RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica”
tweet sulle elezioni in sardegna 16
[…] Sul perché la Sardegna al voto sia così particolare è possibile azzardare delle ipotesi, naturalmente empiriche, per non dire potenzialmente strampalate. Forse è il numero ridotto degli elettori, appena il 3 per cento dei votanti in Italia, che ogni volta trasforma la prova in una specie di Super Sondaggio, per giunta gratuito.
Forse […] è invece la storia e in fondo anche la qualità del ceto politico che la Sardegna ha donato all’Italia. A parte Gramsci, e un po’ anche Togliatti, l’albo d’oro della Prima Repubblica indica i nomi di ben due presidenti della Repubblica, Segni e Cossiga, poi di Emilio Lussu, Berlinguer, con padre e fratello, Mariotto Segni, Arturo Parisi e altri.
Qualcosa deve entrarci anche la distanza geografica dall’Italia, e per dirla tutta, pure il senso di colpa o la coda di paglia per cui troppe volte lo Stato centrale ha promesso e ingannato il popolo o se si vuole i popoli sardi, e a maggior ragione proprio sotto elezioni, quindi lavoro, ambiente, facilitazioni nei trasporti interni, suggestioni & fantasmagorie culturali e poi, dopo un lungo silenzio, ecco l’idea di scaricare in Sardegna un’altra base militare o qualche diavoleria per smaltire le scorie nucleari.
massimo d alema silvio berlusconi 3
E poi dice che votano strano. Così nell’isola, a differenza di tante altre regioni, non succede mai che chi governa venga mantenuto al potere. L’importante è cambiare maggioranza, presidente, tutto, ma ogni volta è una lotteria e una faticaccia, oltre a crescere l’astensionismo. Ciò detto, le elezioni in Sardegna offrono lo stesso, o proprio per questa loro anomalia, un indubbio rilievo politico, spesso in anche controtendenza, e prospettive a loro modo persino vaticinanti.
lucia chessa alessandra todde renato soru paolo truzzu
Nel 1999 il voto anticipò la grande ripresa di Berlusconi che l’anno dopo mandò a casa D’Alema e nel 2001 s’insediò a Palazzo Chigi con grandi velleità di potere e corredo estetico da sovrano. Ma nel 2004 il voto dei sardi, con Soru, indicò che quelle velleità erano fallite e anche sul corredo estetico del Cavaliere s’era depositata un bel po’ di polvere; tanto che l’anno dopo cadde il secondo governo Berlusconi.
Le elezioni del 2009 costituirono d’altra parte la goccia che fece traboccare il vaso dell’esausta segreteria Veltroni o, se l’immagine pare troppo elaborata, funzionarono da colpo di grazia inferto al sogno di un Pd a vocazione maggioritaria.
Anche in quel caso la lentezza dello scrutinio fu esasperante. Era chiarissimo che Soru aveva perso e ancora più chiara la vittoria di Cappellacci, ma all’appello seguitavano a mancare i risultati di un certo numero di sezioni, per cui non si poteva proclamare il presidente. Ma Veltroni, a quel punto, si era già bello e dimesso.
Nel 2014, anno primo dell’era renziana, il Pd riuscì a combinare un tale impiccio che la candidata governatrice si ritirò all’ultimo momento, ma il suo sostituto e tappabuchi, indipendente di centrosinistra, vinse lo stesso e pure benino. In quelle elezioni si presentò Michela Murgia, alla guida di una lista che si chiamava “Sardegna possibile”, ottenendo il 10,32 per cento.
La volta dopo, era il 2019, la Sardegna preannunziò di qualche mese il successo europeo di Salvini, poi compromesso al Papeete; ma indicò pure con grande chiarezza che l’ondata grillina stava esaurendosi.
alessandra todde elezioni regionali sardegna
Piccola e ribalda escursione nel pensiero laterale e della viralità digitale: fu proprio a ridosso di quella tornata che sotto il Palazzo di Montecitorio una vecchietta giunse inavvertita alle spalle del giornalista che commentava l’impatto del voto sardo sul governo e gridò, per la gloria sinistra del fuori programma: “Maledetti!”.
[…] le elezioni in Sardegna costituiscono un piccolo grande romanzo politico che mai come in quest’ultimissima occasione presenta un finale ragguardevole. Sarà molto difficile stavolta negare che il voto abbia un contraccolpo sul potere. Con la vittoria di Todde sarà molto difficile negare che da domani chi comanda comanda un po’ meno.
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