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ALTRO CHE FENOMENO DI MASSA, LA RESISTENZA ITALIANA! - GLI ANTIFASCISTI CHE CADDERO NEI CAMPI O CHE FURONO SEVIZIATI NELLE PRIGIONI FURONO DEI VERI EROI. PERÒ, PURTROPPO, FURONO VERAMENTE POCHINI. SOLO IN 137.344 IMBRACCIARONO LE ARMI CONTRO I NAZIFASCISTI - L’OPPORTUNISMO DOMINÒ ALLA GRANDE: IL NUMERO DEI RESISTENTI ANDÒ IN CRESCENDO CON L’AVANZARE DEGLI ALLEATI: SOLO A GUERRA FINITA DIVENTARONO BEN 250MILA - TOGLIATTI FU CONSAPEVOLE CHE LA NEONATA REPUBBLICA NON SI FONDAVA SULL’ANTIFASCISMO (DI MASSA). PROMULGÒ AMNISTIE E SDOGANÒ PEZZI GROSSI DEL FASCISMO

DAGONOTA

partigiani con una giuseppina ghersi stuprata e uccisa perche accusata di essere repubblichina

“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati”. Parole sante, queste di Piero Calamandrei, cantore della Resistenza: gli antifascisti  che caddero nei campi o che furono seviziati nelle prigioni furono dei veri eroi. Furono martiri straordinari. Però, purtroppo, furono veramente pochini.

 

Gli italiani si iscrissero al Pnf (era obbligatorio per avere un impiego) a milioni. Ma solo in 137.344 rialzarono coraggiosamente la testa e imbracciarono le armi contro i nazifascisti.  Le ultime ricerche uscite sul Portale dell’Archivio  centrale dello Stato (riportate da Giovanni De Luna su “La Stampa”) dicono proprio questo. Altro che fenomeno di massa, la Resistenza italiana! E non solo.

PARTIGIANI MILITARI USA

 

L’opportunismo dominò alla grande: il numero dei resistenti andò in crescendo come il “Bolero” di Ravel con l’avanzare degli Alleati: 10mila furono i partigiani dopo l’8 settembre 1943,  i combattenti furono 20-30mila nel febbraio-marzo 1944 e 120-130 mila nei giorni precedenti il 25 aprile. E a guerra finita diventarono ben 250mila.

 

Furono però in 650mila coloro che avanzarono richieste di riconoscimento (in gran parte farlocche e non documentate) dichiarando la loro militanza in Brigate Garibaldi, nel Corpo Volontari della Libertà e affini. Se si veniva annoverati nelle liste dei partigiani ci si conquistava una paghetta niente male (tra le mille e le 5 mila lire).

 

PARTIGIANI1

Ma, cosa più importante, ci si faceva il lifting, si cancellavano le macchie nere lasciate dalla precedente militanza fascista. Insomma, alla solita maniera degli italiani, in molti volevano saltare sul carro dei vincitori. Al contrario degli scrittori e dei poeti che celebravano la Resistenza-fenomeno di massa - come Calamandrei, Quasimodo, Ungaretti (che si dovevano anche loro lavare la coscienza) - il segretario del Pci, Palmiro Togliatti fu consapevole che la neonata Repubblica non si  fondava sull’antifascismo (di massa).

PARTIGIANI

 

Promulgò amnistie e sdoganò pezzi grossi. Fecero importanti carriere nel dopoguerra persino i giudici che avevano presieduto il Tribunale della razza e avevano destinato al lager i concittadini di religione ebraica.  Il Migliore giunse anche ad aprire le porte del suo partito a tanti ex fascisti, forse perché di veri antifascisti ce ne erano stati troppo pochi.

Giovanni De Luna

 

PARTIGIANI D'ITALIA NON TANTI MA BUONI. ECCO I NUMERI DELLA RESISTENZA

Giovanni De Luna per La Stampa

 

Al 25 aprile 1945, il numero dei partigiani ammontava, secondo alcune ricostruzioni, a circa 250 mila. Pochi rispetto ai milioni di italiani che si erano iscritti al Pnf e che avevano affollato le piazze di Mussolini; molti rispetto alla scelta che furono chiamati ad affrontare dopo l' 8 settembre, rifiutando sia le lusinghe del «tutti a casa», sia l' obbedienza ai bandi di arruolamento nell' esercito di Salò.

 

Mussolini Petacci scaricati a piazzale Loreto

Nel primo caso, sarebbero comodamente sprofondati nel ventre delle loro case e delle loro famiglie, limitandosi ad aspettare che passasse «'a nuttata»; nel secondo, si sarebbero messi al sicuro dall' incubo degli arresti, delle deportazioni, delle rappresaglie, rifugiati sotto l' ombrello protettivo della Wehrmacht e della sua poderosa forza armata.

 

Scelsero invece di impugnare le armi contro i tedeschi e i fascisti, di ritrovare, in quel gesto, la pienezza di una sovranità individuale smarrita in venti anni di dittatura, di obbedienza passiva a un regime claustrofobico e soffocante.

ronda partigiani-milano-1945

 

Furono comunque una minoranza; nei numeri e nella loro stessa autorappresentazione si percepirono come tali, ed ebbero ben chiaro il compito di riscattare, con il loro coraggio, l' ignavia delle maggioranze che avevano supinamente accettato la cancellazione della libertà e della democrazia.

 

Cifre oscillanti È in questo senso significativa una ricerca che si è concentrata proprio sulla dimensione quantitativa della Resistenza, dedicandosi allo studio di circa 650.00 schede relative alle richieste di riconoscimento delle qualifiche partigiane conservate presso l' Archivio Centrale dello Stato.

 

IL MARESCIALLO TITO E I PARTIGIANI JUGOSLAVI NEL 1944

Subito dopo la fine della guerra, per vagliare quelle richieste si insediarono apposite Commissioni regionali e nazionali. Il loro lavoro si presentò subito irto di difficoltà.

Si trattava di «normare» una guerra che era stata soprattutto una guerriglia e di stabilire delle regole da applicare in un mondo partigiano che era nato contro le regole, per sua natura fluido, spesso incline più alla spontaneità che all' organizzazione.

 

donne nel fascismo

Anche le cifre erano tutt' altro che certe e risentivano delle varie fasi che avevano scandito le operazioni militari. Così, si può concordare con Guido Quazza che parlò di 9-10.000 combattenti nel dicembre 1943, 20-30.000 nel febbraio-marzo 1944, 70-80.000 uomini nell' estate del 1944, 120-130.000 nei giorni immediatamente precedenti l' insurrezione del 25 aprile, fino ai 250.000 finali, dei quali «150.000, colorita e non sempre utile retroguardia».

 

partigiani a montecitorio per i 70 anni dalla liberazione 5

Le Commissioni operarono sulla base di criteri che erano il più vicino possibile alla realtà, che però non riuscivano a intercettare nella sua interezza. Furono introdotte distinzioni che riguardavano chi aveva operato al Sud della Linea Gotica; ci si limitò a riconoscere solo le formazioni indicate dal Cvl (Corpo Volontari della Libertà), penalizzando quelle che avevano operato spontaneamente; si privilegiò l' aspetto militare della Resistenza, così che al Sud si prese in considerazione come titolo di merito solo la partecipazione alle quattro giornate insurrezionali di Napoli. Si stabilirono diverse categorie di partigiani (combattente, patriota, benemerito ecc.) e per ognuna si richiedevano requisiti diversi (a partire dalla presenza continuativa in banda di almeno tre mesi).

leggi razziali

 

Partigiani impiccati dopo il rastrellamento nazi fascista sul monte

Gattopardismo di massa A sollecitare le richieste di riconoscimento c' era anche un interesse economico, la possibilità di percepire un «premio di solidarietà» che oscillava tra le mille e le cinquemila lire, più o meno lo stipendio mensile di un impiegato. Cifre irrisorie che però, in un' Italia stremata dalla guerra, erano molto appetibili. A questo «opportunismo della miseria» se ne aggiungeva un altro, che trovava le Commissioni particolarmente vigili: in un' Italia perennemente sedotta dalla corsa sul carro dei vincitori, ottenere la qualifica di partigiano fu visto anche come una scorciatoia trasformistica per lavarsi la coscienza e rifarsi una verginità democratica.

 

Per fronteggiare questo «gattopardismo di massa» i partigiani chiamati a far parte delle Commissioni usarono criteri particolarmente severi.

nilde iotti palmiro togliatti

Ad esempio, quella piemontese, presieduta dal generale Trabucchi, «riconosciuto che molte di tali domande si basavano su dichiarazioni di comodo, od addirittura false», decise di procedere con accertamenti a mezzo di testimonianze orali in contraddittorio. Nell' agosto del 1946 risultavano esaminate in questo modo 26.318 domande. Trabucchi scrisse nella relazione al ministero che prevedeva di riconoscere in Piemonte circa 30.000 partigiani combattenti, «con un risparmio all' erario di circa 500.000.000 rispetto a quanto importerebbe il criterio di "umana comprensione" che qualcuno suggerisce di adottare».

 

Palmiro TogliattiMussolini Cadavere

Intransigenza morale Più che un criterio contabile di risparmio, si poneva come metro di giudizio «un criterio morale», che doveva indurre la Commissione «alla severità». Se si considera che «la lotta fu condotta da una minoranza», sostenevano i piemontesi, «è giusto che soltanto a questa minoranza sia riservato il riconoscimento di un titolo che deve avere particolare valore». Il «partito dei fucili», quello dei partigiani che «avevano fatto» la Resistenza, si schierava così anche contro le ragioni dei «partiti delle tessere», quelli che fondarono la Repubblica e che, senza guardare tanto per il sottile, cercavano un consenso elettorale il più vasto possibile. Alla fine, secondo i dati definitivi, furono 137.344 i partigiani combattenti ufficialmente riconosciuti, una cifra che non si discosta molto da quella indicata da Quazza.

TOGLIATTI E RENZI

 

Anche per questa intransigenza, le Commissioni si ritrovarono a operare in condizioni molto difficili: un' organizzazione precaria, la diffidenza delle autorità militari, le impazienze di chi voleva liberarsi al più presto del peso morale della Resistenza. Dal 1948 in poi questo clima si fece particolarmente pesante. A quel punto, il sistema dei partiti si era ormai consolidato e la corsa sul carro dei vincitori cambiò obiettivo. Il flusso delle richieste di riconoscimento della propria militanza partigiana si azzerò, e al Sud, per qualche anno, dichiarare di aver partecipato alla Resistenza divenne addirittura l' anticamera della discriminazione, quasi un demerito.

benito mussolini 2

 

Oggi, il Portale inaugurato presso l' Archivio centrale dello Stato - che rende accessibili tutte le schede con le richieste avanzate allora - offre la possibilità di confrontarsi con l' operato di quelle Commissioni e di guardare a quella esperienza come a un ultimo lascito di chi tentò di fare del partigianato un magistero di apostolato civile, interprete di uno spirito che la Resistenza riuscì a trasfondere anche nella Costituzione.