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Monica Rubino per la Repubblica
Il premier Paolo Gentiloni ha presieduto ieri il consiglio dei ministri, inusualmente fissato di sabato, a soli quattro giorni dall’intervento di angioplastica dopo il malore al rientro da Parigi. Non si è trattato di una riunione di routine.
Oltre ad essere stati varati i decreti legislativi sulle unioni civili, completando così l’iter di attuazione della legge, si è discusso anche sul dossier scuola. Ed è stato prorogato l’incarico del comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette, finito sotto indagine a Napoli per rivelazioni di segreti d’ufficio nell’inchiesta sugli appalti Consip.
Ma contro il governo, accusato di mancare agli impegni presi su pensioni e trasferimenti dei pm, si leva la protesta dell’Anm. L’Associazione nazionale magistrati, infatti, ha deciso di disertare per la prima volta nella sua storia la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario il 26 gennaio in Cassazione, momento solenne e fortemente simbolico per la giustizia italiana.
Una scelta pesante, presa non a caso prima della conversione in legge del decreto Milleproroghe, che non ha dato le risposte che i magistrati si aspettavano. Al sindacato delle toghe ha replicato il Guardasigilli Andrea Orlando, ribadendo di essere «disponibile a un confronto ». Ma la tensione resta alta e toccherà al premier mediare per trovare un accordo.
Gentiloni, dimesso dal Policlinico Gemelli di Roma poche ore prima dell’inizio del consiglio dei ministri, ha avuto appena il tempo di passare da casa prima di recarsi a Palazzo Chigi. E al termine dei lavori ha espresso su Twitter la sua soddisfazione: «Approvati oggi i decreti attuativi sulla scuola. Un pacchetto importante, aperto al contributo del Parlamento. Le riforme non si fermano». Parole che sottolineano la ripresa in tempi record dell’attività di un esecutivo che va avanti «nel pieno delle sue funzioni».
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In extremis il consiglio dei ministri ha dunque dato l’ok a otto delle nove deleghe della “Buona scuola”, la riforma dell’istruzione targata Renzi-Giannini. Quanto ai vertici dell’Arma, la riconferma di Del Sette ha ricevuto il plauso di Forza Italia e scatenato le critiche dei Cinque Stelle, che invece ne chiedono la revoca immediata: «La proroga è sconcertante», attaccano i parlamentari pentastellati, «visto e considerato che, oltre all’indagine in corso, sul comandante dei carabinieri pesa anche l’età: 65 anni, dunque per la legge Madia dovrebbe essere in pensione».
Restano in sella anche il capo di Stato Maggiore della Difesa Claudio Graziano e il capo di Stato Maggiore dell’Esercito Danilo Errico. Confermati infine tutti i viceministri del governo Renzi, ad eccezione di Enrico Zanetti di Scelta Civica, che è uscito dalla squadra del ministero dell’Economia.
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