviamente mi riferisco nel libro alla lettera anonima pubblicata da Corriere della Sera e La Stampa in cui si sosteneva che avevo portato 2 milioni e mezzo in Svizzera in una valigetta.
Nel libro pare chiaro che lei ha chiuso completamente col mondo di Berlusconi o almeno con chi comanda ora.
Sì, infatti il titolo è Se tornassi ad Arcore... perché se tornassi farei aprire a Berlusconi gli occhi su tante cose.
Ce l’ha con Francesca Pascale e Mariarosaria Rossi?
No. Diciamo che da Francesca mi sarei almeno aspettato una telefonata di solidarietà.
Insomma, si può parlare di svolta renziana per Fede.
Nel libro c’è l’intervista a D’Alema quando era premier, a fine anni 90. La mia unica volta a Botteghe Oscure. Mi disse che il governo sarebbe durato fino all’approvazione delle riforme costituzionali. Ancora coincidenze.
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