DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Francesco Rosano per il Corriere della Sera - Estratti
«Gratuità è la linea», scrivono sui tazebao social i collettivi universitari, parafrasando proprio i Cccp per annunciare «l’autoriduzione» del biglietto (50 euro più prevendita) alla tappa bolognese degli alfieri emiliani del punk-rock.
Ma la chiusura di piazza Maggiore il 21 maggio irrita anche la sinistra, in maggioranza a Bologna, che bussa alla porta del sindaco dem Matteo Lepore: «Uno spettacolo a pagamento in una piazza pubblica è un fatto che merita una riflessione». Intanto i social ribollono, tra chi non ha mai digerito la svolta meloniana del carismatico Giovanni Lindo Ferretti («Live in Atreju») e chi non accetta invece il libero mercato: «Prezzi da borghesia. Produci, consuma, crepa».
(...) Nel mirino c’è innanzitutto il prezzo (57,50 euro), che non ha comunque impedito il rapido sold out con 8.500 biglietti staccati in 18 ore. «Fedeli alla lira», ironizzano sui social i fan, divisi tra chi ha ceduto al compromesso storico e chi ha voltato le spalle all’operazione nostalgia: «Vi ho visto a Parco Cavaioni gratis nell’88... non sporco questo ricordo».
Gli attivisti del Collettivo universitario autonomo (Cua), che negli anni di Spara Juri e Io sto bene non erano nati, hanno deciso di sorpassare l’operazione nostalgia riavvolgendo il nastro dell’attivismo agli anni ’70 delle autoriduzioni. «Tanto è cambiato, tra conversioni religiose e politiche — punzecchiano il ratzingeriano e meloniano Ferretti — ma ancora oggi quei pochi album registrati alla buona riescono a toccare corde profonde tra giovani e giovanissime.
Per questo crediamo che sia ancora più inaccettabile che vengano resi di nicchia chiedendo 50 euro di ingresso». La soluzione? L’autoriduzione, ovviamente. «La sera del 21 maggio verremo in piazza Maggiore — promettono — e saremo felici di partecipare al grande concerto in maniera totalmente gratuita».
In Comune il live dei Cccp agita invece la maggioranza.
«Siamo di fronte a un fatto nuovo: l’interdizione, seppure per una sola sera, di una piazza pubblica per finalità di lucro di un soggetto privato», ha scritto Simona Larghetti di Coalizione civica in un’interrogazione rivolta ieri al sindaco Matteo Lepore, che prima o poi manderà risposta scritta.
L’organizzatore Lele Roveri, che è anche patron della Festa dell’Unità, allarga le braccia.
«Polemiche in salsa bolognese», dice, elencando le tante città dove i concerti a pagamento in piazza esistono da tempo. «Sono un operatore culturale, da anni col sindaco c’era voglia di organizzare un live storico in piazza Maggiore». E l’autoriduzione dei collettivi? «Rispetto le loro idee — risponde — ma spero non creino problemi di ordine pubblico a una festa che sarà per famiglie. Non esistono concerti “gratuiti”
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