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M. Antonietta Calabrò per il "Corriere della Sera"
«Ah, les italiens!». Da place de la Concorde - la place royale dove Sarkozy celebrò la sua vittoria - alla presa della Bastille, dove ha festeggiato Hollande, (luogo icona dell'inizio della Rivoluzione e della festa nazionale del 14 luglio) quante cose sono cambiate! Perché leggendo dichiarazioni ed endorsement dei politici nostrani, appena eletto il vittorioso «galletto» di Francia, e quelle di oggi, si fa presto ad annotare che molta acqua è passata sotto i ponti. A destra, innanzitutto, naturalmente.
Quella che allora si chiamava Cdl (Casa della libertà ) che tifava Sarko esultò con Silvio Berlusconi, all'epoca all'opposizione, che ricevette nella serata del 6 maggio 2007, riferì Paolo Bonaiuti, una «telefonata di cortesia» dallo stesso neopresidente francese. Mentre la sconfitta della Royal venne valutata come «un'ulteriore prova del fatto che gli europei considerano ormai esaurita la capacità di governare della sinistra».
Ma bisogna ricordare che c'è stato anche un sarkosismo gauchista! «Cinque anni fa - ricorda l'ex ministro Franco Bassanini - circolava una battuta: che Sarko sarebbe stato acclamato presidente dal centrosinistra per convinzione e dal centrodestra per necessità ». Acclamato da quelli che un tempo si sarebbero chiamati i miglioristi, in nome della modernizzazione, della liberalizzazione e delle riforme «condivise».
Sarko subito dopo l'insediamento sembrava molto ben intenzionato. Il 30 giugno del 2007 diede incarico a Jacques Attali (un socialista di rango, biografo e consulente di Mitterand), di guidare l'omonima Commissione, ampiamente bipartisan, per mettere a punto «un manuale d'uso per riforme urgenti e radicali per liberare la crescita francese». Dell'organismo vennero chiamati a far parte due italiani, l'ex ministro Bassanini e l'ex commissario europeo Mario Monti, l'attuale premier, che insieme hanno firmato la prefazione alla traduzione italiana del Rapporto finale, edita dalla Bocconi.
Bassanini stima ed è stimato da Sarkozy, che nel 2002, da ministro dell'Interno, lo chiama per illustrare le sue riforme ai prefetti francesi. E lo rivuole nel 2004 come relatore alla conferenza programmatica dell'Ump, il partito di centrodestra al governo fino a ieri in Francia. «Sarkozy volle sparigliare il campo e sorprendere i socialisti francesi, che lui reputava non proprio degli innovatori. Io stetti al gioco», aggiunge Bassanini.
Oggi, non si pente? «No, ma direi che le speranze che avevamo riposto in lui si sono via via affievolite, e le nostre indicazioni sono state recepite solo in parte». Ma il sarkosismo a sinistra era abbastanza diffuso. Il capogruppo dell'Ulivo Franceschini dichiarò: «Sarkozy è parso più innovativo». Per non parlare di Walter Veltroni.
E l'allora presidente del Consiglio, Prodi, promettendo di continuare a «guardare alla Francia come a un alleato centrale e a te personalmente come a un amico», firmò il messaggio ufficiale «con la stima e l'affetto di sempre, tuo Romano Prodi». Più di recente, il centrosinistra ha appoggiato persino la scelta muscolare dell'intervento unilaterale francese in Libia, in contrapposizione alla posizione filo-Gheddafi di Berlusconi.
A destra, l'appoggio a Sarko venne vissuto dai vari competitor dell'ex premier italiano, nel nome del «cambiamento» dei leader e del «parricidio». à la vittoria «dell'innovazione sulla conservazione», delle «idee sull'immagine». Parlava di Francia, allora, il leader udc, Pier Ferdinando Casini, ma a leggere in controluce le sue parole si ritrovava l'Italia e il «padre padrone» della Cdl.
La sonora risata di Sarko al Consiglio europeo della fine dell'ottobre 2011 davanti alla cancelliera di ferro, che ha seppellito Berlusconi e il suo governo, ha cambiato gli umori a destra. Casini ha preso in quell'occasione le distanze da Sarko in nome della dignità nazionale. L'ex ministro Tremonti ha fatto, qualche giorno fa, outing per Hollande.
E uno dei più accesi sostenitori di Sarkozy, Giuliano Ferrara, ha dovuto dichiarare che «Hollande è mediocre, può funzionare». Uno solo sembra non aver cambiato idea. Gianfranco Fini, il cui braccio destro Italo Bocchino ha tifato Sarko fino all'apertura delle urne del ballottaggio. Il presidente della Camera, dall'ormai ex inquilino dell'Eliseo ha addirittura mutuato l'idea stessa della rupture: sfidare Berlusconi come Nicolas aveva fatto con Chirac. Ma per uno scherzo del destino e del francese, #SarkozyC'estFini impazzava ieri su Twitter.
SARKOZY E BERLUSCONIPIERFERDINANDO CASINI PAOLO BONAIUTI BassaniniROMANO PRODI DARIO FRANCESCHINI WALTER VELTRONI LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO GIULIANO FERRARA
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