ranieri guerra e roberto speranza

FINCHÉ C'È CENSURA C'È SPERANZA - LA PROCURA DI BERGAMO HA TRA LE MANI LE CORREZIONI CHE RANIERI GUERRA E UNA DIRIGENTE DELL'OMS VOLEVANO FARE AL REPORT CHE INCHIODAVA L'ITALIA SUGLI ERRORI NELLA GESTIONE DEL COVID: "MEGLIO ABBASSARE I TONI, QUESTA FRASE È TROPPO DRAMMATICA, DOVREMMO ESSERE PIÙ POLITICAMENTE CORRETTI". E UN'ANALISI CRITICA SU CODOGNO DOVEVA SPARIRE - IL MINISTERO DELLA SALUTE, PUR DI NON AMMETTERE DI AVER SBAGLIATO, DIEDE L'OK ALLA "REVISIONE" DEL DOSSIER...

Francesco Borgonovo per "La Verità"

 

non e' l'arena le chat tra ranieri guerra e brusaferro

«Forse è meglio abbassare i toni»; «Questa frase è troppo drammatica»; «Dovremmo essere più politicamente corretti». Di frasi come queste i vertici dell'Oms ne hanno scritte tante, troppe, commentando il report sulla gestione italiana del Covid firmato da Francesco Zambon e da un gruppo di altri studiosi con base a Venezia.

 

Come ormai noto, quel documento, circa un anno fa, è stato prima pubblicato e poi censurato dall'istituzione sanitaria internazionale. E a rivendicare la responsabilità dell'oscuramento è stato Ranieri Guerra, direttore aggiunto dell'Oms e già consulente del Comitato tecnico scientifico voluto da Roberto Speranza.

 

Goffredo Zaccardi

Guerra è indagato per aver fornito false informazioni alla Procura di Bergamo che da mesi lavora sulla vicenda, e dalle carte degli investigatori emergono vari dettagli inquietanti. Abbiamo scoperto, ad esempio, quale fosse la strategia di Guerra per far sparire il report, concordata con Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto di Speranza.

 

I due si incontrarono il 18 maggio del 2020, e subito dopo l'appuntamento Guerra scrisse a Silvio Brusaferro, attuale portavoce del Cts: «Cdg (Capo di gabinetto di Speranza, cioè Zaccardi, ndr) dice di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo assieme. Sic».

ranieri guerra 2

 

Guerra aveva già provveduto a rimuovere dal Web ogni traccia possibile del rapporto, ma nel caso in cui qualcuno riuscisse comunque a ritirarlo fuori (cosa che poi è avvenuta), c'era già un accordo per rivedere ed emendare il testo con un lavoro coordinato di ministero e Oms. Ma che cosa c'era da emendare in quel report? Che cosa imbarazzava così tanto Guerra e i giallorossi?

 

Alcuni dei punti critici sono noti. Ad esempio il passaggio in cui la gestione italiana dell'emergenza viene definita «caotica e creativa». Poi quello in cui si metteva nero su bianco che l'Italia non avesse un piano pandemico aggiornato.

 

Non è tutto, però. C'è almeno un altro brano che i dirigenti dell'Oms avrebbero voluto modificare per non danneggiare il governo italiano.

 

ranieri guerra

Tra i documenti a disposizione degli investigatori di Bergamo, infatti, esiste una versione «annotata» del report di Zambon. In pratica è un pdf del testo originale con l'aggiunta dei commenti formulati da Ranieri Guerra e da Cristiana Salvi, external relation manager health emergencies dell'Oms (una responsabile della comunicazione di grado molto elevato, in sintesi).

 

Il tenore della maggior parte dei commenti è quello che abbiamo mostrato all'inizio dell'articolo: gli autori del report vengono costantemente invitati ad abbassare i toni, a non irritare l'Italia, a moderare il linguaggio.

 

FABIO FAZIO E ROBERTO SPERANZA

A un certo punto, gli studiosi inseriscono un box relativo al caso di Codogno. Ricordate? Annalisa Malara, anestesista, il 20 febbraio del 2020 si trovò per le mani un uomo con una «polmonite devastante».

 

Anche se costui non aveva avuto contatti diretti con la Cina, la anestesista decise di fargli comunque un tampone, e scoprì che il poveretto era positivo al Covid. Per il suo gesto, la dottoressa è stata premiata da Sergio Mattarella, e ha ricevuto giuste lodi e onori da tutta la nazione.

 

RANIERI GUERRA

Zambon e gli altri autori del report scrissero che la mossa della anestesista aveva «dimostrato che la definizione di caso nel sistema di sorveglianza della diagnosi precoce non era abbastanza sensibile da rilevare il nuovo coronavirus».

 

In poche parole, certificavano che le linee guida fornite dall'Oms e dall'Istituto superiore di sanità erano sbagliate e solo una forzatura del protocollo da parte di una anestesista in gamba aveva permesso di individuare il virus.

 

ROBERTO SPERANZA

Ebbene, i vertici italiani dell'Oms (o Guerra o la Salvi) volevano rimuovere il brano su Codogno. «Finora sui media abbiamo cercato di "giustificare" quello che è successo senza incolpare l'Italia», si legge in un commento. «Questo suonerà molto critico nei nostri confronti e nei confronti del Paese».

 

Gli investigatori di Bergamo vogliono capire chi abbia scritto queste parole, se Guerra o la Salvi. Ma poco cambia in realtà. Resta il fatto che qualcuno ai vertici dell'Oms ha chiesto di rimuovere o comunque modificare un passaggio chiave perché troppo «critico» verso l'organizzazione internazionale e verso le autorità italiane.

 

roberto speranza

Non solo: l'autore del commento ammette che l'Oms ha cercato di «giustificare» pubblicamente il comportamento italiano, anche se inadeguato.

 

Forse vale la pena di ricordare quale fosse il quadro politico in quel periodo del 2020. Pochi giorni dopo l'intuizione dell'anestesista che aveva permesso di trovare il virus, Giuseppe Conte pensò bene di attaccare i medici di Codogno, dicendo che l'ospedale aveva messo in atto una «gestione poco prudente».

 

il servizio di report su ranieri guerra 6

In realtà, l'ospedale non aveva ricevuto indicazioni precise da Roma, anzi era stato invitato a seguire protocolli che poi si sono rivelati sbagliati.

 

Che un gruppo di ricercatori facesse notare questo errore in un rapporto ufficiale, però, per Guerra e la Salvi non era ammissibile. La preoccupazione principale di costoro era quella di non mettere in imbarazzo il governo italiano e la stessa Oms.

 

Purtroppo, a quanto risulta, anche il ministero della Salute ha assunto lo stesso atteggiamento: pur di non ammettere di aver sbagliato, hanno avallato la censura di uno studio che sarebbe servito a salvare delle vite.